Davvero!
Anzi.
Tutto si può dire tranne che nell'ultimo anno non ci sia stato un bombardamento mediatico sulle bici coi freni a disco...
Esempi?
Non passava telecronaca su Bike Channel in cui la coppia Giardini Savoldelli non ne decantasse i pregi, spesso strizzando l'occhio all 'Endorser Colnago, il quale dalla Gazzetta dello Sport in giù, in tutte le interviste, speciali, o articoli di rivista, ha sempre tenuto a sottolineare, direttamente o indirettamente, il fatto di essere stato il precursore in Italia in questa innovazione (quasi che questo poi dovesse conferirgli una prelazione di merito nella scelta della sue biciclette).
Nelle telecronache di Coppa del Mondo di Ciclocross poi Giardini, a un certo punto, era arrivato addirittura a sottolineare come non potesse essere un caso il fatto che "i tre davanti, in fuga," avessero tutti i freni a disco (!) oppure che un mito come Sven Nys avesse, ovviamente, i freni a disco salvo poi dover constatare che il cannibale di stagione Wout Van Aert, alla fine della fiera, ha vinto tutto, e sottolineo tutto, con una Colnago (ironia della sorte) coi cantilever e Nys nella seconda parte della stagione ha fatto un clamoroso dietrofront tornando ai cantilever (
).
Su Sky Vladimir Belli aveva ripetutamente pronosticato sin dalle prime garette dell'anno, che il futuro delle bici da strada sarebbe stato coi freni a disco e, anche qui, non passava telecronaca in cui non venisse enfatizzata la circostanza dell'arrivo in gruppo, ormai stabile e definitivo, dei dischi (:angrymod:).
Tutte le case hanno proposto biciclette coi freni a disco presentandole ai consumatori come la novità indispensabile per la sicurezza del ciclista evoluto ed attento.
Secondo me in un contesto simile, di marketing invasivo, occorreva molta più indipendenza ed autonomia di giudizio nell'infischiarsi di tutto e non ascoltare nulla che a non accedere convintamente all'esaltazione collettiva dei freni a disco su strada.
Mi sono convinto di una cosa: se molti ciclisti non avessero avvertito la sgradevole sensazione di essere trattati come consumatori impotenti (ed ignoranti) cui far digerire tutto ciò che di conveniente poteva prospettarsi per le case costruttrici (esattamente come accadde con l'abiura delle MTB 26 pollici), probabilmente qui in Italia, le bici da strada coi freni a disco avrebbero potuto avere una diffusione ben maggiore.
Questo non è avvenuto e almeno per me è comunque un peccato, perché l'offerta non ha fatto in tempo a svilupparsi anche nell'interesse dei consumatori (ossia il nostro).
Gli stradisti non sono dei pecoroni, e quelli Italiani ancor meno. Insomma, si sa, qui è nata la bici da strada ed in fatto di tecnica, classe e funzionalità non penso si possa venire ad insegnare qualcosa.
Molti hanno pensato che fosse una grandiosa operazione di marketing studiata a tavolino e quindi ne sono rimasti, forse a ragione, diffidenti.
Staremo a vedere cosa succederà.
Io ho la fortuna di possedere più bici e quindi al momento riesco a soddisfare bene o male tutte le mie esigenze (fin troppo grandi rispetto alle mie mediocri capacità). Certo, non penso minimamente a privarmi di una tuttofare a dischi da usare anche su strada quando fa brutto sol perché la federazione francese ha vietato l'uso dei freni a disco nelle competizioni, anche amatoriali, su strada.
Se mi diranno che non la potrò usare in gara, pazienza, non gareggerò sotto l'acqua.
Non sono un pro' e non mi pagano per correre.
La bici per me deve rimanere essenzialmente un piacere e non una preoccupazione.
E sotto quest' ultimo profilo partire da casa sapendo che potresti incappare in mal tempo con la sicurezza di poterlo affrontare eliminando una delle controindicazioni peggiori (per me pessima qualità della frenata su cerchi in carbonio) riduce, appunto, le preoccupazioni ed aumenta il piacere della bici.