Ciao a tutti.
Pur essendo tornato lunedì 31 maggio trovo il tempo materiale di scrivere solo adesso le mie considerazioni sul fine settimana che ho trascorso in quel di Corvara.
29 maggio: partenza con destinazione Val Badia ed arrivo a Corvara nel primo pomeriggio.
Dopo aver cercato uno degli alberghi (pochissimi) trovati sulla rete aperti in questi giorni, ne troviamo uno proprio in centro a Corvara. Gradevole sistemazione subito allietata dalla notizia che ci daranno 2 singole al prezzo della doppia in quanto cè molta disponibilità e con un totale di 37 euri a testa al giorno avremo oltre alla stanza anche una ricchissima colazione ed una discreta cena (tutto confermato).
Ottimo inizio quindi.
Dopo aver sistemato tutto nelle stanze facciamo una passeggiata e prima di andare a cenare, macchina sotto al sedere andiamo a visionare il Campolongo, prima (ed apparentemente) semplice salita da affrontare, sia nei 2 giorni successivi, sia il tanto atteso 4 luglio.
Impressioni dalla macchina: non è poi così facile come sembra dalle altimetrie che si trovano in rete e quindi ennesima conferma (ma non ce cera bisogno ) che le salite bisogna farle davvero e non guardarle su un monitor o su un pezzo di carta.
Comunque, cena prestissimo (almeno per me ) e subito a letto (erano anni che alle 22.00 non mi coricavo per dormire ).
30 maggio: ore 07.00 sveglia. Colazione abbondantissima e dopo aver preparato tutto per luscita in bici alle 09.00 riusciamo a partire. Dopo aver fatto un paio di km su un lungo rettilineo di strada (avanti e indietro) partiamo per andare ad affrontare il primo passo: Campolongo. Subito a fare fatica, subito a buttare giù il rapportino (per me 39X25) per salvare le gambe per quando la strada diventerà tanta e dura In ogni caso salita non regolare con i tornanti che fanno sentire la strada dura ed i tratti rettilinei di strada tra un tornante e laltro che consentono di respirare un po per i primi 2,5 km circa. Poi la strada diventa più regolare per circa 1 km, di nuovo alcuni tornanti e poi gli ultimi 1500 mt circa senza più tornanti su fino al passo. Sarà che non siamo molto caldi, sarà quel che sarà, ma tanto facile non mi pare che sia. Discesa (dopo esserci coperti per bene) fino ad Arabba e attacco alla seconda salita della giornata: Passo Pordoi. Subito il cartello indicante i 33 tornanti.Dovrebbe fare paura, ma tutto sommato al ciclista (almeno a me) i tornanti piacciono. Ti consentono di respirare un po (di solito) e rendono il percorso meno noioso.
Comunque si sale. E mentre si sale si gode sempre più di uno spettacolo veramente notevole. La neve ancora presente nei prati a fianco della strada e sempre più compatta mentre si sale. Laria che diventa frizzante. Il Passo che si avvicina. Tante sensazioni che attraversano la mia mente.
Dopo circa 45 minuti, senza forzare più di tanto (senza forzare proprio direi) per goderci la salita in tutta la sua bellezza arriviamo al passo. Tante moto, tanta gente, abbastanza freddo direi anche se il sole si fa sentire ed un po da sollievo. Vestiti di nuovo e giù ancora in discesa.
Al bivio con il Passo Sella, si ricomincia a salire. Si sale di nuovo senza forzare, altimetria abbastanza regolare ed arrivo sul passo, anche lì in compagnia di motociclisti vari Salita che a tratti diventa abbastanza dura, ma senza strappi esagerati.
Dopo aver compiuto lennesimo rito della vestizione pre-discesa si riparte verso il Passo Gardena.
Arrivati di nuovo al bivio tra passo Gardena e Selva di Val Gardena, si sceglie la strada del Passo: salita con tornanti ed abbastanza regolare per i primi 3 km circa, poi un lungo tratto di circa 1 km in cui la strada spiana completamente e percorriamo questo tratto spesso in ombra con a fianco un muro di neve alto almeno 3 metri e poi di nuovo a salire per gli ultimi 2 km, di nuovo con tornanti abbastanza vicini ed infine arrivo al Passo. Soliti motociclisti, solita vestizione e poi giù in discesa.
Una notazione sulla discesa dal Passo Gardena: molto, molto tecnica direi. Lunga, con tanti tornanti in cui è necessario riuscire a disegnare bene le curve per non essere costretti a rilanciare partendo da fermi alluscita da ognuna di esse.
Discesa che termina a Corvara, da cui ripartiamo verso il Passo Campolongo. Questa volta, complici il fatto di averlo già fatto e di conoscerlo un po ed il fatto di essere abbastanza caldi lo affrontiamo un po più velocemente.
Riscendiamo giù e ad Arabba prendiamo la via del passo Falzarego-Valparola per andare a fare lultimo passo della giornata che concluderà il nostro giro.
Arrivati allinizio della salita cominciamo a salire in modo regolare, sempre senza forzare più di tanto e gradualmente ci avviciniamo alla cima. Anche qui la salita è caratterizzata da molti tornanti anche se vi sono tratti di rettilineo che rendono la salita abbastanza varia, con il paesaggio intorno che cambia caratterizzato allinizio da molta vegetazione che sparisce del tutto quando si arriva alla cima Al Passo Falzarego non è finita la fatica. Restano da fare gli ultimi 1500 mt circa per arrivare al Passo Valparola. Qui il paesaggio è caratterizzato ancora di più da rocce e neve. Vestizione e poi discesa giù fino a La Villa. Ultimi 4 km e ritorno a Corvara.
Bellissimo giro, splendidi paesaggi, passi veramente belli. Soddisfazione su tutta la linea.
Giornata conclusa cenando ancora presto in previsione del giro del giorno dopo: Campolongo, Giau e ancora Valparola.
31 maggio: ore 07.00 sveglia, come il giorno prima. Colazione abbondantissima, come il giorno prima. Lunica cosa che non è come il giorno prima è il tempo: cielo coperto con un timido sole che filtra attraverso le nuvole
Partiamo. Campolongo: e le sensazioni sono le stesse del giorno prima affrontandolo la prima volta.
Si scende e dopo aver percorso circa 10 km ci troviamo a superare il facile Passo di S.Lucia al termine del quale ci aspetta il tanto temuto Giau.
Arrivati ai piedi del Giau ci guardiamo in faccia un attimo perché effettivamente la prima rampa lì davanti fa un po impressione. Non si può tornare indietro. Ed anche potendo, non lo vorremmo fare. Siamo venuti per questo. Inizia la salita: come il giorno prima la affrontiamo con molta tranquillità, senza forzare. Tratti duri si alternano a tratti meno impegnativi (meno non significa che non lo siano ) e la presenza di molti tornanti rende la salita tuttaltro che noiosa. Lunica preoccupazione adesso è il cielo che vediamo sul Passo: grigio e carico di pioggia
In prossimità del passo la neve prende il posto della vegetazione circostante. Sembra di essere in dicembre più che in maggio (quasi giugno).
Arriviamo sul passo. Mangiamo, ci vestiamo e proprio mentre stiamo per partire la tanto temuta pioggia arriva. Riusciamo a fare la discesa con lasfalto abbastanza asciutto. Sulla discesa i pareri mio e di Strega sono discordanti. A me piace molto, molto tecnica e molte curve, con alcuni rettilinei che consentono di prendere una discreta velocità (nonostante il fondo non proprio ottimale). Strega la trova troppo dissestata e con troppo brecciolino sul fondo stradale.
Arrivati in fondo alla discesa al bivio prendiamo per il passo Valparola.
Ormai la pioggia è incessante ed a circa 2 km dal Passo allacqua inizia a mischiarsi anche ghiaccio che rimbalza sul casco, sulle mani e si sente. Freddo e grandine: cosa potevamo volere di più per rendere la giornata indimenticabile?!?!?!!
Arrivati al Valparola, complice la recente riasfaltatura in occasione del recente passaggio del Giro a causa del freddo la strada fuma, in tutti i sensi. I motociclisti del giorno prima saranno si e no la metà e sono tutti nei rifugi. Sulla strada solo dei pazzi masochisti come noi continuano a pedalare. Ed infatti non siamo soli!!!! La discesa a la Villa è veramente una sofferenza. Le mani, nonostante i guanti invernali sono bloccate completamente dal freddo, i brividi lungo la schiena a volte rendono difficile la guida. Finalmente a la Villa. Finalmente la strada che torna a salire. Si!! Non vediamo lora che la strada salga ancora per scaldarci un po!!!!
Finalmente lalbergo. Doccia caldissima. Vestiti asciutti, una fetta di strudel e poi la partenza.
Torniamo a casa. I nostri cuori pieni di gioia, le gambe di fatica. Soddisfatti di 2 giorni fantastici, nonostante il tempo. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Ci è servito per sapere come vestirci alla Maratona nel caso, malaugurato, il tempo non ci assistesse.
Era la prima volta per noi in quei posti. Ma lasciandoli, li lasciamo con una promessa: a parte il 4 luglio, non sarà di certo lultima!!!
Un sereno saluto a tutti.
Ci si vedrà il 4 luglio
Ale
P.S.: non sono un fenomeno. In salita mi difendo. Ho cominciato questanno a fare le granfondo e ne ho fatte solo un paio ma non mi è sembrato tutto così difficile come tanti mi hanno detto. Non facile, certo. Però mi ero fatto il mio film personale ed era molto più brutto. Il Giau? Fa male, ma dalle mie parti cè la Peri-Fosse e sinceramente la trovo peggio. Non molla mai. Non fatevi ingannare dalle altimetrie presenti sulla rete. Sono indicazioni che possono essere utili, ma farle è tutta unaltra cosa.
Pur essendo tornato lunedì 31 maggio trovo il tempo materiale di scrivere solo adesso le mie considerazioni sul fine settimana che ho trascorso in quel di Corvara.
29 maggio: partenza con destinazione Val Badia ed arrivo a Corvara nel primo pomeriggio.
Dopo aver cercato uno degli alberghi (pochissimi) trovati sulla rete aperti in questi giorni, ne troviamo uno proprio in centro a Corvara. Gradevole sistemazione subito allietata dalla notizia che ci daranno 2 singole al prezzo della doppia in quanto cè molta disponibilità e con un totale di 37 euri a testa al giorno avremo oltre alla stanza anche una ricchissima colazione ed una discreta cena (tutto confermato).
Ottimo inizio quindi.
Dopo aver sistemato tutto nelle stanze facciamo una passeggiata e prima di andare a cenare, macchina sotto al sedere andiamo a visionare il Campolongo, prima (ed apparentemente) semplice salita da affrontare, sia nei 2 giorni successivi, sia il tanto atteso 4 luglio.
Impressioni dalla macchina: non è poi così facile come sembra dalle altimetrie che si trovano in rete e quindi ennesima conferma (ma non ce cera bisogno ) che le salite bisogna farle davvero e non guardarle su un monitor o su un pezzo di carta.
Comunque, cena prestissimo (almeno per me ) e subito a letto (erano anni che alle 22.00 non mi coricavo per dormire ).
30 maggio: ore 07.00 sveglia. Colazione abbondantissima e dopo aver preparato tutto per luscita in bici alle 09.00 riusciamo a partire. Dopo aver fatto un paio di km su un lungo rettilineo di strada (avanti e indietro) partiamo per andare ad affrontare il primo passo: Campolongo. Subito a fare fatica, subito a buttare giù il rapportino (per me 39X25) per salvare le gambe per quando la strada diventerà tanta e dura In ogni caso salita non regolare con i tornanti che fanno sentire la strada dura ed i tratti rettilinei di strada tra un tornante e laltro che consentono di respirare un po per i primi 2,5 km circa. Poi la strada diventa più regolare per circa 1 km, di nuovo alcuni tornanti e poi gli ultimi 1500 mt circa senza più tornanti su fino al passo. Sarà che non siamo molto caldi, sarà quel che sarà, ma tanto facile non mi pare che sia. Discesa (dopo esserci coperti per bene) fino ad Arabba e attacco alla seconda salita della giornata: Passo Pordoi. Subito il cartello indicante i 33 tornanti.Dovrebbe fare paura, ma tutto sommato al ciclista (almeno a me) i tornanti piacciono. Ti consentono di respirare un po (di solito) e rendono il percorso meno noioso.
Comunque si sale. E mentre si sale si gode sempre più di uno spettacolo veramente notevole. La neve ancora presente nei prati a fianco della strada e sempre più compatta mentre si sale. Laria che diventa frizzante. Il Passo che si avvicina. Tante sensazioni che attraversano la mia mente.
Dopo circa 45 minuti, senza forzare più di tanto (senza forzare proprio direi) per goderci la salita in tutta la sua bellezza arriviamo al passo. Tante moto, tanta gente, abbastanza freddo direi anche se il sole si fa sentire ed un po da sollievo. Vestiti di nuovo e giù ancora in discesa.
Al bivio con il Passo Sella, si ricomincia a salire. Si sale di nuovo senza forzare, altimetria abbastanza regolare ed arrivo sul passo, anche lì in compagnia di motociclisti vari Salita che a tratti diventa abbastanza dura, ma senza strappi esagerati.
Dopo aver compiuto lennesimo rito della vestizione pre-discesa si riparte verso il Passo Gardena.
Arrivati di nuovo al bivio tra passo Gardena e Selva di Val Gardena, si sceglie la strada del Passo: salita con tornanti ed abbastanza regolare per i primi 3 km circa, poi un lungo tratto di circa 1 km in cui la strada spiana completamente e percorriamo questo tratto spesso in ombra con a fianco un muro di neve alto almeno 3 metri e poi di nuovo a salire per gli ultimi 2 km, di nuovo con tornanti abbastanza vicini ed infine arrivo al Passo. Soliti motociclisti, solita vestizione e poi giù in discesa.
Una notazione sulla discesa dal Passo Gardena: molto, molto tecnica direi. Lunga, con tanti tornanti in cui è necessario riuscire a disegnare bene le curve per non essere costretti a rilanciare partendo da fermi alluscita da ognuna di esse.
Discesa che termina a Corvara, da cui ripartiamo verso il Passo Campolongo. Questa volta, complici il fatto di averlo già fatto e di conoscerlo un po ed il fatto di essere abbastanza caldi lo affrontiamo un po più velocemente.
Riscendiamo giù e ad Arabba prendiamo la via del passo Falzarego-Valparola per andare a fare lultimo passo della giornata che concluderà il nostro giro.
Arrivati allinizio della salita cominciamo a salire in modo regolare, sempre senza forzare più di tanto e gradualmente ci avviciniamo alla cima. Anche qui la salita è caratterizzata da molti tornanti anche se vi sono tratti di rettilineo che rendono la salita abbastanza varia, con il paesaggio intorno che cambia caratterizzato allinizio da molta vegetazione che sparisce del tutto quando si arriva alla cima Al Passo Falzarego non è finita la fatica. Restano da fare gli ultimi 1500 mt circa per arrivare al Passo Valparola. Qui il paesaggio è caratterizzato ancora di più da rocce e neve. Vestizione e poi discesa giù fino a La Villa. Ultimi 4 km e ritorno a Corvara.
Bellissimo giro, splendidi paesaggi, passi veramente belli. Soddisfazione su tutta la linea.
Giornata conclusa cenando ancora presto in previsione del giro del giorno dopo: Campolongo, Giau e ancora Valparola.
31 maggio: ore 07.00 sveglia, come il giorno prima. Colazione abbondantissima, come il giorno prima. Lunica cosa che non è come il giorno prima è il tempo: cielo coperto con un timido sole che filtra attraverso le nuvole
Partiamo. Campolongo: e le sensazioni sono le stesse del giorno prima affrontandolo la prima volta.
Si scende e dopo aver percorso circa 10 km ci troviamo a superare il facile Passo di S.Lucia al termine del quale ci aspetta il tanto temuto Giau.
Arrivati ai piedi del Giau ci guardiamo in faccia un attimo perché effettivamente la prima rampa lì davanti fa un po impressione. Non si può tornare indietro. Ed anche potendo, non lo vorremmo fare. Siamo venuti per questo. Inizia la salita: come il giorno prima la affrontiamo con molta tranquillità, senza forzare. Tratti duri si alternano a tratti meno impegnativi (meno non significa che non lo siano ) e la presenza di molti tornanti rende la salita tuttaltro che noiosa. Lunica preoccupazione adesso è il cielo che vediamo sul Passo: grigio e carico di pioggia
In prossimità del passo la neve prende il posto della vegetazione circostante. Sembra di essere in dicembre più che in maggio (quasi giugno).
Arriviamo sul passo. Mangiamo, ci vestiamo e proprio mentre stiamo per partire la tanto temuta pioggia arriva. Riusciamo a fare la discesa con lasfalto abbastanza asciutto. Sulla discesa i pareri mio e di Strega sono discordanti. A me piace molto, molto tecnica e molte curve, con alcuni rettilinei che consentono di prendere una discreta velocità (nonostante il fondo non proprio ottimale). Strega la trova troppo dissestata e con troppo brecciolino sul fondo stradale.
Arrivati in fondo alla discesa al bivio prendiamo per il passo Valparola.
Ormai la pioggia è incessante ed a circa 2 km dal Passo allacqua inizia a mischiarsi anche ghiaccio che rimbalza sul casco, sulle mani e si sente. Freddo e grandine: cosa potevamo volere di più per rendere la giornata indimenticabile?!?!?!!
Arrivati al Valparola, complice la recente riasfaltatura in occasione del recente passaggio del Giro a causa del freddo la strada fuma, in tutti i sensi. I motociclisti del giorno prima saranno si e no la metà e sono tutti nei rifugi. Sulla strada solo dei pazzi masochisti come noi continuano a pedalare. Ed infatti non siamo soli!!!! La discesa a la Villa è veramente una sofferenza. Le mani, nonostante i guanti invernali sono bloccate completamente dal freddo, i brividi lungo la schiena a volte rendono difficile la guida. Finalmente a la Villa. Finalmente la strada che torna a salire. Si!! Non vediamo lora che la strada salga ancora per scaldarci un po!!!!
Finalmente lalbergo. Doccia caldissima. Vestiti asciutti, una fetta di strudel e poi la partenza.
Torniamo a casa. I nostri cuori pieni di gioia, le gambe di fatica. Soddisfatti di 2 giorni fantastici, nonostante il tempo. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Ci è servito per sapere come vestirci alla Maratona nel caso, malaugurato, il tempo non ci assistesse.
Era la prima volta per noi in quei posti. Ma lasciandoli, li lasciamo con una promessa: a parte il 4 luglio, non sarà di certo lultima!!!
Un sereno saluto a tutti.
Ci si vedrà il 4 luglio
Ale
P.S.: non sono un fenomeno. In salita mi difendo. Ho cominciato questanno a fare le granfondo e ne ho fatte solo un paio ma non mi è sembrato tutto così difficile come tanti mi hanno detto. Non facile, certo. Però mi ero fatto il mio film personale ed era molto più brutto. Il Giau? Fa male, ma dalle mie parti cè la Peri-Fosse e sinceramente la trovo peggio. Non molla mai. Non fatevi ingannare dalle altimetrie presenti sulla rete. Sono indicazioni che possono essere utili, ma farle è tutta unaltra cosa.