Prendiamo come esempio la tappa di ieri: una tappa splendida, resa tale da Gilbert e Contador, forse gli unici due veri campioni presenti in questo Giro.
Ieri ci siamo tutti divertiti, eccome.
Però, mi chiedo: come avrei reagito se fossi il solito tifoso da poltrona, quello nazionalpopolare, che la RAI così sapientemente si intorta?
Bene, sarei tutt'altro che esaltato, anzi sarei anche un po' arrabbiato, sia perché la vittoria di tappa è andata ad un belga e non all'italiano Bongiorno, sia perché il "cavallino sardo" Aru, così come lo chiama Lelli, ha perso terreno in classifica dallo spagnolo maglia rosa.
A me dà fastidio che la RAI tratti il Giro d'Italia come una partita della nazionale di calcio e che strumentalizzi un pseudo-sentimento patriottico per fare audience.
Lo sciovinismo delle trasmissioni RAI è intollerabile. L'ho già detto una volta: mi si sono rizzati i capelli quando ho sentito Beppe Conti lamentarsi della presenza della cronometro di Valdobbiadene solo perché non ha favorito Aru.
Secondo me, tutto questo concorre a non valorizzare il Giro. Ci sono mille motivi alla differenza tra Giro e Tour, e non è certo colpa della RAI se c'è questa differenza. Ma se la RAI fa così, vuol dire che non ha a cuore l'interesse del Giro, se non nella misura in cui questo le permette di fare audience e di vendere spazi pubblicitari.