Sto in attesa di tirare le somme di una stagione che per me ancora non è finita e rispetto alle precedenti è caratterizzata da molte trasferte a lungo raggio spostandomi in treno con biglietti e pernottamenti low-cost anziché in ambito regionale o limitrofe (fino a 200km) in auto con relativi pedaggi e carburante.
Quando riesco, poi, uso il treno anche in ambito regionale o se la gara è vicina ci vado direttamente in bici; raramente riesco a organizzarmi con la squadra o con altri, il fatto di lavorare anche il sabato e talvolta la domenica mi impone scelte obbligate.
Dovrei concludere con 35-36 gare in tutto, per ora con 23 vittorie.
Tuttavia, mi permetto di porre una questione: è vero che una stagione di gare costa, ma cosa faremmo nelle ore dedicate a quelle (con il corollario di spostamenti, etc.)?
Non penso che con la crisi attuale si riesca ad impiegarle per lavorare, pubblico e privati cercano di limitare al massimo le spese per il personale; a meno di non avere un'attività in proprio con una buona clientela, è difficile riuscire a dedicarsi ad attività produttive in quelle ore (prevalentemente festive).
A parte qualche ora di allenamento, penso che ci dedicheremmo ad attività normali per altre persone, magari più dispendiose e persino dannose alla salute. Oppure, pensiamo ai "cugini" motociclisti, che pur senza gareggiare spendono molti più soldi per le loro due
ruote. Talvolta una trasferta per una gara ciclistica può sostituire una vacanza fatta secondo i canoni tradizionali, altrettanto dispendiosa.
Io inoltre sfrutto la bici (quella da allenamento) anche come mezzo sostitutivo dell'auto nella vita quotidiana (in primis per recarmi al lavoro), risparmiando parecchi litri di carburante. Il numero e l'impegno economico delle gare, poi, sono direttamente proporzionali al rendimento: mi muovo solo se posso giocarmi la vittoria, altrimenti sto a casa: negli anni peggiori disputavo una ventina di gare all'anno scegliendo quelle meno dispendiose o associandole ad una breve vacanza. Nel mio caso, poi, alcune vittorie significative sono "guadagni" non quantificabili, che ricompensano moralmente le spese sostenute. Sono ricordi che, magari supportati da articoli di giornale, foto o filmati, resteranno per tutta la vita. E l'occasione per ampliare i propri "contatti" interpersonali senza brancolare nei social networks.
In alcuni casi, sempre più rari, invece i premi ripagano realmente le spese.
Alimentazione (sono un tecnologo alimentare, anche se lavoro in tutt'altro campo, mi permetto una breve digressione): il marketing degli
integratori sportivi leciti (purtroppo esiste anche quello nascosto di sostanze dopanti) è assai fiorente, spesso si vedono ciclisti che addentano
barrette o bevono integratori costosi fuori luogo per la pratica sportiva effettuata.
Basta un'alimentazione a base di cibi semplici ed assunti in tempi e quantità corrette, integrata solo da quelle sostanze che un ciclista consuma più di un individuo normale (soprattutto sali minerali e proteine muscolari, integrabili con amminoacidi ramificati senza dover ingerire chili di carne), accompagnata da cicli di assunzione di vitamine e microelementi variabili a seconda dell'individuo e di eventuali suoi stati carenziali. Sotto sforzo, poi, è preferibile utilizzare cibi o bevande facilmente assimilabili, solo in questo caso, sempre tenendo conto delle caratteristiche soggettive, può essere utile l'uso di altri integratori (es. maltodestrine o barrette energetiche, che a me per esempio sono sempre restate sullo stomaco, tanto che da
elite me le preparavo da solo dopo averle testate in allenamento, scegliendo gli ingredienti...)
Sostanzialmente, il bilancio deve considerare quello che si spende ma anche quello che si evita di spendere dedicandosi a gare ciclistiche e non, per esempio, a seguire la squadra del cuore!