(...) vedo che ti è bastato leggere un semplice libro per arguire che quello che si sa in giro col passaparola o con i fatti riportati in maniera politicizzata (Merlin in primis), era distorto e alquanto diverso dalla realtà. Me ne compiaccio.
La Merlin fornisce una sua versione dei fatti; versione che è fortemente sbilanciata e sicuramente distorta, non ne dubito; ma se si ammette questa visione (la Merlin distorce i fatti per convenienza politica) si deve ammettere una "distorsione" di ciò che stava accadendo anche dall'altra parte, con la DC e il Governo allora sponsor dell'opera; tanto più che Giovanni Leone, allora Presidente del Consiglio, il giorno dopo il disastro promise giustizia ai sopravvissuti e poi divenne il capo del collegio di avvocati di parte ENEL-SADE nel corso dei successivi processi. Semenza per gli aspetti tecnici è molto più attendibile, ma seguì la vicenda per un periodo parziale (fino al 1961) e non cita, a differenza della Merlin che li riporta integralmente, molti documenti ufficiali dell'epoca[/QUOTE]
Se non ricordo male, fu sottostimata l'inclinazione del piano su cui la frana poggiava e quindi la velocità che essa poteva assumere. E fu proprio questa velocità a determinare un'onda molto maggiore del previsto. Infatti, l'onda si verificò nonostante l'acqua fosse sotto la quota di sicurezza (o ritenuta tale), proprio perchè la frana finì nel lago molto più velocemente del preventivato. Correggimi se ricordo male, il libro l'ho letto per l'ultima volta (non l'unica) 4/5 anni fa.
E' il contrario. L'inclinazione della superficie di scivolamento era nota ed era in realtà molto bassa nella parte inferiore del versante. Proprio per questo motivo furono sottostimati gli effetti: si pensava cioè che il collasso della frana sarebbe avvenuto per porzioni di piccola dimensione senza effetti negativi indotti. I progettisti erano talmente convinti di questo che provarono a favorire questi distacchi durante i successivi procedimenti di invaso e svaso, ma senza esito. La realtà e gli studi successivi dimostrarono che il collasso di quell'enorme porzione di versante avvenne come un blocco unico che raggiunse una velocità impressionante (dai 70 ai 90 km/h) in una manciata di secondi.
Non che sia importante, ma me la ricordavo diversamente. La frana si muoveva quando dopo avergli messo l'acqua, gliela toglievi. L'acqua scendeva e la frana scendeva con l'acqua (anche per il togliere l'acqua troppo velocemente, la frana venne giù di botto). Di contro, con l'acqua alta, era l'acqua stessa che pur inflitrandosi e rendendo la frana instabile, comunque la teneva su in una sorta di galleggiamento. Quando gliela toglievi la frana si muoveva, perchè le veniva a mancare il sostegno dell'acqua, salvo arrestarsi quando le infiltrazioni (che fungevano da
lubrificante) si asciugavano. Ricordo male?
Ricordi male. La paleofrana si riattivò perché gli invasi provocarono la saturazione della antica superficie di scivolamento, riattivandola. Svasando lentamente in realtà il movimento del versante rallentava o addirittura si fermava (almeno all'inizio) perché la superficie di scivolamento si asciugava. Lo svaso effettuato troppo rapidamente, per motivi che non sto qui a descrivere, è invece molto instabilizzante su un versante (e su un versante in frana in modo particolare). Alla fine svasarono rapidamente per raggiungere prima la quota di sicurezza a 700 m ma amplificarono l'instabilità.
Esattamente. Gli esperimenti furono fatti, ma giunsero a conclusioni sbagliate, perchè gli strumenti e le conoscenze dell'epoca (e qui ci si mise in mezzo come errore anche Semenza Edoardo stesso), non avevano permesso di capire l'inclinazione del piano della frana. Elemento fondamentale per stimarne, come dicevo prima, la velocità di caduta. Come quando vai in discesa in bdc. Se la pendenza è del 4% raggiungi una velocità, se è del 15% ne raggiungi un'altra. A disastro avvenuto, ripetettero l'esperimento, questa volta a cose fatte e sulla scorta della (triste) esperienza e stavolta l'esperimento, ovviamente in scala, diede lo stesso risultato di quello che era effettivamente successo. Peccato che il buon Paolini (e la Merlin e molti altri), abbiano fatto passare gli esiti dell'esperimento postumo, per quello che era stato fatto prima. Come se quello che hanno scoperto dopo, fosse quello che invece sapevano da prima. Una differenza non da poco. Fu per questo e molto altro che nel processo, le condanne furono a titolo di colpa (quindi meno grave ) e non di dolo, come se lo avessero quasi fatto apposta, come volevano far credere Paolini, Merlin & C.. Ovvio che se condanne ci furono, reponsabilità ci furono. Questo non lo nega nemmeno Semenza, pur non entrando in dettagli giuridici che non sono il suo mestiere (dettagli che invece già mi sono meno ostici e ignoti della geologia).
Io non ho mai creduto nel dolo, semplicemente perché non ha senso. I tecnici, i progettisti, gli accademici sbagliarono perché fecero delle supposizioni e delle ipotesi sulla dinamica della frana molto azzardate. Non è una questione di strumentazione dell'epoca, per quanto importante. Ancora oggi fatico a trovare delle motivazioni per cui ai tempi scartarono l'ipotesi peggiorativa (il rilascio della gigantesca frana come un blocco unico), pur avendo sotto gli occhi delle evidenze che, caso mai, andavano nella direzione opposta (la paleofrana poggiava su una singola superficie e la famosa M si manifestò nello stesso momento in tutta la sua lunghezza). Inoltre, furono quasi del tutto ignorati i segni premonitori che durarono molti mesi. Vi fu un misto di superficialità e superbia in tutti quelli che avrebbero dovuto almeno farsi venire il dubbio (gli accademici in particolare). Tra l'altro, la certezza di aver ideato il modello perfetto (la famosa "quota di sicurezza" dei 700 m), in base al quale l'onda conseguente al collasso non avrebbe provocato effetti negativi sulla popolazione, fece sì che nessuno si preoccupò di far evacuare la popolazione stessa per tempo.
Mi permetto di aggiungere una cosa: non è vero che la diga non si dovesse/potesse fare, come (per andar dietro alla sua corrente politica) voleva adombrare la Merlin dietro le cui tesi e affermazioni molti altri andarono dietro, così come è vero che in condizioni similari, dighe vengono a tutt'oggi fatte. Solo che la tremenda esperienza del vajont ha insegnato ai geologi ( e all'uomo tutto), come ovviare senza dover rinunciare. Quando l'uomo scoprì il fuoco, si bruciò di certo. Non per questo non lo accese più, era troppo utile e importante. Semplicemente adottò le contromisure per non bruciarsi di nuovo. Esempio elementare, ma imho esaustivo.
Guarda, al di là della politica, che sempre usa le vicende tragiche per trarne un vantaggio e al di là anche del fatto che oggi a cose fatte è relativamente facile esprimere giudizi. Al di là di tutto ciò, in quel caso la diga e l'invaso non potevano essere realizzate perché le condizioni non lo consentivano. Senza l'invaso la paleofrana non si sarebbe mai riattivata. Inoltre, una volta rimessa in moto, pensare di far coesistere invaso e frana, ovvero pensare di stabilizzare un volume tanto grande come quello che poi è franato sarebbe stato semplicemente impossibile e dai costi insostenibili e irragionevoli. Ce ne sono sicuramente di esempi simili (per chi la conosce, un esempio attuale è la Val di Lei) e il Vajont servì per il futuro, come servono tutti gli eventi traumatici. Ma in quel caso, credimi, non sarebbe stato possibile; e, d'altra parte, colui che avesse provato a sostenere l'unica soluzione possibile, ovvero l'abbandono del progetto, cioè la dismissione della diga più alta al mondo appena costruita, che era il vanto dell'ingegneria italiana e un elemento di orgoglio, diciamolo, della rinascita economica italiana; chi quindi avesse provato a suggerire l'abbandono del progetto sarebbe stato considerato semplicemente un pazzo (e non vi fu infatti nessuno dei tecnici qualificati che ci provò).
Non direi, Hai condensato in un post, quasi tutte le cose più importanti del libro. Ce ne sono altre, chi volesse documentarsi potrà fare come me e te: comprare e leggerlo.
Passato di lì molte volte. La prima nel 1980. Molte volte in auto, qualcuna in bici. Andar lì e non andarci fa una tremenda differenza. Ancor più differenza la fa andarci, essendosi documentati. E' comunque un evento che a tutt'oggi colpisce molto.