Intervista a Bruno Genevois. Antidoping francese

lupo solitario

Ammiraglia
3 Febbraio 2008
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Quelle che testo.
L'intervista è molto interessante. La gestione dei cosiddetti pentiti è strategica, ma evidentemente deve avere dei riscontri oggettivi a prescindere dai singoli casi saliti alla cronaca. Insomma deve avere un taglio uguale a quello della pratica delle aule giudiziarie, come avviene almeno in quelle italiane. E con ciò non entro e non voglio entrare nella questione del ciclista americano, che non sta a me giudicare.
 
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B&C

Apprendista Passista
12 Novembre 2012
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RB1000
"..gli elementi raccolti dall'usada sono stati essenzialmente i risultata di indagini e testimonianze di vecchi compagni di squadra di Armatrong.."
 
C

Concept Sailracing

Guest
Intervista molto interessante.
Rilevo però che l'approccio al problema non si è evoluto e il focus rimane sullo sviluppo dei protocolli e metodologie di controllo e su come possano essere eventualmente elusi. Non che questo sia negativo, sicuramente anzi è parte fondamentale della lotta al doping, ma come si è dimostrato negli anni non è sufficiente.
Le molecole dopanti sono oggigiorno alquanto complesse e necessitano di strutture e laboratori sofisticati per la loro produzione. La sintesi di queste, dunque, non è clandestina ma avviene necessariamente all'interno delle industrie farmaceutiche (che ovviamente le producono per fini terapeutici di determinate patologie).
Uno stretto coinvolgimento dell'industria e del legislatore ed una diretta collaborazione con la WADA mi sembrano, a questo punto, un passo necessario per dare una nuova svolta (approccio appunto) alla situazione.
Il CIO, attraverso la WADA, deve lavorare a che venga introdotto l'obbligo per le strutture che producono sostanze iscritte nelle liste doping di inserire nelle molecole o formulazioni farmaceutiche delle stesse dei traccianti easy detectable. In passato questa via è già stata intrapresa (con successo), ma inspiegabilmente si è smesso di percorrerla.
Certo rimarrebbe il problema dei METODI dopanti, ma quello delle SOSTANZE verrebbe certamente combattuto più efficacemente e, a mio parere, ridotto.
 
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123lorka

Apprendista Cronoman
8 Ottobre 2007
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Specialized, Triban
si vede che e un politico. dice tutto e niente. E sta molto molto sul vago. Se il caso Armstrong non e una sconfitta per l'UCI e le varie aggenzie antidoping ....Le case farmaceutiche non metteranno mai un marcher nei loro farmaci. A loro interessa vendere e basta. Se l'EPO la compra il povero pensionato che ha problemi ai reni o il super campione che vince 7 tour a loro frega poco piu di ZERO!
 

frejus82

Maglia Gialla
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si vede che e un politico. dice tutto e niente. E sta molto molto sul vago. Se il caso Armstrong non e una sconfitta per l'UCI e le varie aggenzie antidoping ....Le case farmaceutiche non metteranno mai un marcher nei loro farmaci. A loro interessa vendere e basta. Se l'EPO la compra il povero pensionato che ha problemi ai reni o il super campione che vince 7 tour a loro frega poco piu di ZERO!

anche se mi spiace di non ricordare la fonte, leggevo tempo fa che da una ricerca era emerso che in italia risultava venduta epo per curare il triplo dei malati ai reni presenti...il perchè le autorità non siano andate a fondo non la so..ma di certo questo vuol dire che le case farmaceutiche hanno tutto l'interesse che le sostanze dopanti non vengano beccate altrimenti gli si dimezza (o comunque riduce molto) il mercato...giusto? c'è qualcuno che si ricorda o riesce a trovare quell'articolo?