La cotta

Darius

Scalatore
18 Ottobre 2005
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Colnago V1-r
OK, ecco il resoconto che scrissi per il gruppo, non fu l'unica crisi della mia vita, ne ho avute altre, ma questa è quella che ricordo meglio.

14 marzo 2010, prima gara della stagione, siamo in tre, alla partenza ci rendiamo conto che non sarà uno scherzo, circa 300 partecipanti di cui una nutrita schiera di ex pro e di esaltati con prosciutti alla Cipollini bene in vista, tiratissimi, depilatissimi, oliatissimi e agguerritissimi (e mi fermo qui!).
Si parte, il gruppone di testa si lancia subito a oltre 40Km/h, per inesperienza ci attardiamo, per rimanere in gara è necessario acchiappare qualcuno avanti, ci smazziamo diversi Km a ritmo folle per raggiungere un gruppetto intermedio combattendo contro un vero e proprio muro di vento contrario con forti raffiche, i 30-35Km/h previsti dal meteo ci sono tutti, anzi pure qualcosa in più.
Con un rush che ci è costato tanto, troppo, riusciamo ad inserirci dietro un paio di concorrenti con cui decidiamo di collaborare, ma siamo in cinque, pochi perché i cambi siano riposanti, si fatica tanto, dopo i primi 10Km in piano affrontiamo gli 8 Km di salita di Forchia, pedalabile ma durissima con quel vento, scolliniamo Arpaia e ci fiondiamo nel drittone della Valle Caudina.
A Montesarchio ci apprestiamo alla salita più lunga e dura per salire a circa 1000m sul Monte Taburno, a causa della tirata precedente sento le gambe incollate e legnose (primo segnale), il ritmo è serrato e sprechiamo tanto (errore) per raggiungere un gruppetto che sale a circa cento metri da noi, li raggiungiamo e manteniamo la posizione, ma le mie gambe iniziano a dare segni non confortanti, mi è difficile pedalare in agilità, l’acido lattico inizia a produrre i suoi effetti negativi, arriviamo a Solopaca dove affrontiamo a tutta birra uno strappo nel centro storico, a quel punto mi succede il quarantotto nelle gambe, è come se avessero spento la luce, mi inchiodo, non riesco più a spingere, perdo il gruppo, i due amici si accorgono del mio stato e rallentano anch’essi sganciandosi, da lì rimaniamo soli e per tutto il micidiale falsopiano fino a Frasso Telesino i due amici si tengono avanti a me controllandomi a vista, sto male, ho un senso di spossatezza e di disagio, ho un freddo cane, tremo come una foglia, la neve è poco più su della nostra testa, forse mi sono vestito leggero (errore).
Mi sembra di essere nel girone dei dannati, pedalo per automatismo, non riesco a fare un pensiero compiuto, mancano circa 10Km al traguardo, il momento più duro, avanzo con il 34-25, su una pendenza inferiore al 2%, è praticamente una pianura ma più di tanto non riesco a fare, sono piegato sul manubrio, guardo i metri che scorrono lentamente sul computer, ho un profondo senso di prostrazione, mi sento di morire e, lo confesso, a tratti piango, mi sento anche in colpa verso i compagni a cui ho rovinato la giornata.
Raggiunto Frasso sono finito, preso dalla disperazione dico ai compagni che voglio fermarmi, chiedo di lasciarmi lì e di recuperarmi con l’auto dopo la gara, entrambi si rifiutano e mi incoraggiano, mi incitano e stanno al mio fianco, purtroppo dopo il falsopiano inizia una lunga serie di mangia e bevi micidiali, e sarà così fino alla statale che ci riporta a Maddaloni.
Al traguardo il bip del passaggio con il chip segna la fine delle mie sofferenze, non riesco a scendere dalla bici, mi aiutano letteralmente sollevandomi, mi sento confuso e tremo tutto, mi infilano in macchina e mi danno un the caldo e un gel per rinfrancarmi, così finisce la giornata più brutta della mia vita ciclistica.
 
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OK, ecco il resoconto che scrissi per il gruppo, non è stata l'unica crisi della mia vita (una volta dopo una battuta di pescasub sono svenuto) ne ho avute altre, ma questa è quella che ricordo meglio.

14 marzo 2010, prima gara della stagione, siamo in tre, alla partenza ci rendiamo conto che non sarà uno scherzo, circa 300 partecipanti di cui una nutrita schiera di ex pro e di esaltati con prosciutti alla Cipollini bene in vista, tiratissimi, depilatissimi, oliatissimi e agguerritissimi (e mi fermo qui!).
Si parte, il gruppone di testa si lancia subito a oltre 40Km/h, per inesperienza ci attardiamo, per rimanere in gara è necessario acchiappare qualcuno avanti, ci smazziamo diversi Km a ritmo folle per raggiungere un gruppetto intermedio combattendo contro un vero e proprio muro di vento contrario con forti raffiche, i 30-35Km/h previsti dal meteo ci sono tutti, anzi pure qualcosa in più.
Con un rush che ci è costato tanto, troppo, riusciamo ad inserirci dietro un paio di concorrenti con cui decidiamo di collaborare, ma siamo in cinque, pochi perché i cambi siano riposanti, si fatica tanto, dopo i primi 10Km in piano affrontiamo gli 8 Km di salita di Forchia, pedalabile ma durissima con quel vento, scolliniamo Arpaia e ci fiondiamo nel drittone della Valle Caudina.
A Montesarchio ci apprestiamo alla salita più lunga e dura per salire a circa 1000m sul Monte Taburno, a causa della tirata precedente sento le gambe incollate e legnose (primo segnale), il ritmo è serrato e sprechiamo tanto (errore) per raggiungere un gruppetto che sale a circa cento metri da noi, li raggiungiamo e manteniamo la posizione, ma le mie gambe iniziano a dare segni non confortanti, mi è difficile pedalare in agilità, l’acido lattico inizia a produrre i suoi effetti negativi, arriviamo a Solopaca dove affrontiamo a tutta birra uno strappo nel centro storico, a quel punto mi succede il quarantotto, è come se avessero spento la luce, mi inchiodo, non riesco più a spingere, perdo il gruppo, i due amici si accorgono del mio stato e rallentano anch’essi sganciandosi, da lì rimaniamo soli e per tutto il micidiale falsopiano fino a Frasso Telesino si tengono avanti a me controllandomi a vista, sto male, ho un senso di spossatezza e di disagio, ho un freddo cane, tremo come una foglia, la neve è poco più su della nostra testa, forse mi sono vestito leggero (errore).
Mi sembra di essere nel girone dei dannati, pedalo per automatismo, non riesco a fare un pensiero compiuto, mancano circa 10Km al traguardo, il momento più duro, avanzo con il 34-25, su una pendenza inferiore al 2%, è praticamente una pianura ma più di tanto non riesco a fare, sono piegato sul manubrio, guardo i metri che scorrono lentamente sul computer, ho un profondo senso di prostrazione, mi sento di morire e, lo confesso, a tratti piango, mi sento anche in colpa verso i compagni a cui ho rovinato la giornata.
Raggiunto Frasso sono finito, preso dalla disperazione dico ai compagni che voglio fermarmi, chiedo di lasciarmi lì e di recuperarmi con l’auto dopo la gara, entrambi si rifiutano e mi incoraggiano, mi incitano e stanno al mio fianco, purtroppo dopo il falsopiano inizia una lunga serie di mangia e bevi micidiali, e sarà così fino alla statale che ci riporta a Maddaloni.
Al traguardo il bip del passaggio con il chip segna la fine delle mie sofferenze, non riesco a scendere dalla bici, mi aiutano letteralmente sollevandomi, mi sento confuso e tremo tutto, mi infilano in macchina e mi danno un the caldo e un gel per rinfrancarmi, così finisce la giornata più brutta della mia vita ciclistica.
 

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Colnago V1-r
:wacko::wacko::wacko:
Nella mia cortissima vita ciclistica, per fortuna, mai successo nulla di simile...
che brutta esperienza!!!!

Vero, e un'analisi a posteriori ti fa capire che la causa è una serie di errori (molti di inesperienza) la cui somma è devastante ma da cui si impara, nel mio caso:

1) colazione sbagliata: prevedendo una gara tosta di 100Km avevo fatto un'abbondante (troppo) colazione con latte e cereali integrali, dopo meno di un'ora la partenza con lo stomaco ancora intrippato nella digestione.

2) partenza a razzo senza essere adeguatamente riscaldati e abituati

3) tentativi di agganciare, e mantenere, gruppi troppo forti, spendendo più del consentito e perdendo di vista una strategia di gara più conservativa ma che ti porta al traguardo vivo e comunque in posizione dignitosa

4) errori nell'alimentazione, se parti con lo stomaco troppo pieno ti imballi, e non hai lo stimolo a mangiare, passa troppo tempo tra uno spuntino e l'altro e nel frattempo dati i ritmi elevati le scorte energetiche si esauriscono rapidamente, parte la crisi ipoglicemica e ti fotte, quello che è capitato a me.

5) bere poco, quando fa freddo è naturale, ma bisogna sforzarsi di farlo per rimanere idradati

Però la cosa più importante è avere almeno un amico con cui decidi di fare la gara insieme, capiti quel che capita ma insieme, è questa è la cosa più bella che ti possa capitare, io sono stato fortunato, queste esperienze cementano in modo definitivo le amicizie.
 

maurocip

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16 Luglio 2014
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Cervélo R3 Disk Di2 || Cannondale SuperX || Focus Raven Lite||
Però la cosa più importante è avere almeno un amico con cui decidi di fare la gara insieme, capiti quel che capita ma insieme
Questa è secondo me la parte più importante... e dal basso della mia inesperienza (e perchè no anche sfiga :mrgreen:) uno dei punti nodali delle mie ultime due granfondo.

Nove Colli: sto bene, mi alimento alla perfezione, aspetto sempre il mio amico fino allo scollinamento del Tiffi dove rompo il corpetto della ruota libera. Da lì si invertono le parti, il mio amico mi supporta anche nei momenti più duri e mi porta al traguardo fendendo l'aria davanti a me verso Cesenatico. Avrei dovuto ritirarmi e sono arrivato

Sportful: ho un disturbo intestinale quasi dalla partenza, non mi fermo per restare con il gruppone, mi alimento male (se lo faccio il disturbo peggiora) ed alla fine a metà Manghen corro al bagno alla Dumoulin. Sono solo, continuo ad alimentarmi male (la testa mi dice che devo sbrigarmi, ho già perso troppo tempo), all'attacco del Rolle sono disidratato, solo, e gli "amici" sono 2 giorni che mi dicono che devo sbrigarmi perchè devono rientrare in nottata. Avrei dovuto finire e invece mi ritiro a 20 km dall'arrivo...

la differenza vera tra le due GF (un po' sfigate): il ruolo degli amici o-o
 
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Lightwave

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26 Luglio 2013
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Padova
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B'Twin Triban 5
mi sa che pedaliamo molto simile tu ed io...

io di solito quando torno giù dalle COlline Asolane mi butto a capofitto vino a Castelfranco Veneto, poi gli ultimi 6 km sono una sofferenza SE SOLO, invece quando trovo i gruppetti od anche singoli ciclisti mi passa in un lampo e sento molto meno la stanchezza....

allora quando ci si fa un giro insieme?!:eek:
E da quelle parti ci sono ciclisti ovunque 😄 io sono sul Grappa quasi tutti i fine settimana ormai [emoji23] a parte questo che c'è GF Padova. Una volta ci si potrebbe trovare e andare verso Asiago!
OK, ecco il resoconto che scrissi per il gruppo, non fu l'unica crisi della mia vita, ne ho avute altre, ma questa è quella che ricordo meglio.

14 marzo 2010, prima gara della stagione, siamo in tre, alla partenza ci rendiamo conto che non sarà uno scherzo, circa 300 partecipanti di cui una nutrita schiera di ex pro e di esaltati con prosciutti alla Cipollini bene in vista, tiratissimi, depilatissimi, oliatissimi e agguerritissimi (e mi fermo qui!).
Si parte, il gruppone di testa si lancia subito a oltre 40Km/h, per inesperienza ci attardiamo, per rimanere in gara è necessario acchiappare qualcuno avanti, ci smazziamo diversi Km a ritmo folle per raggiungere un gruppetto intermedio combattendo contro un vero e proprio muro di vento contrario con forti raffiche, i 30-35Km/h previsti dal meteo ci sono tutti, anzi pure qualcosa in più.
Con un rush che ci è costato tanto, troppo, riusciamo ad inserirci dietro un paio di concorrenti con cui decidiamo di collaborare, ma siamo in cinque, pochi perché i cambi siano riposanti, si fatica tanto, dopo i primi 10Km in piano affrontiamo gli 8 Km di salita di Forchia, pedalabile ma durissima con quel vento, scolliniamo Arpaia e ci fiondiamo nel drittone della Valle Caudina.
A Montesarchio ci apprestiamo alla salita più lunga e dura per salire a circa 1000m sul Monte Taburno, a causa della tirata precedente sento le gambe incollate e legnose (primo segnale), il ritmo è serrato e sprechiamo tanto (errore) per raggiungere un gruppetto che sale a circa cento metri da noi, li raggiungiamo e manteniamo la posizione, ma le mie gambe iniziano a dare segni non confortanti, mi è difficile pedalare in agilità, l’acido lattico inizia a produrre i suoi effetti negativi, arriviamo a Solopaca dove affrontiamo a tutta birra uno strappo nel centro storico, a quel punto mi succede il quarantotto nelle gambe, è come se avessero spento la luce, mi inchiodo, non riesco più a spingere, perdo il gruppo, i due amici si accorgono del mio stato e rallentano anch’essi sganciandosi, da lì rimaniamo soli e per tutto il micidiale falsopiano fino a Frasso Telesino i due amici si tengono avanti a me controllandomi a vista, sto male, ho un senso di spossatezza e di disagio, ho un freddo cane, tremo come una foglia, la neve è poco più su della nostra testa, forse mi sono vestito leggero (errore).
Mi sembra di essere nel girone dei dannati, pedalo per automatismo, non riesco a fare un pensiero compiuto, mancano circa 10Km al traguardo, il momento più duro, avanzo con il 34-25, su una pendenza inferiore al 2%, è praticamente una pianura ma più di tanto non riesco a fare, sono piegato sul manubrio, guardo i metri che scorrono lentamente sul computer, ho un profondo senso di prostrazione, mi sento di morire e, lo confesso, a tratti piango, mi sento anche in colpa verso i compagni a cui ho rovinato la giornata.
Raggiunto Frasso sono finito, preso dalla disperazione dico ai compagni che voglio fermarmi, chiedo di lasciarmi lì e di recuperarmi con l’auto dopo la gara, entrambi si rifiutano e mi incoraggiano, mi incitano e stanno al mio fianco, purtroppo dopo il falsopiano inizia una lunga serie di mangia e bevi micidiali, e sarà così fino alla statale che ci riporta a Maddaloni.
Al traguardo il bip del passaggio con il chip segna la fine delle mie sofferenze, non riesco a scendere dalla bici, mi aiutano letteralmente sollevandomi, mi sento confuso e tremo tutto, mi infilano in macchina e mi danno un the caldo e un gel per rinfrancarmi, così finisce la giornata più brutta della mia vita ciclistica.
Mamma mia, ora lo si ricorda non dico con piacere, ma come aneddoto, ma quel giorno sarà stato un incubo [emoji52] in compagnia almeno la sofferenza sarà stata alleviata

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bikernat

Maglia Gialla
8 Luglio 2013
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BDC Wilier GTR Team / Zero9 - MTB Wilier 409XB
OK, ecco il resoconto che scrissi per il gruppo, non fu l'unica crisi della mia vita, ne ho avute altre, ma questa è quella che ricordo meglio.

14 marzo 2010, prima gara della stagione, siamo in tre, alla partenza ci rendiamo conto che non sarà uno scherzo, circa 300 partecipanti di cui una nutrita schiera di ex pro e di esaltati con prosciutti alla Cipollini bene in vista, tiratissimi, depilatissimi, oliatissimi e agguerritissimi (e mi fermo qui!).
Si parte, il gruppone di testa si lancia subito a oltre 40Km/h, per inesperienza ci attardiamo, per rimanere in gara è necessario acchiappare qualcuno avanti, ci smazziamo diversi Km a ritmo folle per raggiungere un gruppetto intermedio combattendo contro un vero e proprio muro di vento contrario con forti raffiche, i 30-35Km/h previsti dal meteo ci sono tutti, anzi pure qualcosa in più.
Con un rush che ci è costato tanto, troppo, riusciamo ad inserirci dietro un paio di concorrenti con cui decidiamo di collaborare, ma siamo in cinque, pochi perché i cambi siano riposanti, si fatica tanto, dopo i primi 10Km in piano affrontiamo gli 8 Km di salita di Forchia, pedalabile ma durissima con quel vento, scolliniamo Arpaia e ci fiondiamo nel drittone della Valle Caudina.
A Montesarchio ci apprestiamo alla salita più lunga e dura per salire a circa 1000m sul Monte Taburno, a causa della tirata precedente sento le gambe incollate e legnose (primo segnale), il ritmo è serrato e sprechiamo tanto (errore) per raggiungere un gruppetto che sale a circa cento metri da noi, li raggiungiamo e manteniamo la posizione, ma le mie gambe iniziano a dare segni non confortanti, mi è difficile pedalare in agilità, l’acido lattico inizia a produrre i suoi effetti negativi, arriviamo a Solopaca dove affrontiamo a tutta birra uno strappo nel centro storico, a quel punto mi succede il quarantotto nelle gambe, è come se avessero spento la luce, mi inchiodo, non riesco più a spingere, perdo il gruppo, i due amici si accorgono del mio stato e rallentano anch’essi sganciandosi, da lì rimaniamo soli e per tutto il micidiale falsopiano fino a Frasso Telesino i due amici si tengono avanti a me controllandomi a vista, sto male, ho un senso di spossatezza e di disagio, ho un freddo cane, tremo come una foglia, la neve è poco più su della nostra testa, forse mi sono vestito leggero (errore).
Mi sembra di essere nel girone dei dannati, pedalo per automatismo, non riesco a fare un pensiero compiuto, mancano circa 10Km al traguardo, il momento più duro, avanzo con il 34-25, su una pendenza inferiore al 2%, è praticamente una pianura ma più di tanto non riesco a fare, sono piegato sul manubrio, guardo i metri che scorrono lentamente sul computer, ho un profondo senso di prostrazione, mi sento di morire e, lo confesso, a tratti piango, mi sento anche in colpa verso i compagni a cui ho rovinato la giornata.
Raggiunto Frasso sono finito, preso dalla disperazione dico ai compagni che voglio fermarmi, chiedo di lasciarmi lì e di recuperarmi con l’auto dopo la gara, entrambi si rifiutano e mi incoraggiano, mi incitano e stanno al mio fianco, purtroppo dopo il falsopiano inizia una lunga serie di mangia e bevi micidiali, e sarà così fino alla statale che ci riporta a Maddaloni.
Al traguardo il bip del passaggio con il chip segna la fine delle mie sofferenze, non riesco a scendere dalla bici, mi aiutano letteralmente sollevandomi, mi sento confuso e tremo tutto, mi infilano in macchina e mi danno un the caldo e un gel per rinfrancarmi, così finisce la giornata più brutta della mia vita ciclistica.

conosco bene tutte le zone da te citate, e sicuramente farle in un ritmo gara è come ritrovarsi nel girone dell'inferno quando si va in black-out
 

drago.andre71

Pignone
14 Giugno 2016
229
6
Padova
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ideal stage ird
Credo, ognuno in base alla properie forze e capacita, che la cotta sia una delle più brutte esperienze e sanzazioni ciclistiche si possa provare ed al contempo una delle più belle "avventure" quando si scoprono i veri "amici" che non ti mollano...
 

duel70

Novellino
8 Febbraio 2016
57
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cannodale
ah ah....che dire...a me succede tutte le gran fondo....a parte gli scherzi purtroppo ho la testa che va più forte delle mie gambe...sempre allenato un po' poco per quello che vorrei fare...e mi ritrovo sempre a far dei percorsi al limite delle mie possibilità......e la cotta è sempre dietro l'angolo...più che altro io son l'uomo crampi.....evidentemente anche l'alimentazione in corsa non funziona bene....l'ultima alla santini.....i son fatto Bormio Stelvio coi crampi..su e giù dalla bici..un calvario....ma alla fine arrivare per me è stata grande soddisfazione..in quello stato non avrei scommesso un centesimo su di me....all'arrivo avrei pianto non so se per la sofferenza patita o per la gioia di avercela fatta comunque........son comunque grandi soddisfazioni.......