Per carità uno può e deve fare quello che vuole, ma il concetto che dovrà tenere presente è che qualsiasi informazione data non verrà presa per buona se la fonte (tessera avis, o foglio plastificato che sia) non è inserita nel protocollo.
Se il protocollo prevede di fare l'analisi prima di somministrare una sacca di sangue, il gruppo te lo puoi anche tatuare in fronte, ma tanto non lo prendono in considerazione. E se mi dovessi mettere nei panni di un medico lo farei anch'io sicuramente.
Il discorso cambierebbe se il governo emanasse un decreto e poi una legge che disciplinasse l'argomento.
E qui torniamo all'idea di base proposta dalla laureanda di obbligare gli sportivi all'uso di un braccialetto sul quale sono riportate le informazioni "salvavita".
Però deve diventare legge perchè il personale medico possa prendere quelle informazioni per buone. E' una questione di responsabilità più che di senso civico.
È esatto quello che dici,ritengo però che poco sia meglio di niente.Le informazioni fornite da Avis vengono direttamente dal Sistema Sanitario Nazionale,non avranno valenza protocollare ma restano sempre uno strumento che parla del sottoscritto.
Il problema è proprio, come hai detto tu,che manca un protocollo e non a caso ho fatto l'esempio del cartellino.
Gli enti di promozione sportiva dovrebbero farsi carico di questa cosa,vuoi perchè sono i "nostri referenti" verso lo stato e vuoi perchè forniscono un servizio:assicurazione.
Credo che già con il codice a barre del cartellino,strumento già in uso negli ospedali,si potrebbero mettere tutte le informazioni che vogliamo senza spendere soldi in inutili gadget. Resta il fatto che qualora siano riconosciuti per legge,non esiterei a indossarli!
