La Campagnolo delocalizza....

utah

Maglia Amarillo
18 Dicembre 2006
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Il "problema" e' che delle sfumature di dove ogni prodotto Campagnolo sia fatto interessa forse solo a noi in Italia. Al resto del momdo (non so le cire ma circa un 80% - e sono conservativo - del mercato Campagnolo) interessa solo che il prodotto sia "Made in Italy" nel progetto: stile, predisposizione all'agonismo, amabile complicatezza.

"Made in Italy" non e' piu' una distinzione geografica, ma una attitidine mentale. Nello stesso modo in cui di un iPhone interessa che sia "Made in Cupertino, CA" nella funzionalita' e non altro.

Mi meravigli Luca.., visto dove risiedi attualmente..

Le politiche protezioniste che perseguono i Paese Nord Americani, stà a significare che CHI e DOVE si produce interessa anche e sopratutto oltre confine, passato il confine con Austria nn ne parliamo..
 

utah

Maglia Amarillo
18 Dicembre 2006
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Che mi risulti Campagnolo ha avuto o ha anche commesse in paesi Asiatici, magari se giornalista lo aggiungeva nn faceva un cattivo servizio di cronaca..

Boh magari mi sbaglio, cioè nn ho argomenti per sostenerlo.
Ma magari questo prelude a cambi di propietà o parti di propietà...
 

gasht

Maglia Amarillo
6 Febbraio 2005
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con gruppi shimano
investire e/o produrre in italia è un'impresa molto difficile. il problema principale è a mio avviso (non solo mio ovvio) l'ipertrofia legislativa e l'incertezza del diritto. campy è rimasta in italia finché ha potuto poi ha fatto due conti e, visto che questi non tornavano più come in passato, ha detto adieu. se un'azienda sbaglia una linea di prodotto paga in termini di vendite e quindi in prima persona. se un apparato legislativo produce a iosa leggi contradditorie paga chi si trova ad aver a che fare con la legge. da noi ci sono duemila sentenze che dibattono attorno alla questione chessò se trattare in edilizia alla stessa maniera un pergolato e una tettoia. come il don ferrante di manzoni con la peste.
 

pietrogrip

Maglia Amarillo
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investire e/o produrre in italia è un'impresa molto difficile. il problema principale è a mio avviso (non solo mio ovvio) l'ipertrofia legislativa e l'incertezza del diritto. campy è rimasta in italia finché ha potuto poi ha fatto due conti e, visto che questi non tornavano più come in passato, ha detto adieu. se un'azienda sbaglia una linea di prodotto paga in termini di vendite e quindi in prima persona. se un apparato legislativo produce a iosa leggi contradditorie paga chi si trova ad aver a che fare con la legge. da noi ci sono duemila sentenze che dibattono attorno alla questione chessò se trattare in edilizia alla stessa maniera un pergolato e una tettoia. come il don ferrante di manzoni con la peste.

Ok abbiamo una burocrazia farraginosa, ma a mio modo di vedere, non si può dare principalmente la colpa a questa quando a monte ci può essere una capacità manageriale insufficiente e/o una pressione fiscale elevata.
 

Ferro1

Apprendista Velocista
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Un pensiero semplice e ci sarà chi capirà e chi continuerà a polemizzqre.
Quando si parla di valore aggiunto, io non credo che il valore aggiunto la dia la carta di identità dell'operaio ma il fatto che questo sia formato e lavori secondo gli standard della ditta.
Che Campagnolo produca nella SUA fabbrica in Romania o in Italia l'importante è e le cose sia fatte a regola d'arte. Mi viene da sorridere a leggere di discorsi sulla perdita del valore aggiunto che in questo modo perderebbe Campagnolo, basti pensare che una qualsiasi ditta al mondo ha operai al suo interno provenienti da diverse nazioni, che significa che se Campagnolo ha operai rumeni nella ditta a Vicenza va bene ma se gli stessi operai invece producono in Romania lavorano a cacchio?
C'è sempre Campagnolo dietro, la sua progettazione, i suoi ingegneri e tutti il resto.
L'unica cosa che dispiace è che quelle 68 persone siano in cassa, e forse fra loro non ci saranno solo italiani ma anche tunisini, rumeni ecc. Ecc. Come min tutto il mondo.
Riflettete
 

bicilook

Ammiraglia
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Il "problema" e' che delle sfumature di dove ogni prodotto Campagnolo sia fatto interessa forse solo a noi in Italia. Al resto del momdo (non so le cire ma circa un 80% - e sono conservativo - del mercato Campagnolo) interessa solo che il prodotto sia "Made in Italy" nel progetto: stile, predisposizione all'agonismo, amabile complicatezza.

"Made in Italy" non e' piu' una distinzione geografica, ma una attitidine mentale. Nello stesso modo in cui di un iPhone interessa che sia "Made in Cupertino, CA" nella funzionalita' e non altro.
Forse per te,a me che dalla fabbrica dell'I phone in Cina si lanciano gli operai dalle finestre per i ritmi di lavoro da schiavi non mi lascia indifferente, e per me non è assolutamente Made in California,è solo una speculazione sulla pelle della povera gente.
o-o
 

cacciatorino

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che significa che se Campagnolo ha operai rumeni nella ditta a Vicenza va bene ma se gli stessi operai invece producono in Romania lavorano a cacchio?
C'è sempre Campagnolo dietro, la sua progettazione, i suoi ingegneri e tutti il resto.

Non e' detto che la qualita' del lavoro sia la stessa, soprattutto come controllo qualita'.

Questo e' almeno quanto ho sentito dire da tecnici che sono stati mandati ad avviare impanti di produzione in paesi che non hanno una solida tradizione industriale.
 

gasht

Maglia Amarillo
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Ok abbiamo una burocrazia farraginosa, ma a mio modo di vedere, non si può dare principalmente la colpa a questa quando a monte ci può essere una capacità manageriale insufficiente e/o una pressione fiscale elevata.

le aziende per essere competitive devono investire. poniamo tu debba allargare il capannone per far posto alla linea di ruote fulcrum xz prodotte in legno e per fare il capannone tu debba aspettare un paio di settimane mentre dalle altre parti nel mondo (anche a un tiro di schioppo da casa) ci vogliano un paio di ore. il tempo è denaro e le aziende come le persone votano con i piedi, prendono e se ne vanno. cioè il gioco è buono finché regge.
 

gasht

Maglia Amarillo
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con gruppi shimano
Non e' detto che la qualita' del lavoro sia la stessa, soprattutto come controllo qualita'.

Questo e' almeno quanto ho sentito dire da tecnici che sono stati mandati ad avviare impanti di produzione in paesi che non hanno una solida tradizione industriale.
è vero ma tutto viene tradotto in costo opportunità. se l'opportunità si rivela una fregatura lo dice solo il tempo. vediamo che fa campagnolo in futuro.
 

pietrogrip

Maglia Amarillo
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Un pensiero semplice e ci sarà chi capirà e chi continuerà a polemizzqre.
Quando si parla di valore aggiunto, io non credo che il valore aggiunto la dia la carta di identità dell'operaio ma il fatto che questo sia formato e lavori secondo gli standard della ditta.
Che Campagnolo produca nella SUA fabbrica in Romania o in Italia l'importante è e le cose sia fatte a regola d'arte. Mi viene da sorridere a leggere di discorsi sulla perdita del valore aggiunto che in questo modo perderebbe Campagnolo, basti pensare che una qualsiasi ditta al mondo ha operai al suo interno provenienti da diverse nazioni, che significa che se Campagnolo ha operai rumeni nella ditta a Vicenza va bene ma se gli stessi operai invece producono in Romania lavorano a cacchio?
C'è sempre Campagnolo dietro, la sua progettazione, i suoi ingegneri e tutti il resto.
L'unica cosa che dispiace è che quelle 68 persone siano in cassa, e forse fra loro non ci saranno solo italiani ma anche tunisini, rumeni ecc. Ecc. Come min tutto il mondo.
Riflettete

Il valore aggiunto e' quella piccola scritta "Made in Italy" che per la storia della manifattura italiana, di cui campagnolo ne fa parte a pieno titolo, forse a qualcuno fa ancora piacere vederla scritta.


le aziende per essere competitive devono investire. poniamo tu debba allargare il capannone per far posto alla linea di ruote fulcrum xz prodotte in legno e per fare il capannone tu debba aspettare un paio di settimane mentre dalle altre parti nel mondo (anche a un tiro di schioppo da casa) ci vogliano un paio di ore. il tempo è denaro e le aziende come le persone votano con i piedi, prendono e se ne vanno. cioè il gioco è buono finché regge.

Questo è vero, ma anche da questo punto di vista se trovi (e ne trovi te lo assicuro) delle amministrazioni comunali efficienti queste lungaggini burocratiche sono ridotte al minimo, comunque è anche vero che come dici tu siamo in Italia ed certi casi devi avere un gran :culo:
 
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Il valore aggiunto e' quella piccola scritta "Made in Italy" che per la storia della manifattura italiana, di cui campagnolo ne fa parte a pieno titolo, forse a qualcuno fa ancora piacere vederla scritta.




Questo è vero, ma anche da questo punto di vista se trovi (e ne trovi te lo assicuro) delle amministrazioni comunali efficienti queste lungaggini burocratiche sono ridotte al minimo, comunque è anche vero che come dici tu siamo in Italia ed certi casi devi avere un gran :culo:

La scritta made in Italy made in USA made in japan ecc. Ecc. La puoi mettere sempre, basta rispettare le regole europee o statunitensi e di ogni continente nel quale il prodotto viene creato.
Campagnolo ha deciso da tempo di scrivere made in Italy per alcuni componenti made in Romania per altri, si chiama etica.
 

4x16

Maglia Iridata
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Rewel Chorus 11; Vetta Centaur 10; Giant Athena 9; Bianche Vento 602 Veloce 8; Benotto 900sp 300ex 7
scusate...non entro nel merito delle colpe della legislatura se campagnolo ha delocalizzato UNA PARTE della produzione in romania, ma a quanto risulta la produzione di alta gamma, la sperimentazione, centro ricerche e sede fiscale sia ancora in italia.......però ho sentito dare e dire colpe a tutto e a tutti, alle scelte sbagliate, al marcketing, al fatto che non si sia buttata nella mtb, al fatto che costa troppo ecc ecc ma mai, mai nessuno che abbia detto che, in parte, la colpa è anche nostra che non compriamo campagnolo!!!
 

bicimix

Ammiraglia
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scusate...non entro nel merito delle colpe della legislatura se campagnolo ha delocalizzato UNA PARTE della produzione in romania, ma a quanto risulta la produzione di alta gamma, la sperimentazione, centro ricerche e sede fiscale sia ancora in italia.......però ho sentito dare e dire colpe a tutto e a tutti, alle scelte sbagliate, al marcketing, al fatto che non si sia buttata nella mtb, al fatto che costa troppo ecc ecc ma mai, mai nessuno che abbia detto che, in parte, la colpa è anche nostra che non compriamo campagnolo!!!


Ok!
Tu ti sei chiesto perché non compri campagnolo ???


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bicimix

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La scritta made in Italy made in USA made in japan ecc. Ecc. La puoi mettere sempre, basta rispettare le regole europee o statunitensi e di ogni continente nel quale il prodotto viene creato.
Campagnolo ha deciso da tempo di scrivere made in Italy per alcuni componenti made in Romania per altri, si chiama etica.


Ma perché shimano scrive Made in japan???


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Ok!
Tu ti sei chiesto perché non compri campagnolo ???


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sulla rewel ho un campagnolo centaur carbon 2009 e sulla bianchi un veloce 8v, entrambi in versione completa, sulla rewel ho un paio di scirocco 35mm e un paio di zonda e pedali campagnolo centaur e quando il gruppo era sulla vetta c'era pure la ss centaur, sulla bianchi assemblate con mozzi veloce............
 

dagos

via col vento
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molto bella e funzionale
ma mai, mai nessuno che abbia detto che, in parte, la colpa è anche nostra che non compriamo campagnolo!!!

Vicenza: La Campagnolo venne concepita l’11 novembre del 1927 al passo Croce d’Aune vicino a Belluno dalla testa del corridore Tullio Campagnolo per via di una bruciante sconfitta. Campagnolo aveva staccato il resto del gruppo e con soddisfazione si stava avviando al traguardo quando forò una gomma. Quella volta le mani intirizzite dal freddo gli impedirono di svitare la farfalla che vincolava la ruota al telaio e nel frattempo gli avversari gli sfrecciarono accanto. Tullio Campagnolo, garzone nella ferramenta di famiglia, aveva perso la battaglia ma non la guerra e l’anno successivo si ripresentò con una prima grande scoperta: il bloccaggio rapido, simile a quello che si usa oggi. Questa è stata la prima invenzione di Tullio Campagnolo che non fu mai un grande ciclista, ma divenne un grande inventore. Esattamente ottant’anni fa, nel 1933, fondò la Campagnolo, prima come azienda artigiana e poi come industria, che ancora oggi si contraddistingue per il piglio geniale delle innovazioni e la voglia di creare soluzioni nuove. L’azienda, oggi alla seconda generazione, è gestita dal figlio del fondatore, Valentino Campagnolo, ha un fatturato di 121 milioni di euro e 800 dipendenti, la metà occupati nella sede di Vicenza, dove si trovano l’headquarter, i preziosi uffici di progettazione, ricerca e sviluppo e un’unità produttiva mentre la restante metà del personale si trova nei due stabilimenti produttivi rumeni, nella sede logistica di Taiwan e nelle 5 filiali

mondiali. Circa l’80% della produzione è destinata all’export. «Campagnolo rappresenta non solo la ricerca della perfezione tecnica — racconta il presidente Valentino Campagnolo — ma anche la passione, la fatica, la sofferenza, il mito, il passato, il presente ed il futuro del ciclismo, lo sport più bello del mondo » e infatti per continuare ad avere un ruolo importante in un mercato difficile e competitivo la strada è stata parecchio in salita, e comunque costellata da una serie di successi, a partire dall’invenzione del cambio, un’altra intuizione del fondatore. I primi ad avere vita facile in salita sono stati Bartali e Coppi che sfruttarono i primissimi modelli di Cambio Corsa e Gran Sport, che si evolsero fino ad arrivare al Super Record del 1973, il prodotto di punta della casa vicentina: «Sulle strade d’Europa in quegli anni è Eddy Merckx a lasciare il segno, ma sulla bici di ogni ciclista il nuovo Super Record imperversa. E’ stata una stagione d’oro, perché siamo stati in grado di proporre materiali mai usati prima, un’affidabilità e una qualità imbattibili». Risolta la questione delle marce, Campagnolo passa a studiare freni, ruote, telai (prima in alluminio, poi in acciaio e infine in fibra di carbonio) per poi tornare al perfezionamento del cambio, fino a realizzarne uno con 11 velocità sia meccanico che elettronico. Un fermento d’innovazione inarrestabile che coinvolge altri settori come l’automotive, realizzando ruote in magnesio, e l’aerospaziale, producendo un componente del modulo lunare per la Nasa. «Al mondo ci sono tre aziende che producono trasmissioni complete per bici. Una è la nostra, l’altra è Shimano, la terza è l’americana Sram. Le altre due producono in Oriente e noi siamo gli unici che resistono nel mondo occidentale», racconta Valentino Campagnolo. L’intero know-how proviene dall’interno dell’azienda e questo rappresenta un asset fondamentale per garantire una continua capacità innovativa. Negli ultimi venti anni le ricerche di Campagnolo si sono focalizzate soprattutto sulla creazione di nuovi tecnopolimeri e fibre di carbonio, sofisticati materiali che hanno il vantaggio di essere leggeri e al tempo stesso resistenti, sostituendo gran parte di quel che di acciaio e alluminio esisteva nelle due ruote da strada. (g.r.) Qui sopra, un cambio della Campagnolo. L’azienda vicentina produce anche cerchi
 

bicimix

Ammiraglia
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7 Tour de France consecutivi!
sulla rewel ho un campagnolo centaur carbon 2009 e sulla bianchi un veloce 8v, entrambi in versione completa, sulla rewel ho un paio di scirocco 35mm e un paio di zonda e pedali campagnolo centaur e quando il gruppo era sulla vetta c'era pure la ss centaur, sulla bianchi assemblate con mozzi veloce............


Ok!
Volevo dire che se molti non comprano campagnolo significa che questa qualche cosa ha "sbagliato"


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Maglia Iridata
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Vicenza: La Campagnolo venne concepita l’11 novembre del 1927 al passo Croce d’Aune vicino a Belluno dalla testa del corridore Tullio Campagnolo per via di una bruciante sconfitta. Campagnolo aveva staccato il resto del gruppo e con soddisfazione si stava avviando al traguardo quando forò una gomma. Quella volta le mani intirizzite dal freddo gli impedirono di svitare la farfalla che vincolava la ruota al telaio e nel frattempo gli avversari gli sfrecciarono accanto. Tullio Campagnolo, garzone nella ferramenta di famiglia, aveva perso la battaglia ma non la guerra e l’anno successivo si ripresentò con una prima grande scoperta: il bloccaggio rapido, simile a quello che si usa oggi. Questa è stata la prima invenzione di Tullio Campagnolo che non fu mai un grande ciclista, ma divenne un grande inventore. Esattamente ottant’anni fa, nel 1933, fondò la Campagnolo, prima come azienda artigiana e poi come industria, che ancora oggi si contraddistingue per il piglio geniale delle innovazioni e la voglia di creare soluzioni nuove. L’azienda, oggi alla seconda generazione, è gestita dal figlio del fondatore, Valentino Campagnolo, ha un fatturato di 121 milioni di euro e 800 dipendenti, la metà occupati nella sede di Vicenza, dove si trovano l’headquarter, i preziosi uffici di progettazione, ricerca e sviluppo e un’unità produttiva mentre la restante metà del personale si trova nei due stabilimenti produttivi rumeni, nella sede logistica di Taiwan e nelle 5 filiali

mondiali. Circa l’80% della produzione è destinata all’export. «Campagnolo rappresenta non solo la ricerca della perfezione tecnica — racconta il presidente Valentino Campagnolo — ma anche la passione, la fatica, la sofferenza, il mito, il passato, il presente ed il futuro del ciclismo, lo sport più bello del mondo » e infatti per continuare ad avere un ruolo importante in un mercato difficile e competitivo la strada è stata parecchio in salita, e comunque costellata da una serie di successi, a partire dall’invenzione del cambio, un’altra intuizione del fondatore. I primi ad avere vita facile in salita sono stati Bartali e Coppi che sfruttarono i primissimi modelli di Cambio Corsa e Gran Sport, che si evolsero fino ad arrivare al Super Record del 1973, il prodotto di punta della casa vicentina: «Sulle strade d’Europa in quegli anni è Eddy Merckx a lasciare il segno, ma sulla bici di ogni ciclista il nuovo Super Record imperversa. E’ stata una stagione d’oro, perché siamo stati in grado di proporre materiali mai usati prima, un’affidabilità e una qualità imbattibili». Risolta la questione delle marce, Campagnolo passa a studiare freni, ruote, telai (prima in alluminio, poi in acciaio e infine in fibra di carbonio) per poi tornare al perfezionamento del cambio, fino a realizzarne uno con 11 velocità sia meccanico che elettronico. Un fermento d’innovazione inarrestabile che coinvolge altri settori come l’automotive, realizzando ruote in magnesio, e l’aerospaziale, producendo un componente del modulo lunare per la Nasa. «Al mondo ci sono tre aziende che producono trasmissioni complete per bici. Una è la nostra, l’altra è Shimano, la terza è l’americana Sram. Le altre due producono in Oriente e noi siamo gli unici che resistono nel mondo occidentale», racconta Valentino Campagnolo. L’intero know-how proviene dall’interno dell’azienda e questo rappresenta un asset fondamentale per garantire una continua capacità innovativa. Negli ultimi venti anni le ricerche di Campagnolo si sono focalizzate soprattutto sulla creazione di nuovi tecnopolimeri e fibre di carbonio, sofisticati materiali che hanno il vantaggio di essere leggeri e al tempo stesso resistenti, sostituendo gran parte di quel che di acciaio e alluminio esisteva nelle due ruote da strada. (g.r.) Qui sopra, un cambio della Campagnolo. L’azienda vicentina produce anche cerchi
non ho capito il senso della tua risposta!

Ok!
Volevo dire che se molti non comprano campagnolo significa che questa qualche cosa ha "sbagliato"


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perchè la colpa deve ricadere sempre e solo sulla povera campagnolo? non credo che abbia bisogno di farsi costante pubblicità per farsi conoscere, o almeno, in italia, visto che se l'80% della produzione va all'estero ha bisogno di farsi più pubblicità in casa che fuori.....io compro campagnolo perchè è la storia del ciclismo, perchè fa prodotti di eccellenza, e perchè checchè ne diciate lo considero ancora un prodotto italiano! tutti o almeno in molti, sul forum, sono consapevoli che l'athena si può equiparare a un ultegra, allora perchè non comprano l'athena.....? dai, in questa discussione ho sempre e solo sentito attaccare edenigrare campagnolo e a questo punto direi che farebbe benissimo a chiudere tutto in italia e andare in romania, se agli italiani non comprano campagnolo e la criticano solo allora fa bene a andare in romani in toto!
 

bach7

Passista
10 Gennaio 2011
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Pinifarina
scusate...non entro nel merito delle colpe della legislatura se campagnolo ha delocalizzato UNA PARTE della produzione in romania, ma a quanto risulta la produzione di alta gamma, la sperimentazione, centro ricerche e sede fiscale sia ancora in italia.......però ho sentito dare e dire colpe a tutto e a tutti, alle scelte sbagliate, al marcketing, al fatto che non si sia buttata nella mtb, al fatto che costa troppo ecc ecc ma mai, mai nessuno che abbia detto che, in parte, la colpa è anche nostra che non compriamo campagnolo!!!

e da quando sarebbe una colpa non comprare campy?;nonzo%

ognuno spende i propri soldi come ritiene piú opportuno.
sia che si tratti di prodotti italiani che esteri.

non é imponendo ad un cliente di comprare campy che si aiuta l'azienda, ma quello di sostenerne l'imprenditorialità: costo del lavoro, costo dell'energia, infrastrutture, servizi ecc.

questo é quello che chiede un'impresa sana che ha tradizione, know how, tecnologia ed idee per competere sul mercato.