per aggiungere una pillola, non certo di mio polso:
"Una spirale senza alternative
All'inizio, il neofita che ha anche un minimo di talento continua a credere di poter praticare il ciclismo senza doparsi. Il suo organismo è giovane, recupera in fretta, vince delle corse e rivaleggia anche con avversari carichi. Poi la frequenza e il numero delle corse aumentano, e così pure l'intensità degli allenamenti, e il giovane corridore viene presto confrontato con quelli che si curano. Il passaggio all'atto si fa a poco a poco. Comincia più facilmente nelle corse a tappe, laddove gli sforzi si accumulano e il morale del corridore, dilettante o professionista, è sottoposto a brusche cadute. E' lontano dal suo ambiente abituale, e immerso nella vita di squadra. C'è sempre qualcuno, massaggiatore o direttore sportivo, a insegnargli il mestiere.
All'inizio gli propongono vitamina B12, ferro, acido folico o ATP per i muscoli. Sostanze che sulla carta non presentano controindicazioni, ma che essendo somministrate per via intramuscolare, permettono di superare una prima soglia psicologica perché, nella mente di un giovane, l'iniezione è sinonimo di doping. Questo trattamento, che permette di ovviare a sforzi eccessivi, di superare i propri limiti e compensare le perdite energetiche, costituisce la prima tappa del doping. (...)
Le amfetamine costituiscono il doping di base nelle corse di qualificazione dilettanti per i loro effetti stimolanti. Provocano iperattività cerebrale, cardiovascolare ed emozionale. Attutiscono considerevolmente il dolore e aumentano la voglia di pedalare, ma sono facilmente rilevabili nei test antidoping con una semplice analisi delle urine. (...)"
da "il mio doping" di Erwann Menthéour