Spazio dedicato ai possessori di bdc ROSE
Al momento sembro essere l’unico sul forum ad avere una bici di questo marchio; apro questo lungo topic riportando la mia esperienza, dalla configurazione alla messa in strada della bici.
Il marchio Rose è molto conosciuto nel Nord e nella Mittel Europa, meno da noi. Da circa un anno è stato aperto il sito in lingua italiana, seppure con descrizione dei prodotti in inglese. Hanno un ottimo e paziente corrispondente per L’Italia, Sergio Ghezzi, cui poter rivolgere tutte le domande del caso: e non ho lesinato…
Il mio acquisto, anche se non sembrerà leggendo questo lungo topic, è stato d’impulso. La prima scelta era per una altra bici, una Izoard, per la quale il gentilissimo Alberto, qui sul forum meglio conosciuto come Lanerossi, mi aveva anche fatto un ottimo prezzo. Ma la mancata vendita della mia bdc aveva fatto sfumare la cosa.
Poi, quando oramai avevo procrastinato l’acquisto a data da destinarsi e tolto gli annunci tranne su un sito su cui mi ero pure dimenticato di averlo, sono stato contattato nello stesso giorno da due persone che volevano acquistare sia la bdc che quella da trekking che non usavo più. A questo punto mi sono trovato con un budget di spesa di circa 2400-2500 euro.
Una cifra bislacca, più alta di quanto necessario per la Izoard ma troppo bassa per un top di gamma.
L’unica era rivolgersi alla vendita online, perché con questa cifra ci si porta a casa una ottima bici. Un paio di sere passate sul sito Canyon non hanno dati frutti. Non per la bontà delle bici, che non si discute, ma perché non è scoccata la scintilla. Lo stesso con la ricerca di modelli in offerta presso qualunque negozio avesse un sito.
Inizio a sfogliare il catalogo Rose, identifico un paio di modelli che potrebbero fare al caso mio e li studio.
Varie prove con il configuratore e la scintilla finalmente scocca.
Geometrie tradizionali e comode, quei tubi tondi che mi ricordano tanto il mio amato acciaio, la possibilità di personalizzare la bici secondo le mie esigenza e, ultimo ma non ultimo, una bici equipaggiata bene che rientra nel mio budget e l’acquisto è deciso.
Un acquisto di rottura, per me che da quando avevo dodici anni ho sempre avuto solo campagnolo su una bici da corsa. Gruppo Sram e ruote Shiamano, quasi una eresia per un campagnolista convinto…
Vediamo in dettaglio le varie fasi, fino alla prova finale su strada.
1. Configurazione.
Il sito è completo, facile da navigare e usare. Una volta identificata la “famiglia” di bici che interessa, o la si prende così come montata di serie o si fa partire il configuratore, gioia per gli occhi ma non per il portafogli.
E’ facile farsi prendere la mano, ragionare con il tipico “vabbè, preso questo, che faccio? non metto anche quest’altro?” e il prezzo sale. Conviene quindi crearsi varie configurazioni, tutte salvabili e memorizzabili sul proprio profilo, per un facile raffronto.
E’ possibile personalizzare quasi tutto, cucendosi la bici addosso. Per le modifiche non previste dal configuratore, una mail al corrispondente italiano o allo staff di Rose è in grado di risolvere il problema.
Nel configurare la bici si possono scegliere diversi componenti a costo zero, ossia senza alcun sovrapprezzo; oppure installare componenti di fascia superiore, pagando la differenza rispetto al pezzo montato. Io l’ho trovato conveniente per le ruote, visto che con una differenza tutto sommato non elevata ho potuto montare due ruote al top.
Si sente la mancanza di un buon configuratore per la taglia telaio, attacco ecc. Vero è che i software di questo tipo non sono vangelo, ma potrebbe essere un valido aiuto per chi è meno esperto. Non so se esiste un servizio di consulenza personalizzato per le misure. In ogni caso, per chi è alle prime armi, consiglio una visita biomeccanica preliminare.
2. Ordine, pagamento e spedizione.
Una volta decisa la configurazione finale della bici, la procedura di acquisto è semplice, in linea con tutti i siti di vendita online. Possibilità di scegliere il pagamento a mezzo bonifico o con carta di credito. Utile la facoltà di ricevere subito ciò che è magazzino, nel caso in cui, come me, si è acquistato anche altro (componenti per sistemare altra bici), senza ulteriori spese di spedizione.
Tutte le fasi di elaborazione dell’ordine fino all’invio del pacco sono costantemente monitorate da Rose, che provvede puntualmente, sia con mail personali che automatiche, ad avvisare il cliente dei diversi passaggi. Per i componenti e gli accessori la cosa non è alla fine tanto importante. Mi ha fatto molto piacere invece essere costantemente informato sulla bici, compreso il momento in cui è iniziato l’assemblaggio in fabbrica.
I tempi di spedizione previsti sono stati rispettati. Un ritardo in realtà c’è stato causato da un mio problema con la carta di credito. A conti fatti, detraendo i giorni causati dal mio errore, i tempi sono stati perfettamente rispettati. Importantissima in tutta questa fase la costante assistenza di Sergio Ghezzi, rappresentante per l’Italia di Rose, che mai mi ha fatto mancare il suo aiuto. Compreso il cambio di indirizzo all’ultimo minuto per la spedizione, cosa non sempre facile quando a processare gli ordini sono i pc. Certo, si potrebbe obiettare che in fin dei conti è il suo lavoro. Ma c’è chi il proprio lavoro lo fa bene e chi no. Grazie di tutto, Sergio.
La spedizione avviene con DHL. Questo significa che il pacco è tracciabile sino all’arrivo in Italia. Dopo, per poterlo continuare a seguire, è necessario procurarsi il track italiano.
Per fare questo basta inviare una mail al servizio DHL italiano che nel giro di 24h massimo fornisce il track italiano che consente di visualizzare la spedizione sul DHL Italia.
3. Apriamo il pacco.
La bici arriva parzialmente smontata. Ossia con ruota anteriore e sella a parte (come si vede nelle foto) e il manubrio montato ma ruotato in orizzontale. Anche i pedali sono da montare.
Lo scatolo è di buona qualità e resistente. Mi sarebbe piaciuta un po’ di protezione in più (per esempio plastica con le bolle o inserti in polistirolo) visto che i corrieri non sempre sono delicati.
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A corredo delle bici arriva una trousse di tela marchiata rose contenente i manuali dei componenti e la scheda tecnica della bici con i controlli eseguiti in fase di assemblaggio. C’è anche un libretto di istruzioni per il montaggio della bici, ma è in tedesco e poi le operazioni sono davvero minime.
Sulla bici ho trovato un porta borraccia e una borraccia marchiata Rose. Una gradita sorpresa, anche se ho preferito montare i miei e le borracce le avevo comprate a parte.
4. La bici.
Il modello da me scelto è la Carbon Pro Rs 4400.
Nella configurazione di serie monta gruppo Sram Force, ruote DT Swiss R1500, piega e attacco 3T (Ergonova e Arx, ambedue in alluminio), reggisella Rose in carbonio e sella Fizik Antares.
Io ho optato per una coppia di Durace 7900 c24 cl, Sella Italia Slr gel flow e copertoncini Vittoria Open corsa, con la vezzosa colorazione bicolore in tinta con la bici.
Queste modifiche hanno fatto salire il prezzo dai 2049 euro della versione base a 2459. Le ruote sono costate 349 euro in più, la sella 30 e i copertoncini 10.
Guarnitura compatta e pacco pignoni 12-27 completano i dettagli tecnici.
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Al momento monto pedali spd perché non trovo più i miei pedali da corsa, finiti in chissà quale scatolo dei ricambi nel mio stanzino.
L’estetica è difficile da commentare, troppo soggettiva. A me piace, coi suoi tubi tondi e la geometria quasi tradizionale. Per me che sono un nostalgico dei manettini cambio sull’obliquo, va più che bene.
Una certa sproporzione è ravvisabile tra il massiccio cannotto di sterzo e la forcella esile. Ma è un dettaglio che risalta più in foto che dal vivo.
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Di ottima qualità la verniciatura, limitata invece l’opzione dei colori e delle grafiche. Scelta dettata, suppongo, da motivi economici, perché fregi e decorazione varie costano. La avrei preferita monocromatica. Però una volta abituati, il carbonio a vista del carro diventa un elemento distintivo.
Curatissimo l’assemblaggio. Come mia abitudine ho verificato ogni vite, cavo ecc. Nulla di cui lamentarmi, anzi. Persino le viti dei porta borraccia avevano un filo di grasso per evitare l’ossidazione; accortezza che non tutti hanno.
L’unico appunto riguarda gli spessori sotto la forcella. ne avevo chiesto due da 5mm e ne ho trovati 2 da 1cm, determinando così quella “torre” che si vede in foto. Con calma segherò l’eccesso. Non so se siano di serie, ma io per sicurezza avevo anche richiesto i registri esterni per cambio e deragliatore (ha il passaggio cavi interno) che ho trovato montati.
Il carro è protetto da un batti catena in plastica trasparente, di discreta qualità ma non molto esteso. Per chi, come me, ci tiene a questi dettagli, consiglio la sostituzione con qualcosa di più protettivo.
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5. La prova su strada.
Ed eccomi finalmente in sella. Descrivere le sensazioni è la parte più difficile. Una regola che ho imparato scribacchiando di moto è che la presa di contatto non deve essere troppo lunga per non “abituarsi ai difetti” ma nemmeno così breve da non farli emergere. E il percorso deve essere noto, in modo da avere dei riferimenti.
E’ quello che ho provato a fare.
Inutile parlare del gruppo o delle ruote, ampiamente conosciute. Meglio soffermarsi sul comportamento globale della bici e del telaio in particolare.
La bici è comoda, esattamente come me la ero immaginata vedendo le geometrie. Leggera, ma non come dichiarato. Io ho verificato 7,05 kg senza pedali, che poi sarebbero 100g di differenza. Forse qualcosa in più, visto che le ruote sono più leggere di quelle di serie. Credo che il risultato sia imputabile al gruppo Sram Force, più pesante di quanto dichiarato.
La bici risponde subito alla pedalata, trasformando ogni giro di gambe in energia di spinta, senza dispersioni. L’avantreno è preciso e solido, un pelo nervoso nelle curve più strette, tipo tornanti in discesa, dove tende a chiudere. Il profilo appuntito delle coperture accentua questa caratteristica, che comunque non pregiudica in alcun modo la stabilità. Sarebbe interessante un raffronto con copertoncini diversi.
In piano viaggia veloce, senza subire l’influenza del vento laterale. Una volta presa la cadenza si mantiene l’andatura all’infinito, senza necessità di rilanciare di continuo
In discesa la precisione non viene meno, soprattutto nei curvoni affrontati in pieno.
Nei rilanci riprende subito velocità, con un live ritardo di risposta che non so se attribuire al telaio o alle ruote.
Dove però il connubio ruote telaio rende davvero bene è in salita. Sono riuscito ad arrampicarmi tirando un rapporto più duro di quello solito, sempre seduto e con solo due rilanci in piedi sui pedali in occasione di un paio di variazioni repentine di pendenza. Vi dico la verità: ho goduto come un riccio!
La frenata mi intimoriva, per via di quello che avevo letto sul forum circa la pista frenante della DA 7900. E’ vero, non è pronta come l’accoppiata campagnolo skeleton-fulcrum. Nella prima fase la mancanza di mordente è netta, per poi migliorare fino all’arresto. Quasi ovvio, visto che la velocità diminuisce. Anche la modulabilità ne risente. Insomma, non è il caso di tirare la staccata fin dentro la curva, perché c’è il rischio di arrivare lunghi, pinzare troppo forti e sporcare la traiettoria. Meglio anticipare e curvare rotondi, fidando sull’ottima stabilità del telaio nelle curve a medio e ampio raggio.
Due quindi le caratteristiche che spiccano. La comodità e la precisione di guida, grazie a geometrie del telaio davvero indovinate. Una bici da gran fondo, adatta a chi vuole percorrere molti km e ore in sella. Non una bici nervosa e scattante, da gare in circuito.
Difetti: estetica poco coinvolgente, colorazioni povere e tempi di attesa in determinati periodi dell’anno abbastanza lunghi. Dichiarati fin dal primo momento, però aspettare 5-6 settimane una bici è dura, il tempo non passa mai
Pregi: telaio ben fatto, ottimo assemblaggio in fabbrica, attenzione continua al cliente in tutte le fasi della vendita, prezzo decisamente concorrenziale, grande possibilità di personalizzazione e finiture perfette.
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Al momento sembro essere l’unico sul forum ad avere una bici di questo marchio; apro questo lungo topic riportando la mia esperienza, dalla configurazione alla messa in strada della bici.
Il marchio Rose è molto conosciuto nel Nord e nella Mittel Europa, meno da noi. Da circa un anno è stato aperto il sito in lingua italiana, seppure con descrizione dei prodotti in inglese. Hanno un ottimo e paziente corrispondente per L’Italia, Sergio Ghezzi, cui poter rivolgere tutte le domande del caso: e non ho lesinato…
Il mio acquisto, anche se non sembrerà leggendo questo lungo topic, è stato d’impulso. La prima scelta era per una altra bici, una Izoard, per la quale il gentilissimo Alberto, qui sul forum meglio conosciuto come Lanerossi, mi aveva anche fatto un ottimo prezzo. Ma la mancata vendita della mia bdc aveva fatto sfumare la cosa.
Poi, quando oramai avevo procrastinato l’acquisto a data da destinarsi e tolto gli annunci tranne su un sito su cui mi ero pure dimenticato di averlo, sono stato contattato nello stesso giorno da due persone che volevano acquistare sia la bdc che quella da trekking che non usavo più. A questo punto mi sono trovato con un budget di spesa di circa 2400-2500 euro.
Una cifra bislacca, più alta di quanto necessario per la Izoard ma troppo bassa per un top di gamma.
L’unica era rivolgersi alla vendita online, perché con questa cifra ci si porta a casa una ottima bici. Un paio di sere passate sul sito Canyon non hanno dati frutti. Non per la bontà delle bici, che non si discute, ma perché non è scoccata la scintilla. Lo stesso con la ricerca di modelli in offerta presso qualunque negozio avesse un sito.
Inizio a sfogliare il catalogo Rose, identifico un paio di modelli che potrebbero fare al caso mio e li studio.
Varie prove con il configuratore e la scintilla finalmente scocca.
Geometrie tradizionali e comode, quei tubi tondi che mi ricordano tanto il mio amato acciaio, la possibilità di personalizzare la bici secondo le mie esigenza e, ultimo ma non ultimo, una bici equipaggiata bene che rientra nel mio budget e l’acquisto è deciso.
Un acquisto di rottura, per me che da quando avevo dodici anni ho sempre avuto solo campagnolo su una bici da corsa. Gruppo Sram e ruote Shiamano, quasi una eresia per un campagnolista convinto…
Vediamo in dettaglio le varie fasi, fino alla prova finale su strada.
1. Configurazione.
Il sito è completo, facile da navigare e usare. Una volta identificata la “famiglia” di bici che interessa, o la si prende così come montata di serie o si fa partire il configuratore, gioia per gli occhi ma non per il portafogli.
E’ facile farsi prendere la mano, ragionare con il tipico “vabbè, preso questo, che faccio? non metto anche quest’altro?” e il prezzo sale. Conviene quindi crearsi varie configurazioni, tutte salvabili e memorizzabili sul proprio profilo, per un facile raffronto.
E’ possibile personalizzare quasi tutto, cucendosi la bici addosso. Per le modifiche non previste dal configuratore, una mail al corrispondente italiano o allo staff di Rose è in grado di risolvere il problema.
Nel configurare la bici si possono scegliere diversi componenti a costo zero, ossia senza alcun sovrapprezzo; oppure installare componenti di fascia superiore, pagando la differenza rispetto al pezzo montato. Io l’ho trovato conveniente per le ruote, visto che con una differenza tutto sommato non elevata ho potuto montare due ruote al top.
Si sente la mancanza di un buon configuratore per la taglia telaio, attacco ecc. Vero è che i software di questo tipo non sono vangelo, ma potrebbe essere un valido aiuto per chi è meno esperto. Non so se esiste un servizio di consulenza personalizzato per le misure. In ogni caso, per chi è alle prime armi, consiglio una visita biomeccanica preliminare.
2. Ordine, pagamento e spedizione.
Una volta decisa la configurazione finale della bici, la procedura di acquisto è semplice, in linea con tutti i siti di vendita online. Possibilità di scegliere il pagamento a mezzo bonifico o con carta di credito. Utile la facoltà di ricevere subito ciò che è magazzino, nel caso in cui, come me, si è acquistato anche altro (componenti per sistemare altra bici), senza ulteriori spese di spedizione.
Tutte le fasi di elaborazione dell’ordine fino all’invio del pacco sono costantemente monitorate da Rose, che provvede puntualmente, sia con mail personali che automatiche, ad avvisare il cliente dei diversi passaggi. Per i componenti e gli accessori la cosa non è alla fine tanto importante. Mi ha fatto molto piacere invece essere costantemente informato sulla bici, compreso il momento in cui è iniziato l’assemblaggio in fabbrica.
I tempi di spedizione previsti sono stati rispettati. Un ritardo in realtà c’è stato causato da un mio problema con la carta di credito. A conti fatti, detraendo i giorni causati dal mio errore, i tempi sono stati perfettamente rispettati. Importantissima in tutta questa fase la costante assistenza di Sergio Ghezzi, rappresentante per l’Italia di Rose, che mai mi ha fatto mancare il suo aiuto. Compreso il cambio di indirizzo all’ultimo minuto per la spedizione, cosa non sempre facile quando a processare gli ordini sono i pc. Certo, si potrebbe obiettare che in fin dei conti è il suo lavoro. Ma c’è chi il proprio lavoro lo fa bene e chi no. Grazie di tutto, Sergio.
La spedizione avviene con DHL. Questo significa che il pacco è tracciabile sino all’arrivo in Italia. Dopo, per poterlo continuare a seguire, è necessario procurarsi il track italiano.
Per fare questo basta inviare una mail al servizio DHL italiano che nel giro di 24h massimo fornisce il track italiano che consente di visualizzare la spedizione sul DHL Italia.
3. Apriamo il pacco.
La bici arriva parzialmente smontata. Ossia con ruota anteriore e sella a parte (come si vede nelle foto) e il manubrio montato ma ruotato in orizzontale. Anche i pedali sono da montare.
Lo scatolo è di buona qualità e resistente. Mi sarebbe piaciuta un po’ di protezione in più (per esempio plastica con le bolle o inserti in polistirolo) visto che i corrieri non sempre sono delicati.
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A corredo delle bici arriva una trousse di tela marchiata rose contenente i manuali dei componenti e la scheda tecnica della bici con i controlli eseguiti in fase di assemblaggio. C’è anche un libretto di istruzioni per il montaggio della bici, ma è in tedesco e poi le operazioni sono davvero minime.
Sulla bici ho trovato un porta borraccia e una borraccia marchiata Rose. Una gradita sorpresa, anche se ho preferito montare i miei e le borracce le avevo comprate a parte.
4. La bici.
Il modello da me scelto è la Carbon Pro Rs 4400.
Nella configurazione di serie monta gruppo Sram Force, ruote DT Swiss R1500, piega e attacco 3T (Ergonova e Arx, ambedue in alluminio), reggisella Rose in carbonio e sella Fizik Antares.
Io ho optato per una coppia di Durace 7900 c24 cl, Sella Italia Slr gel flow e copertoncini Vittoria Open corsa, con la vezzosa colorazione bicolore in tinta con la bici.
Queste modifiche hanno fatto salire il prezzo dai 2049 euro della versione base a 2459. Le ruote sono costate 349 euro in più, la sella 30 e i copertoncini 10.
Guarnitura compatta e pacco pignoni 12-27 completano i dettagli tecnici.
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Al momento monto pedali spd perché non trovo più i miei pedali da corsa, finiti in chissà quale scatolo dei ricambi nel mio stanzino.
L’estetica è difficile da commentare, troppo soggettiva. A me piace, coi suoi tubi tondi e la geometria quasi tradizionale. Per me che sono un nostalgico dei manettini cambio sull’obliquo, va più che bene.
Una certa sproporzione è ravvisabile tra il massiccio cannotto di sterzo e la forcella esile. Ma è un dettaglio che risalta più in foto che dal vivo.
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Di ottima qualità la verniciatura, limitata invece l’opzione dei colori e delle grafiche. Scelta dettata, suppongo, da motivi economici, perché fregi e decorazione varie costano. La avrei preferita monocromatica. Però una volta abituati, il carbonio a vista del carro diventa un elemento distintivo.
Curatissimo l’assemblaggio. Come mia abitudine ho verificato ogni vite, cavo ecc. Nulla di cui lamentarmi, anzi. Persino le viti dei porta borraccia avevano un filo di grasso per evitare l’ossidazione; accortezza che non tutti hanno.
L’unico appunto riguarda gli spessori sotto la forcella. ne avevo chiesto due da 5mm e ne ho trovati 2 da 1cm, determinando così quella “torre” che si vede in foto. Con calma segherò l’eccesso. Non so se siano di serie, ma io per sicurezza avevo anche richiesto i registri esterni per cambio e deragliatore (ha il passaggio cavi interno) che ho trovato montati.
Il carro è protetto da un batti catena in plastica trasparente, di discreta qualità ma non molto esteso. Per chi, come me, ci tiene a questi dettagli, consiglio la sostituzione con qualcosa di più protettivo.
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5. La prova su strada.
Ed eccomi finalmente in sella. Descrivere le sensazioni è la parte più difficile. Una regola che ho imparato scribacchiando di moto è che la presa di contatto non deve essere troppo lunga per non “abituarsi ai difetti” ma nemmeno così breve da non farli emergere. E il percorso deve essere noto, in modo da avere dei riferimenti.
E’ quello che ho provato a fare.
Inutile parlare del gruppo o delle ruote, ampiamente conosciute. Meglio soffermarsi sul comportamento globale della bici e del telaio in particolare.
La bici è comoda, esattamente come me la ero immaginata vedendo le geometrie. Leggera, ma non come dichiarato. Io ho verificato 7,05 kg senza pedali, che poi sarebbero 100g di differenza. Forse qualcosa in più, visto che le ruote sono più leggere di quelle di serie. Credo che il risultato sia imputabile al gruppo Sram Force, più pesante di quanto dichiarato.
La bici risponde subito alla pedalata, trasformando ogni giro di gambe in energia di spinta, senza dispersioni. L’avantreno è preciso e solido, un pelo nervoso nelle curve più strette, tipo tornanti in discesa, dove tende a chiudere. Il profilo appuntito delle coperture accentua questa caratteristica, che comunque non pregiudica in alcun modo la stabilità. Sarebbe interessante un raffronto con copertoncini diversi.
In piano viaggia veloce, senza subire l’influenza del vento laterale. Una volta presa la cadenza si mantiene l’andatura all’infinito, senza necessità di rilanciare di continuo
In discesa la precisione non viene meno, soprattutto nei curvoni affrontati in pieno.
Nei rilanci riprende subito velocità, con un live ritardo di risposta che non so se attribuire al telaio o alle ruote.
Dove però il connubio ruote telaio rende davvero bene è in salita. Sono riuscito ad arrampicarmi tirando un rapporto più duro di quello solito, sempre seduto e con solo due rilanci in piedi sui pedali in occasione di un paio di variazioni repentine di pendenza. Vi dico la verità: ho goduto come un riccio!
La frenata mi intimoriva, per via di quello che avevo letto sul forum circa la pista frenante della DA 7900. E’ vero, non è pronta come l’accoppiata campagnolo skeleton-fulcrum. Nella prima fase la mancanza di mordente è netta, per poi migliorare fino all’arresto. Quasi ovvio, visto che la velocità diminuisce. Anche la modulabilità ne risente. Insomma, non è il caso di tirare la staccata fin dentro la curva, perché c’è il rischio di arrivare lunghi, pinzare troppo forti e sporcare la traiettoria. Meglio anticipare e curvare rotondi, fidando sull’ottima stabilità del telaio nelle curve a medio e ampio raggio.
Due quindi le caratteristiche che spiccano. La comodità e la precisione di guida, grazie a geometrie del telaio davvero indovinate. Una bici da gran fondo, adatta a chi vuole percorrere molti km e ore in sella. Non una bici nervosa e scattante, da gare in circuito.
Difetti: estetica poco coinvolgente, colorazioni povere e tempi di attesa in determinati periodi dell’anno abbastanza lunghi. Dichiarati fin dal primo momento, però aspettare 5-6 settimane una bici è dura, il tempo non passa mai
Pregi: telaio ben fatto, ottimo assemblaggio in fabbrica, attenzione continua al cliente in tutte le fasi della vendita, prezzo decisamente concorrenziale, grande possibilità di personalizzazione e finiture perfette.
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