Allora, secondo voi, per fare buona navigazione nei punti critici quale app Android funziona meglio tra le varie Osmand, Endomondo ecc. ecc.?
La domanda da un milione di Euro, cui segue una risposta (apparentemente) banale: tutte fanno bene o male la stessa cosa, dipende da quale ti piace di più e meglio si adatta alle tue esigenze.
Detto questo, passiamo a qualche approfondimento:
Fondamentalmente utilizzo un vetusto e glorioso
Garmin Edge 305 (trovo comunque che - a parita' di funzioni utilizzate - lo strumento non faccia particolare differenza): talvolta, come te, pianifico il percorso con Google Maps/BaseCamp/MapSource/etc. e lo faccio fagocitare al dispositivo: ho un breadcrumb da seguire e sono a posto. Facile in mtb, meno facile – almeno per me – in bdc (quando dicono “la città è una giungla d’asfalto non scherzano… oppure sono io: mah!”
, pertanto mi è capitato di domandarmi – in città mai visitate prima – “dove razzo sono finito?” (corollario “per andare dove devo andare, da che parte devo andare”
… intendiamoci, la traccia la riprendo con relativa tranquillità, sebbene – in rare occasioni – quella tranquilla stradina indicata sulla mappa è in realtà un’interstatale a 8 corsie… il PC è lontano, il proprio piano dati non permette granché (oppure non c’è connettività dati – ricordate sempre le leggi di Murphy), pertanto serve un piano B. Per diretta esperienza, nulla batte le mappe offline – per quanto imprecise o obsolete queste possano essere: si estrae il cellulare dalla tasca e si prosegue.
Come? Io faccio così…
A me piace
OruxMaps. L’operatività ricorda i
vecchi Garmin
eTrex (oltre ad avere compatibilità con le mappe “open” Garmin – per esempio, in Italia utilizzavo
queste, sebbene ad oggi siano tecnicamente obsolete, non credo la morfologia del paese sia cambiata molto).
Oltre al precedente, porto sempre con me il classico Tomtom (in Italia non era male) e il sovietico
Navitel: il primo – quando in bici – lo apprezzo per la consultazione al volo: mi fermo, faccio una bevuta, guardo dove mi trovo, guardo dove devo andare, rimetto il cellulare in tasca e proseguo. Nel tuo caso, però, Navitel è più adatto, poiché (pur essendo lievemente più macchinoso di un Tomtom) fa esattamente quanto hai descritto: gli dai in pasto un gpx (come piacevole aggiunta, ti permette altresì di registrare la tua attività per analisi successiva), metti il telefono sul teste’ rispolverato portacellulare da manubrio… e via!
Una parentesi circa Google maps: sappiamo bene che permette di scaricarsi parte delle mappe per successivo utilizzo offline, ha decentissime funzioni di navigazione (niente particolare, ma non ci si può davvero lamentare).
Poi ci sono altre app/arzigogoli/funzioni/dispositivi... potrei effettivamente andare avanti per ore, ma ho premesso che avrei descritto il software che uso: oltre all'Edge 305 e relativi sensori Ant+ usavo un cellulare android da due lire: ora ne uso uno da quattro. Poi ho una manciata di pc con Linux, un
Mac e una vm con Windows da qualche parte, con i quali traccio percorsi e faccio piani per la dominazione dell'universo. Tutto qua.
“Ma io voglio anche l’interfacciamento ai sensori, al power meter, all’alabarda spaziale, a Instagram, etc.”: per design, l’architettura di Android (e iOS) permette l’accesso contemporaneo ad una risorsa hardware – leggasi AGPS, Ant+, BT(LE), data, etc. – da più applicazioni. Nulla e nessuno ci vieterà di usare, allo stesso tempo, (ad esempio) ipbike, Tomtom, Instagram e via discorrendo, passando da un’applicazione all’altra a seconda della necessità del momento. Però, almeno così ha funzionato per me, le più grandi stupidaggini e le buche più profonde (di quelle che la vibrazione va dritta dal telaio alle ossa, per intenderci) le ho sempre prese quando mi sono distratto per quell’attimo superiore alla frazione di secondo che normalmente impieghiamo per guardare il display del dispositivo che siamo utilizzando: con questo intendo che lo smartphone, la cui utilità è indubbia, finisce sistematicamente per diventare uno strumento di distrazione con le ovvie – pericolose – conseguenze.
Per il resto, un powerpack (nel mio caso autocostruito a pile ricaricabili, che mi fa sentire molto ganzo) non sta male nelle tasche... ma questo e' un altro discorso (sono gia' stato fintroppo prolisso).