"sicurezza prodotti" da repubblica.it "due ciclisti col torace blu..."

MBerge

Velocista
10 Luglio 2013
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Cuneo
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Corsa: Caad12 Ultegra; Fondriest MAX Carb - mtb: Giant Terrago

tornoindietro72

Apprendista Velocista
13 Ottobre 2015
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Francavilla al Mare
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Berta2 Bmc SLR01 RIM
E' sicuramente una vicenda strana, un pò spiacevole. Per fortuna nulla di grave.

MA:

Non bisogna sempre fare di tutta l'erba un fascio. Prodotti in Cina o meno cambia poco, e poi "Made in China" ormai non significa più nulla. Tutto è fatto in Cina, sia prodotti ottimi che prodotti di m***a...

Ah, dimenticavo la chicca: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/06/a8/83/06a8834fa72f8b25eddb880ee8f36e95.jpg :mrgreen::mrgreen:

certo che si, purtroppo...

cina, turchia, india, Bangladesh, paesi auropei anche e via dicendo, la differenza non la fa il paese/nazione ma chi e come e con cosa producono in questi paesi dov'è arcinota la mancanza di controlli quasi su tutto.

tutto però non è ancora prodotto da loro e quando si può, io cerco di acquistare nostrano ma anche qui si può essere "fregati" con parti di produzione delocalizzate all'estero.

però...quando posso
 

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el chepe

Pignone
18 Febbraio 2009
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SCOTT(bdc) CANNONDALE (gravel)
...mah...anch'io non farei di tutta l'erba un fascio. Con le leggi di adesso poi , che basta assemblare il prodotto ( sui prodotti alimentari ancor più grave) in italia, ed avere il marchio, o la possibilità di mettere "made in italy".Comunque, ritornando alla notizia, da come leggo però , non è risultato nocivo dall'esperto, ma è stato solo il tipo a lamentarsi del prurito. Otretutto immagino che anche il tipo, sia un tantino paranoico, solo perchè si ritrova con il petto blu, va al pronto soccorso per il prurito...mah, io avrei provato a lavarmi prima da solo e oltretutto, dato che sicuramente la maglia era sudata, avrei provato a fregare con le mani sulla stessa, per vedere se veniva via colore. Detto questo, anche prima che arrivassero i cinesi, ma sai in quante maglie mi è capitata sta faccenda, soprattutto alla prima indossata. Mi ricordo in particolare negli anni 80, quando andavano di moda parecchi colori (paninari docet), maglioni , ma soprattutto camice, che andavo in disco, ballavo , sudavo e in alcune (di solito con i colori più forti, tipo il verde) succedeva proprio sta storia
 

msmtrt1

Maglia Gialla
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pinarello dogma gruppo shimano DA 9070 Di2
...mah...anch'io non farei di tutta l'erba un fascio. Con le leggi di adesso poi , che basta assemblare il prodotto ( sui prodotti alimentari ancor più grave) in italia, ed avere il marchio, o la possibilità di mettere "made in italy".Comunque, ritornando alla notizia, da come leggo però , non è risultato nocivo dall'esperto, ma è stato solo il tipo a lamentarsi del prurito. Otretutto immagino che anche il tipo, sia un tantino paranoico, solo perchè si ritrova con il petto blu, va al pronto soccorso per il prurito...mah, io avrei provato a lavarmi prima da solo e oltretutto, dato che sicuramente la maglia era sudata, avrei provato a fregare con le mani sulla stessa, per vedere se veniva via colore. Detto questo, anche prima che arrivassero i cinesi, ma sai in quante maglie mi è capitata sta faccenda, soprattutto alla prima indossata. Mi ricordo in particolare negli anni 80, quando andavano di moda parecchi colori (paninari docet), maglioni , ma soprattutto camice, che andavo in disco, ballavo , sudavo e in alcune (di solito con i colori più forti, tipo il verde) succedeva proprio sta storia

E' sempre successo e continuerà a succedere, non solo per i prodotti cinesi temo e poi, con questo freddo... magari un intimo sotto la maglia made in china io lo metto.... :mrgreen:
 

tornoindietro72

Apprendista Velocista
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...mah...anch'io non farei di tutta l'erba un fascio. Con le leggi di adesso poi , che basta assemblare il prodotto ( sui prodotti alimentari ancor più grave) in italia, ed avere il marchio, o la possibilità di mettere "made in italy".Comunque, ritornando alla notizia, da come leggo però , non è risultato nocivo dall'esperto, ma è stato solo il tipo a lamentarsi del prurito. Otretutto immagino che anche il tipo, sia un tantino paranoico, solo perchè si ritrova con il petto blu, va al pronto soccorso per il prurito...mah, io avrei provato a lavarmi prima da solo e oltretutto, dato che sicuramente la maglia era sudata, avrei provato a fregare con le mani sulla stessa, per vedere se veniva via colore. Detto questo, anche prima che arrivassero i cinesi, ma sai in quante maglie mi è capitata sta faccenda, soprattutto alla prima indossata. Mi ricordo in particolare negli anni 80, quando andavano di moda parecchi colori (paninari docet), maglioni , ma soprattutto camice, che andavo in disco, ballavo , sudavo e in alcune (di solito con i colori più forti, tipo il verde) succedeva proprio sta storia

il marchio, anzi, "lo smacchio" a pelle penso sia capitato a tutti me compreso. Il problema non è solo su questo settore ma ormai su tutto ciò con cui interagiamo ciò è vero oggi come lo era prima.
il marchio non è sempre certezza di tutto, certo è che magari un prodotto fatto in Italia può avere una "paternità certa" e prodotto, si spera, con maggiori controlli...poi tutto è possibile.

Due mesi fa manco ci avrei fatto caso all'articolo, adesso con la scimmia in bici, si:mrgreen:.
 

markus2465

Apprendista Cronoman
10 Dicembre 2007
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chiuso
Giusto per..... avrebbero dovuto dire quanto le avevano pagate comprese le spese di spedizione....

Ho conosciuto laboratori cinesi che lavoravano con uno standard di qualità elevato, anche per brand italiani famosissimi

Avere etichetta made
in Italy oggi non garantisce più nulla.
Comunque più volte ho avuto fregature da italiani .... E mai da gente straniera
 

el chepe

Pignone
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SCOTT(bdc) CANNONDALE (gravel)
infatti è quello che intendevo.
Oltretutto, io ho un paio di divise prese su aliexpres (anche spiderman) :mrgreen: e debbo dire che ho fatto giri anche di 6-8 ore d'estate in montagna, sudore a go go e mai neanche dal primo lavaggio è successa una cosa simile.
Per chi ha vissuto gli anni 70 e primi 80, gli indumenti italiani di mercato (magari no le grandi firme), non si discostavano poi così tanto da questi prodotti cinesi di adesso, sia come qualità e sicurezza dei materiali e coloranti, eppure non siamo morti nessuno per questo
 

Ferro1

Apprendista Velocista
24 Settembre 2014
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Trani
www.ferrobiciclette.it
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Ferro Puje e Ferro Arcora
E' sicuramente una vicenda strana, un pò spiacevole. Per fortuna nulla di grave.

MA:

Non bisogna sempre fare di tutta l'erba un fascio. Prodotti in Cina o meno cambia poco, e poi "Made in China" ormai non significa più nulla. Tutto è fatto in Cina, sia prodotti ottimi che prodotti di m***a...

Ah, dimenticavo la chicca: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/06/a8/83/06a8834fa72f8b25eddb880ee8f36e95.jpg :mrgreen::mrgreen:

infatti non far di tutta l'erba un fascio.
Non tutto é fatto in Cina
 

tornoindietro72

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Berta2 Bmc SLR01 RIM
infatti non far di tutta l'erba un fascio.
Non tutto é fatto in Cina

vero, vero tutto quel che si è detto, ma penso che i canali "tradizionali" di commercializzazione visti i vari e diversi attori della filiera, tracciabili e rintracciabili, tutti interessati diretti, diano, almeno sulla carta, maggiori garanzie anche sul prodotto, questo vale tanto per il commerciante quanto per il consumatore finale, poi il marcio ed il malcostume è ovunque.

acquistare ad Hong Kong fuori circuito vuol dire sapere già a priori cosa NON si sta pagando e relativi rischi, come per le maglie in questione, poi oguno è libero di fare ciò che vuole con i propri soldi, io, se posso, preferisco fidarmi del tricolore e di quel che c'è dietro...sino poi, magari, ad essere smentito.
 

MBerge

Velocista
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infatti non far di tutta l'erba un fascio.
Non tutto é fatto in Cina

Certo anche in Taiwan, Thailandia, Indonesia, Singapore.
Poi è ovvio che c'è anche il made in Italy, ma non prendiamoci in giro. La maggior parte dei capi che abbiamo in casa sono prodotti in Asia... E di per sè che un capo sia prodotto in Asia o in Italia non cambia proprio nulla, non da alcuna garanzia di qualità una sola e semplice etichetta. Ci possono essere ottimi capi made in Cina e pessimi capi made in Italy...
E' questo quello che intendevo dire.

Domani se ne ho il tempo, per curiosità, mi controllo le etichette di un pò di capi di vario genere che ho in casa. Poi riporto i risultati! o-o:mrgreen:
 

tornoindietro72

Apprendista Velocista
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Berta2 Bmc SLR01 RIM
come l'abito non fa il monaco l'etichetta non è sinonimo di qualità e sicurezza, su questo credo siamo tutti concordi, quel che fa la differenza è ciò che avviene prima, durante e dopo la produzione. Il controllo sui materiali, ma controllo vero, per vedere ci cosa si vestono i clienti finali, oltre che controllo sulla manifattura. Il marchio è pur sempre un minimo di garanzia e se viene meno questa idea allora è veramente un casino, certo è che il cliente finale oggi deve stare accorto visto che tutta la filiera è profondamente cambiata, vista la feroce concorrenza eseistente nel mercato ufficiale ed in quello parallelo del contraffatto o pseudo originale. visto che non pochi sono stati i casi di prodotti con marchi, etichette, istruzioni originali ma di fatto contraffatti. insommma occhi aperti.
 

Cyboraf

Scalatore
11 Giugno 2012
6.525
1.782
58
Torino
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Wilier SLR 0 su Ultegra Elettrico - Vetta Acciao su Campy
Certo anche in Taiwan, Thailandia, Indonesia, Singapore.
Poi è ovvio che c'è anche il made in Italy, ma non prendiamoci in giro. La maggior parte dei capi che abbiamo in casa sono prodotti in Asia... E di per sè che un capo sia prodotto in Asia o in Italia non cambia proprio nulla, non da alcuna garanzia di qualità una sola e semplice etichetta. Ci possono essere ottimi capi made in Cina e pessimi capi made in Italy...
E' questo quello che intendevo dire.

Domani se ne ho il tempo, per curiosità, mi controllo le etichette di un pò di capi di vario genere che ho in casa. Poi riporto i risultati! o-o:mrgreen:

Non sono d accordo.
Se compri in Italia, visti i controlli e le leggi vigenti e ľ attenzione alla salute pubblica, anche se ormai in declino infinitamente superiore a qualsiasi concetto simile vigente nel far East, hai meno probabilità di entrare in contatto con prodotti nocivi
 

MBerge

Velocista
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Non sono d accordo.
Se compri in Italia, visti i controlli e le leggi vigenti e ľ attenzione alla salute pubblica, anche se ormai in declino infinitamente superiore a qualsiasi concetto simile vigente nel far East, hai meno probabilità di entrare in contatto con prodotti nocivi

Io sinceramente (non so tu) non conosco le normative che regolano il commercio nel medio oriente, quindi non esprimo giudizi di disvalore.

Mi limito ad esprimere la mia opinione secondo cui una scritta sull'etichetta non sia sinonimo di qualità in valore assoluto.
Semmai si può discutere sull'eticità dell'acquisto di prodotti provenienti dal medio oriente, per cui io mi schiero fra quelli che, laddove possibile con le proprie finanze, sia meglio acquistare prodotti nostrani, in modo da continuare ad alimentare gli indotti del nostro paese, mantenendo forte la domanda di beni e di conseguenza la domanda di occupazione interna. o-o
 
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Cyboraf

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[MENTION=58406]MBerge[/MENTION],

Io non conosco, ovviamente, la giurisdizione e la normativa del lavoro nei paesi del Far East.
Tuttavia non possiamo davvero, seriamente, ritenere che la tutela e del lavoratore e dell' ambiente e del consumatore, intese sia in termine di diritti del singolo sia in termini di sicurezza della salute, nei paesi dell' estremo oriente sia allo stesso livello di quelli vigenti nei paesi occidentali; fosse anche solo perchè il percorso di sviluppo e le lotte che hanno portato ad ottenere queste normative di tutela sociale e del territorio, da noi sono cominciate ben oltre un secolo fa ma, solo ora, si stanno proponendo in quei paesi dove lo sviluppo diventa l' imperativo principale anche a causa di un gap di benessere economico da colmare a tutti i costi.
Ovviamente questo non vuol dire che in Cina non si possa produrre con qualità e attenzione alla salute (e in effetti molti marchi occidentali producono in estremo oriente ma con un controllo di qualità e normative tali da rispettare i parametri dei paesi in cui questi prodotti devono essere esportati). Tutto questo però, ovunque si produca , comporta dei costi aggiuntivi.
Il discorso diventa complicato e tange aspetti legati al concetto di incauto acquisto e speculazione ma chiunque compri merce ad un prezzo evidentemente irrisorio non può non aspettarsi delle difformità, alle volte anche causa di nocività alla salute, rispetto ad articoli marchiati e garantiti. Senza parlare di aspetti legati a probabile elusione dei tazi doganali ed evasione delle tasse nazionali.
Per quanto, invece, riguarda la seconda parte del tuo discorso premetto che, come puoi vedere dalla firma, io sono convinto e strenuo sostenitore del made in Italy, a maggior ragione in un settore come quello del ciclismo e dell' abbigliamento dove da sempre insegnamo.
Tuttavia non ritengo che l' acquirente sia eticamente vincolato a comprare prodotti nazionali.
Infatti ogni attività, commerciale, produttiva e lavorativa in generale ha un' impronta sul sociale della nazione o, diciamo più genericamente, del gruppo sociale nell' ambito del quale l' azienda opera.
Tuttavia, con le attuali norme finanziarie e di mercato, molte aziende, esse per prime, disconoscono la propria valenza etica all' interno del tessuto sociale. Alcune in nome del puro profitto, altre, spesso a malincuore, per cercare di sopravvivere ad un mercato sempre più senza regole e dove l' attenzione alla qualità, al prodotto e alla socialità sono considerati enormemente meno che una semplice voce di bilancio.
E' l' era del capitalismo finanziario che ha soppiantato quella del capitalismo industriale, dove i padroni del vapore non sono più gli imprenditori o gli artigiani ma gli economisti...
Tutto ciò ha portato alla famosa globalizzazione che in realta è solo una deregulation legislativa e produttiva.
Stante quindi questa dicotomia, non si può ritenere il cliente finale eticamente vincolato ad acquistare articoli provenienti da aziende che hanno il marchio del proprio paese, ma solo il marchio, mentre noi tutti dovremmo sentirci vincolati a guardare a quelle realtà che del made in Italy fanno uno stile di vita. Non una bandierina che faccia lievitare il prezzo dell' articolo.
Oddio , forse sono andato un pò troppo lontano ma io, per parte mia, finche potrò, continuerò ad acquistare bici e accessori targati made in Italy, preferibilmente riconducibili a realtà artigianali (es. Telaisti locali più o meno famosi, ma comunque competenti) o semi-artigianali ( es. Fulcrum/Campagnolo).
Se poi a pochi euro c'è chi preferisce comprare un completo replica di quale che sia squadra, libero di farlo a suo rischio e pericolo.
o-o
 
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