Dopo aver letto i racconti degli altri, soprattutto quelli più epici, trovo la "forza" per buttare giù due righe sulla prima Oetztaler.
Oetztaler: me ne ha parlato per la prima volta un paio di anni fa un amico di Bologna conosciuto in bici in Puglia. Non sapevo cosa fosse e anche dopo averlo scoperto questo evento è rimasto un'entità distante, forse perché irraggiungibile.
Poi quest'anno ho deciso di tentare il sorteggio, sapendo che alla fine non sarei stato estratto. Ed invece...
Dall'estrazione dunque ho solo pensato al 28 agosto. Ho fatto tanti chilometri, ma è stato un anno un po' tribolato, per via del cambio di lavoro e di città. E di preparazione in corsa. Ma alla fine volevo esserci a prescindere dalla prestazione. Negli ultimi 40 giorni mi sono allenato abbastanza bene e devo dire che avevo ripreso un po' più di fiducia. Quanto meno per finirla decorosamente.
Sono arrivato a Soelden con la ragazza già da mercoledì, per rilassarmi e godermi di più l'evento. Pian piano ho visto crearsi l'atmosfera in città. Già da giovedì i ristoranti iniziavano a riempirsi e le strade a popolarsi di ciclisti.
Particolarmente toccante la solidarietà dei veterani. Non appena dicevo ad uno di loro che ero alla prima Oetzty, via con i consigli, le strategie, le rassicurazioni. Chi mi dice che la gara inizia a San Leonardo, chi mi dice che il vero bastardo è il Brennero, chi mi dice che la gara finisce al tunnel. Io registravo, ma sapevo che solo sulla mia pelle avrei capito meglio.
Arrivo alla gara concentrato, carico e con tanta voglia di partire. In settimana mi sono riposato e ho mangiato anche bene. Forse per una volta quest'anno l'approccio alla gara è stato giusto e senza alcuno stress ansiogeno.
Pronti via e la gamba sembra buona. Per puro caso mi ritrovo a ruota di quel mio amico bolognese di cui sopra...E mi viene il primo brivido.
Sul Kuthai salgo tranquillo pensando a tutte le indicazioni dei veterani...E seguendo le stesse indicazioni resto coperto sul Brennero, dopo il quale mi fermo per il primo ristoro. Riparto e sento che ancora ci sono. A Vipiteno ho oltre 30km/h di media e quasi 5/5,30 ore di margine per poter arrivare al tempo che avevo in testa (ma non avevo detto a nessuno).
Affronto il Giovo sempre controllando le energie. Passano i km e penso di poter svalicare con un buon tempo e senza comunque aver speso tanto. Mi sembra una buona giornata e tra me penso: dove sta la fregatura?!
Ed eccola: al X km del Giovo, forse per una cambiata assassina, mi si apre la catena. Pedalo a vuoto. Sono nel panico. In pochi secondi mi sono rivisto tutti gli ultimi 6 mesi di allenamenti fatti per questa gara. Mi viene da piangere, ma la delusione mi blocca le lacrime. Poggio la bici sull'erba e mi siedo a bordo strada, incrociando braccia e gambe. La mia Oetzty è finita qui. Passa tanta gente, molta della quale superata sul Kuthai e sul Brennero. Ricevo solidarietà da quasi tutti i passanti in tutte le lingue, ma riesco a decifrare solo quelle in italiano e inglese: "o ca...o, la catena no!" "----, the chain". E intanto prendo freddo allo stomaco, dato che sudato resto nell'ombra del bosco. Il ritiro è la migliore soluzione.
Arriva però l'assistenza meccanica: il problema è risolvibile. Posso ripartire e riparto, si ma per fare cosa? Mi fermo al ristoro del Giovo, mangio, sento che il mio stomaco è sottosopra (rabbia, freddo ecc.). E qui prendo la mia decisione. Me la voglio godere e gustare questa mia prima volta. Mi toglierò la soddisfazione di arrivare, di vedere il sorriso della mia ragazza che attende il traguardo, ma senza pensare ai watt, al cronometro e a niente. Voglio viverla con lo spirito della maggior parte dei partecipanti, di coloro che vanno a Soelden per il piacere di esserci.
Affronto il Rombo piano e fermandomi a quasi tutti i ristori, perché il caldo mi costringe a idratarmi molto. Riesco a farmi fare un video anche da [MENTION=10802]rapportoagile[/MENTION], al quale mi presento troppo tardi per dagli il tempo di scattare una foto.
E finalmente arriva il tunnel e penso che questa lunga passeggiata è quasi a compimento.
Mi godo l'ultima discesa e in un battito di ciglia sono giù a Soelden.
Ricevo l'abbraccio della mia ragazza, contenta come se avessi vinto io non sapendo però quanta delusione avessi dentro.
Vado in albergo, faccio la doccia ed esco per mangiare. Scoppia il diluvio universale sotto il quale vedo ancora gente arrivare. Questa immagine mi fa scivolare pian piano la delusione. La sofferenza di chi ha tagliato il traguardo dopo di me in quelle condizioni, mi fa capire che dal Giovo in poi ho interpretato e onorato questo evento nel migliore dei modi, a prescindere dalle 10 ore e 50 minuti che ho impiegato per tagliare il traguardo.
Un saluto a tutti gli amici del forum incrociati in albergo (@tapinaz, [MENTION=21616]pedalone[/MENTION]dellabassa, [MENTION=16283]CRAMPO[/MENTION], [MENTION=42892]panta41[/MENTION], [MENTION=75049]neverGiveUp[/MENTION]! e naturalmente [MENTION=6633]samuelgol[/MENTION]).