La sfida con Antonello naque in inverno nello spogliatoio del Campo del ghiaccio, dove giocavamo a Hockey. Sapevo che andava in bici e qualche volta l'avevo anche incrociato, ma vederlo in inverno con l'abbronzatura e la muscolatura da ciclista mi soprese non poco. "
Ehhhh, ho fatto una settimana alle Canarie. Tra dieci giorni invece farò uno stage in Costa Brava" Parlava come un professionista, e buon per lui, le sue "finanze" gli permettavano questa bella vita. Conoscevo Antonello da tanti anni, ma questa sua passione per il ciclismo mi era nuova. Automaticamente partirono le domande:"
ma che tempo fai sulla Mendola?" -
"Ma fai parte del Team Assos, 'azz" allora questa formazione annoverava la
crem de la
crem del ciclismo bolzanino. Insomma, decidemmo di sfidarci e optammo per la Granfondo dell'Alto Adige che si sarebbe tenuta d'estate. Percorso lungo, ovviamente!
Secondo me era una GF molto "interessante". Fu organizzata come complemento del Giro delle Dolomiti per 3 anni (mi pare). Io partecipai alla prima edizione, quella che prevedeva la partenza da Bolzano, poi la val Sarentino e il Passo Pennes, quindi giù a Vipiteno, dove quelli che optavano per il percorso corto giravano verso Bolzano lungo la Val d'Isarco (e non era comunque una passeggiata); gli altri affrontavano il Passo Giovo, per poi scendere a San Leonardo in Passiria e quindi a Merano: Qui chi faceva il medio proseguiva verso Bolzano, in pianura. Quelli del lungo affrontavano la salita di Avelengo, e i successivi saliscendi spaccagambe fino a Meltina. Da qui, giù a Terlano e quindi Bolzano. Non era una passeggiata, infatti era annoverata gra l GF più dure d'Italia, con i suoi ca. 170 km e oltre 4500m di dislivello.
Il 2000 fu il mio miglior anno, ciclisticamente parlando, ma mi sentivo anni luce dietro Antonello: lui look da pro, magro, abbronzato, depilato e con bici
Time fornita dalla squadra; io piuttosto tarchiatello, con bici
Cannondale montata 105 e una depilazione della gambe approssimativa con ciuffi di peli "dimenticati", più per scimmiotare i pro che per altro.
Mi allenai come meglio potevo, ma lasciando ampio spazio anche ad altre passioni. Mentre sapevo che Antonello ci "dava dentro".
Arrivó il fatidico giorno. Ero teso e l'emozione mi costrinse a cercare un bagno più volte prima della partenza. Non tanto per la sfida, che consideravo già persa, ma per la lunghezza e il dislivello, che non avevo mai affrontato prima.
La partenza prevedeva un dietro-macchina attraverso la città, poi all'inizio della Val Sarentina il via vero e proprio. Antonello era a ca venti posizioni davanti a me. E al via scattò insieme al gruppopne dei forti e scomparve dalla mia vista. La salita inizialmente è facile, poi diventa un po' più impegnativa, per poi spianare prima del duro tratto finale del Passo Pennes. Fu su questo lungo tratto al 2-3% che, grazie al gruppetto veloce che ero riuscito ad aggangiare, raggiunsi Antonello, che aveva perso le
ruote forti era rimasto solo. Gli urlai "attaccatiiii!", iniziò il Passo Pennes e il mio gruppo si sfaldò. In cima c'era il ristoro e mi fermai per una decina di minuti. Stavo chiacchierando quando sopraggiunse Antonello, che non si fermò, ma indossò la mantellina e si fiondò in discesa.
"Porca putt...!'' Mi lanciai all'inseguimento, ma la mia paura per la discesa mi fece tirare i freni eccessivamente.
"Bene, Antonello è andato, pazienza". Iniziai la salita del Passo Giovo insieme ad un gruppetto con un buon passo. A pochi kilometri dalla vetta, incredibile ma vero, vidi la sagoma di Antonello davanti a me: aveva circa un tornante di vantaggio. Ad un centinaio di metri dal Passo gli fui alle spalle. Ma questo "bischero", come fece sul Passo Pennes, si lanció in discesa senza neppure sognarsi di fermarsi al ristoro (e senza neppure indossare la mantellina). "
va vaffanc..." pensai. Mi fermai, mangiai con calma, bevetti un paio di Coca Cole. Un po' di stratching e dopo ripartii, ormai sconfitto. La Val Passiria è "bastarda" e da S. leonardo a Merano NON è affatto in discesa. E quella volta c'era pure il vento contro. Ormai i ciclisti si erano diluiti e se ne vedevano pochi. Merano: bivio del medio e lungo. Chiesi all'addetto segnalatore se si ricordava da quanto tempo era passato un ciclista con la divisa della Assos. "
No, non ricordo. Peró ti dico che la maggiorparte qui, tira dritto per Bolzano. Pochi affrontano la salita di Avelengo per il lungo"
- "
Ma tra questi ce n'era uno della Assos????"
- "
Mi spiace non te lo so dire"
Ero stanco, con i crampi in agguato, ma ripartii deciso per Avelengo.
Il primo tratto è micidiale con un lungo semi-rettilineo al 11-12%, traffico domenicale, motociclisti stranieri emuli di Valentino Rossi....ma nessun ciclista in vista. Raggiunsi la fine salita e mi attendevano una decina di km di sali e scendi "spaccagambe". Ero cotto, ma qualcosa mi spingeva avanti. Ad un certo punto entrai nel paesino di Verano, dove vidi una folla venire verso di me, in mezzo alla strada.
"Ecco, ho le allucinazioni" invece era tutto vero, mi trovai nel mezzo di una processione. Il carabiniere di servizio ebbe compassione e riuscì a fare in modo che la gente lasciasse un spazio per passare. La discesa da Meltina alla Valle dell'Adige, mi galvanizzò e riuscii a sorpassare la prima della donne, che era scortata da due compagni di squadra
.
Questo mi diede ancora più carica tanto che percorsi gli 8 km di pianura veramente forte (per le mie condizioni). Alle porte di Bolzano, la sorpresa: invece di farci proseguire dritto verso Bolzano Sud e il traguardo, una vigilessa indicò il centro città!
"Nooooooo", pensai
"che bastardata è mai questa!!??" ..è vero che in fondo erano solo un paio di km in più, ma erano del tutto inaspettati e facevano male psicologicamente.
Entrai a Bolzano, e con mia somma sorpresa vidi che gli incroci erano ancora presidiati dai Vigili Urbani, e che nonostante fossi l'unico ciclista in circolazione, al mio arrivo bloccavano il traffico per farmi passare. Percorsi Corso Italia a veramente a tutta, passando con il rosso l'incrocio di Piazza Adriano, con il vigile che teneva a bada gli increduli automobilisti costretti a star fermi per uno "sfigato ciclista" con il numero sulla schiena.....GODURIAAAAA!
Tagliai il traguardo euforico. Vidi Antonello, già cambiato in tuta da ginnastica. Gli dissi
"Bravo, Antonello, veramente!! l'hai passata anche tu la processione?"
- "
Quale processione?" rispose
-
"Quella su, a Verano...."
- "Non mi dirai mica che hai fatto il lungo???" disse
-
"Beh, certo! la nostra sfida prevedeva il lungo, no?"
Mi guardó incredulo, e disse:"
Beh complimenti, io non me la sono sentita e a Merano ho deciso di fare il medio. BRAVO"
Mi sono sentito forte e, nonostante la penuria di partecipanti al lungo, lo sono anche stato, visto che terminai 12° di categoria e, mi pare, 38° assoluto. Ero orgoglioso di me stesso, cosa rara perchè in genere tendo a buttarmi giù. Una bella botta al morale...