Eh sì, perché le bici endurance, secondo i costruttori che le stanno promuovendo, sono le nuove bici totali, quelle con cui si può fare tutto al meglio, ma le cose non stanno esattamente così. Le parole con cui le presentano sono un perfetto esempio di marketing: ne vengono decantate le doti di confort, vengono evocate intere giornate passate in sella senza fatica e senza dolori, si evidenzia la possibilità di passare indenni su strade disastrate, ma si omette anche molto di quello che queste bici non sono.
Gioie, certo, ma anche dolori.
Premessa: io, prima di una visita dei ladri in garage, avevo una bici da salita. Una Trek Emonda S5 che, a dispetto dei roboanti proclami di Trek sulla bici di serie più leggera mai prodotta al mondo, si attestava sui 9 kg in ordine di marcia. Ora poggio le natiche su una Giant Defy Advanced 1, che più o meno pesa uguale, ma è dotata del gruppo Ultegra e di freni a disco, laddove la Trek aveva un 105 con i classici caliper. Ma questa è solo la punta delliceberg. Una bici non è specificata solo dal suo telaio, dai suoi componenti e dal suo peso. Una bici è molto di più: una bici è descritta essenzialmente dal suo carattere.
Tanto per cominciare, la bici endurance è più lunga. TRE centimetri di passo in più, per lesattezza. E poi la bici endurance è più alta. Il tubo di sterzo è più alto di 2 cm di quello, già non bassissimo, della Trek in geometria H2. Il tubo di sella è di mezzo grado più aperto, e il reggisella (il proprietario D-Fuse, non sostituibile), ha un arretramento di 25 mm, e non di 8mm come il Bontrager precedente. Mettici un manubrio largo 46 cm esterno/esterno, mettici un attacco da 11cm, e la geometria è completamente descritta.
Ma, al di là dei numeri, cosa significa, questo, su strada?
Significa che, come dicono loro, la posizione in sella è più rilassata e più confortevole. Aha. Vero, ma non mi avete detto unaltra cosa abbastanza importante: immaginate di essere su una strada di fondovalle, in un trasferimento per andare a fare la vostra salita preferita. Immaginate che soffi un leggero vento contrario. Vi troverete a maledire la vostra posizione più eretta e comoda perché vi impedirà di assumere una posizione aerodinamica, a meno di non contorcervi piegando oltremodo le braccia per arrivare ad avere la schiena più o meno parallela al suolo. Per non parlare degli effetti della sella così arretrata, che rende estremamente difficile portarsi in punta di sella per aumentare la velocità.
E qui scopro il primo limite di una bici endurance: non è veloce. Punto. Meglio: non è fatta per andare veloce. Confrontare una Emonda con una Defy è come confrontare unAudi TT con una A4.
Proprio ieri sera leggevo una recensione di una Defy Advanced SL (che non è la Defy Advanced normale, ma una bici che costa più o meno il doppio) in cui si decantava la possibilità di usarla anche per andare veloci. Diciamo che io, questa capacità, non lho vista. Certo, è possibile spingere sui pedali e fare velocità anche con questa, ma non come con una bici da corsa come lEmonda. Questa è pigra. Lunga. Con un manubrio da 46 che ricorda i volanti dei camion. Con limpossibilità di sistemarsi sulla sella in modo da spingere sui pedali avanzando con il bacino. Invita quasi esclusivamente ad andature rilassate, e questo lo sapevo, ma diciamo che la immaginavo più eclettica. Pensavo ad una Emonda leggermente più comoda. Invece è proprio un altro approccio.
Ma almeno, la bici endurance mantiene le promesse per cui è stata pensata? Cioè: è comoda? Sì, è comoda. Ma.
Ma il decantato reggisella D-Fuse, secondo me, non si accoppia perfettamente alla forcella anteriore. Il secondo è molto comodo e, in effetti, con una deformazione programmata che dovrebbe arrivare agli 11mm, ammortizza efficacemente le asperità della strada. Ma la forcella anteriore, a me, sembra percettibilmente più solida, forse anche per garantire un buon comportamento in frenata (i dischi sollecitano molto le forcelle in frenata) con il risultato che, sulle sconnessioni, le vibrazioni che arrivano al manubrio sono decisamente maggiori di quelle che arrivano alla sella.
Ma ci sono anche lati positivi?
Certo. La bici è molto stabile, molto rilassante da condurre in discesa. In pianura, considerazioni aerodinamiche a parte, fila che è un piacere, a patto di non accelerare troppo. I freni a disco, ormai li conoscete, sono molto piacevoli da azionare e garantiscono unazione potente e progressiva in qualunque condizione meteo.
La consiglierei?
Dipende.
La bici da corsa, per me, è unaltra cosa.
Gioie, certo, ma anche dolori.
Premessa: io, prima di una visita dei ladri in garage, avevo una bici da salita. Una Trek Emonda S5 che, a dispetto dei roboanti proclami di Trek sulla bici di serie più leggera mai prodotta al mondo, si attestava sui 9 kg in ordine di marcia. Ora poggio le natiche su una Giant Defy Advanced 1, che più o meno pesa uguale, ma è dotata del gruppo Ultegra e di freni a disco, laddove la Trek aveva un 105 con i classici caliper. Ma questa è solo la punta delliceberg. Una bici non è specificata solo dal suo telaio, dai suoi componenti e dal suo peso. Una bici è molto di più: una bici è descritta essenzialmente dal suo carattere.
Tanto per cominciare, la bici endurance è più lunga. TRE centimetri di passo in più, per lesattezza. E poi la bici endurance è più alta. Il tubo di sterzo è più alto di 2 cm di quello, già non bassissimo, della Trek in geometria H2. Il tubo di sella è di mezzo grado più aperto, e il reggisella (il proprietario D-Fuse, non sostituibile), ha un arretramento di 25 mm, e non di 8mm come il Bontrager precedente. Mettici un manubrio largo 46 cm esterno/esterno, mettici un attacco da 11cm, e la geometria è completamente descritta.
Ma, al di là dei numeri, cosa significa, questo, su strada?
Significa che, come dicono loro, la posizione in sella è più rilassata e più confortevole. Aha. Vero, ma non mi avete detto unaltra cosa abbastanza importante: immaginate di essere su una strada di fondovalle, in un trasferimento per andare a fare la vostra salita preferita. Immaginate che soffi un leggero vento contrario. Vi troverete a maledire la vostra posizione più eretta e comoda perché vi impedirà di assumere una posizione aerodinamica, a meno di non contorcervi piegando oltremodo le braccia per arrivare ad avere la schiena più o meno parallela al suolo. Per non parlare degli effetti della sella così arretrata, che rende estremamente difficile portarsi in punta di sella per aumentare la velocità.
E qui scopro il primo limite di una bici endurance: non è veloce. Punto. Meglio: non è fatta per andare veloce. Confrontare una Emonda con una Defy è come confrontare unAudi TT con una A4.
Proprio ieri sera leggevo una recensione di una Defy Advanced SL (che non è la Defy Advanced normale, ma una bici che costa più o meno il doppio) in cui si decantava la possibilità di usarla anche per andare veloci. Diciamo che io, questa capacità, non lho vista. Certo, è possibile spingere sui pedali e fare velocità anche con questa, ma non come con una bici da corsa come lEmonda. Questa è pigra. Lunga. Con un manubrio da 46 che ricorda i volanti dei camion. Con limpossibilità di sistemarsi sulla sella in modo da spingere sui pedali avanzando con il bacino. Invita quasi esclusivamente ad andature rilassate, e questo lo sapevo, ma diciamo che la immaginavo più eclettica. Pensavo ad una Emonda leggermente più comoda. Invece è proprio un altro approccio.
Ma almeno, la bici endurance mantiene le promesse per cui è stata pensata? Cioè: è comoda? Sì, è comoda. Ma.
Ma il decantato reggisella D-Fuse, secondo me, non si accoppia perfettamente alla forcella anteriore. Il secondo è molto comodo e, in effetti, con una deformazione programmata che dovrebbe arrivare agli 11mm, ammortizza efficacemente le asperità della strada. Ma la forcella anteriore, a me, sembra percettibilmente più solida, forse anche per garantire un buon comportamento in frenata (i dischi sollecitano molto le forcelle in frenata) con il risultato che, sulle sconnessioni, le vibrazioni che arrivano al manubrio sono decisamente maggiori di quelle che arrivano alla sella.
Ma ci sono anche lati positivi?
Certo. La bici è molto stabile, molto rilassante da condurre in discesa. In pianura, considerazioni aerodinamiche a parte, fila che è un piacere, a patto di non accelerare troppo. I freni a disco, ormai li conoscete, sono molto piacevoli da azionare e garantiscono unazione potente e progressiva in qualunque condizione meteo.
La consiglierei?
Dipende.
La bici da corsa, per me, è unaltra cosa.