La Volata
Un incontro indimenticabile risale a dieci anni fa, ai primissimi tempi, quando avevo appena cominciato a fare sport in bici, a tarda età come tanti altri sedentari pentiti.
E un pomeriggio di fine estate, uno dei primi sabati consacrati al progressivo smaltimento degli strati di grasso accumulatisi nel corso dei decenni, ma soprattutto alla produzione di dosi massicce di endorfine.
La mia attrezzatura sportiva consiste in una citybike da donna con tripla e 18 rapporti che non bastano mai, con il tubo sella tirato fuori al massimo (è la bici di mia figlia).
Per abbigliamento tecnico ho un paio di jeans comodi, felpa, ed un casco da rollerblade.
Fantozzi al confronto farebbe un vero figurone.
Sono arrivato, stremato ma felice, nella piazza di Fiesole venendo su da Firenze, e stò per fermarmi per la abituale sosta quando intravedo, in fondo alla stretta strada che sale su per labitato, un centinaio di metri più avanti, la schiena di un ciclista che arranca.
Decido di ripartire subito e raggiungerlo, per fare un po di strada in compagnia.
Lo raggiungo dopo poco, perché và decisamente piano, e lo saluto con un salve.
E un altro signore di mezza età, forse più giovane di qualche anno, su una MTB similRampichino, in tuta e scarpe da ginnastica.
Deve essere anche lui un reduce da vacanze estive con parvenza di sport, tipo pedalata in ciabatte sul lungomare, che vuole continuare dopo il ritorno in città.
Mi saluta anche lui.
Proseguiamo insieme in direzione dellOlmo, 9 km di una bella strada panoramica con leggere salite e falsipiani.
La mia andatura è decisamente più allegra di quella abituale, ma non posso fare figuracce!
Dopo poche centinaia di metri raggiungiamo un altro ciclista anche lui non più giovanissimo, in sella ad una bici da supermercato, in abbigliamento casual-sportivo. Euno dei nostri!
Lo sorpassiamo e lo salutiamo.
Si aggrega.
La velocità cresce, ci sorpassiamo a vicenda.
Non si tratta di darsi i cambi, cosa che probabilmente nessuno di noi tre sa che cosa siano, ma di non rimanere dietro agli altri.
Ormai siamo presi dal berserksgangr, e tiriamo come dannati
A un km dal quadrivio delle Croci allOlmo, sorpassiamo a tutta velocità un ciclista vero, con bici da corsa ed abbigliamento serio.
Buttando dentro tutte le energie, sgroppando come una mandria imbizzarrita, arriviamo finalmente al quadrivio delle Croci.
E qui crolliamo.
Appoggiati al muretto, ancora in sella perché le gambe non ci reggerebbero se cercassimo di scendere, ci guardiamo lun laltro, ansimanti e scossi da brividi,.
Non siamo in condizioni di parlare, siamo completamente stravolti, ma nello sguardo degli altri due vedo una luce particolare, che probabilmente anche loro vedono nei miei occhi:
stiamo ridendo!!
Stiamo ridendo solo con gli occhi, perché non potremmo farlo col fiato, che non ce ne è rimasto più.
Evidentemente tutti e tre siamo dotati di sufficiente senso del ridicolo e capacità di non prendersi sul serio: tre signori di mezza età, che non si conoscono fra loro, in forma fisica precaria, in sella a improbabili bici e abbigliati in maniera incongrua, che si sono rincorsi come forsennati per 9 km, senza alcun motivo razionale.
Siamo stravolti, ma felici come ragazzini.
Mentre cerchiamo di riprendere fiato, arriva il ciclista serio.
Si ferma e ci fà:
<<Voi, vu siete tutti grulli! sembravae tre indemoniai! un c ho nemme proato a stavvi dietro>>
Ci guarda, ancora ansimanti e, nellandar via scuotendo la testa, sentenzia, lapidario :<< A voi , vu vi prenne un coccolone>>
Lentamente, il battito cardiaco ritorna sotto i 200, e ci torna la parola.
Ci scambiamo i classici convenevoli generici: da dove venite, dove state andando,ecc. Ognuno ha intenzione di prendere una direzione diversa: chi verso Pratolino, chi giù per la Faentina, chi indietro verso Fiesole.
Sarà un caso? Oppure siamo tutti e tre terrorizzati dallidea che, riprendendo a fare strada insieme, la micidiale sarabanda possa ricominciare?
Strade diverse permettono di salvare la faccia.
Ci salutiamo ed ognuno continua il suo giro.
Nei 10 anni successivi non li ho più rivisti.
O più probabilmente, ci siamo incontrati e abbiamo pedalato insieme ma senza riconoscerci, perché ormai troppo trasformati nel fisico e travestiti da veri ciclisti .
Perché di una cosa sono sicuro: due elementi così non erano certo tipi da arrendersi alla fatica e da smettere di pedalare.