La partenza era fissata alle 6:30 da Rapallo in pullman. Vengono caricate le bici, opportunamente fasciate da fogli di plastica imbottiti, nel vano bagagli del pullman e dei due mezzi di supporto, un furgone e un'ambulanza trasformata in camion scopa.
Tutti puntuali i 50 partecipanti e l'orario di partenza viene rispettato. Intorno alle 9:30 siamo a Reggio Emilia. Davvero fresco, rispetto alla Liguria, gli smanicati servono, insieme a qualche manicotto portato più per prudenza che per altro. Ma la giornata è soleggiata e spira una dolce brezza.
Tutti hanno il numero 108 sul manubrio della bicicletta.
Il primo trasferimento è nel centro di Reggio Emilia con foto e riprese per la TV.
Infine, si parte. Ci scorteranno fino a Rapallo: una macchina della Polizia Municiapale e due motociclisti che bloccheranno il traffico e faranno accostare le macchine in senso inverso.
Si sbaglia qualche rotonda e la figura non è delle migliori. Ma i più ridono più che arrabbiarsi.
L'andatura nella prima ora è modesta, 20 di media o poco più. Qualcuno mugugna che si potrebbe andare almeno a 30, la strada è così piatta che più piatta non si può. Non ci siamo abituati. Dopo 50 chilometri il dislivello è poco sopra i 100 metri. Roba da stappare lo champagne, per noi genovesi.
Poi, la musica cambia: forse abbiamo perso troppo tempo e bisogna recuperare. Si passa ai 35/37, le chiacchiere si fanno più rade e anche gustare il paesaggio è più complicato, attento come devi essere a chi ti sta a fianco e ti precede. La dolce brezza si è trasformata in un vento fastidioso che, finché rimani in gruppo lo sopporti senza fatica, ma appena hai la sventura per fermarti per una sosta idrica, ti penalizza non poco per rientrare in gruppo.
Si fanno 3 soste per i ristori, ognuno di noi deve essere autosufficiente, tranne che per l'acqua, più un paio di soste per far smaltire la coda che si è creata dietro il gruppo.
La strada, anche se non sembra, tende sempre a salire e ci si ritrova ai piedi del Passo del Bocco con relativa facilità. Il versante è quello più facile: lo si fa di rapporto. Quindi, ultimo ristoro a Santa Maria del Taro e velocità libera per gli ultimi 5 chilometri e mezzo. Gli istinti peggiori si sfogano, qualcuno salta il ristoro e fa l'ultimo pezzo a tutta, qualcuno prende l'ultima bottiglia di acqua e subito dietro. Ma è una corsa senza senso, perché in cima dovremo aspettare e chi va più veloce dovrà aspettare di più.
Qualche ciclista ci è venuto incontro e fa con noi l'ultima parte.
Il Passo del Bocco è tutto per il gruppo: strada chiusa e la discesa è una goduria. Si possono tagliare le curve ed è uno spettacolo: è un serpentone come quello dei professionisti quello che sfila fra le curve e i tornanti del Bocco.
A Mezzanego c'è già una folla che aspetta il gruppo. Ci sono le autorità locali e il cardinale Tettamanzi che officierà una breve orazione funebre. Viene svelato il ceppo che ricorderà per sempre Wouter Weilandt e parlano lo scultore
Santini e le varie autorità locali. La cerimonia è breve il giusto per non far raffreddare gli atleti.
Si riparte e il gruppo è notevolmente aumentato, da 50 che era arriva a sfiorare il centinaio di unità.
Il pezzo più duro è proprio il finale con la salita della Madonna delle Grazie, a Chiavari, e subito dopo, lo strappetto di Zoagli. Anche qui viene dato il via libera e ognuno procede al proprio passo.
In cima a Zoagli il gruppo viene ricompattato per la sfilata finale sul lungomare di Rapallo.
Si arriva fra gli applausi e viene suonato il Silenzio, poi l'inno nazionale belga ed infine l'inno di Mameli. È stato molto toccante. Parla il sindaco di Rapallo che comunica che l'iniziativa verrà riproposta nel maggio 2013.
Il finale è all'insegna della gioia: è stato allestito un buffet dove stanchi atleti si buttano. La giornata è finita.