Il calcolo pratico della circonferenza è sempre un argomento divertente; in teoria è piuttosto banale, poiché è sufficiente riferirsi alla specifica ERTRO scritta sullo pneumatico, nella forma xxx-yy (dove xxx è il diametro interno e yy lo spessore) e lo si calcola come circonferenza = (xxx + (yy * 2)) * PI, si approssima per intero e si dà in pasto al dispositivo.
In pratica una 700x23c (o 622-23) ha una circonferenza teorica di (622 + (23 * 2)) * PI = 2099 (arrotondamento di 2098.58), una 700x25c 2111 e una
Specialized Turbo Pro 700x24c 2105.
E fin qui è facile. Per curiosità, prendo il manuale del dispositivo alla tabella “dimensioni
ruote” e cominciano le prime incongruenze: la 700x23 ha 2096 (o 2097), la 700x25 2105… la 700x24 non c’è: poco male, poiché abbiamo tutte le altre informazioni, la ricaviamo facilmente per interpolazione lineare con le dimensioni del copertoncino p1=23, p2=24, p3=25 e rispettive circonferenze c1=2096, c2=x, c3=2105 ottenendo x = ((p2-p1)*(c3-c1)/(p3-p1))+p1 = 2101 (2100.5 per circonferenza c1=2096 e 2101 per c1=2097). Poiché gli scostamenti sono così vicini, potevamo benissimo usare la media ed ottenere gli stessi risultati… ma vuoi mettere quanto sia ganzo usare l’interpolazione lineare (il nome stesso evoca la sala macchine di Star
Trek: signor
Scott, mi calcoli l’interpolazione lineare…
?
Tutto bello, però – come anticipato - quello che c’è scritto sulle tabelle rispetto alla circonferenza calcolata sono incongruenti, che diamine! A che mi serve un topografo quando posso calcolare la superficie di un appezzamento di terreno con la bici, senza parlare del fatto che in bici ogni millimetro conta (specialmente quelli in salita).
A pressione di gonfiaggio costante la mia ruota (700x24c) percorre 2.105 metri per ogni giro quando la spingo, 2.101 metri quando ci sono seduto sopra e pedalo, 2.097 metri quando c’è seduto sopra mio cugino che pesa 120 Kg. E ci scontriamo con la dura realtà: il raggio di rotolamento, ovvero la distanza dal centro del mozzo al pavimento, predeterminata (utilizzando il postulato dell’”ho fatto tre etti e mezzo: che faccio, lascio?”
dalle famose tabelle, misurata con certosina precisione dai puristi che si mettono in sella e chiedono ad una vittima sacrificale di immolarsi nel determinare la (non facile) quota.
Lo svolgimento della circonferenza, come eccellentemente descritto, è un metodo altrettanto efficace – magari evitando la carta dell’Ikea (concordo: 2 metri non bastano… al limite due metri giuntati alla scatola di un Norssund); inoltre per far sì che questo test sia conclusivo, sarebbe opportuno andare oltre 1 o 2 rivoluzioni. Magari versando una goccia di colore a tempera sul copertoncino e percorrendo un 10-15 metri più dritti possibile (ricordate l’assioma che vuole che la distanza percorsa in bicicletta da casa al bar è sempre inferiore alla distanza del bar a casa in diretta proporzione al numero di grappini bevuti) o appoggiati ad un muro (in questo caso assicurarsi che non ci veda nessuno che ci conosca).
Ah, dimenticavo! Dopo qualche giorno che usiamo la bici, la pressione scende e diminuisce il raggio di rotolamento…