33 Tour di doping: Jean Robic

orsoarcubo

Velocista
29 Ottobre 2008
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Fossato (PO)
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Colnago-Masi-Grandis-Passoni
Bel servizio,sempre interessante riscoprire la storia delle varie epoche e i vari usi e costumi.
La storia del doping è poi semplice,per ogni epoca si è sempre usato quello che si trovava in giro...andata avanti la medicina,andato avanti anche il doping,non c'è nulla da fare.
 

Pancio

Apprendista Velocista
22 Ottobre 2012
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Phazek Quasar -Sab Saipan-Ferraccio da zonzo - MaxLelli crono
Per vincere il Tour beveva orzo e calvados? Mah, da buon livornese potrei provare con tre o quattro ponci (i toscani mi capiranno...): il problema poi è di non zigzagzre troppo...
 

Ser pecora

Diretur
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16 Aprile 2004
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Per vincere il Tour beveva orzo e calvados? Mah, da buon livornese potrei provare con tre o quattro ponci (i toscani mi capiranno...): il problema poi è di non zigzagzre troppo...

All'epoca quasi tutti bevevano birra la sera dopo le tappe. E non poca.
Lo stesso Robic racconta che appena passato professionista si prendeva delle sbronze memorabili perché voleva far bella figura con i "vecchi" e batterli anche...a tavola.

Quando si sentiva stanco il mattino si faceva un bicchierino di Porto.
 

kar38

Recordman
23 Ottobre 2010
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si grazie
alla fine cambiano le sostenza ma il fine è ultimo è quello andare più forte degli altri

prima c'era questa presunta caffeina.. negli anni 90 l'epo..ora chissà che cosa
 

Ser pecora

Diretur
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alla fine cambiano le sostenza ma il fine è ultimo è quello andare più forte degli altri

Non direi che sia proprio così.
In quegli anni "il doping" era qualcosa che serviva o era visto necessario per sopportare le fatiche che imponeva il ciclismo. Che non erano solo legate al pedalare, ma alle condizioni delle strade, all'abbigliamento, al trattamento dei "tifosi", etc...

E probabilmente c'era l'idea che più porcherie buttavi giù meglio andavi. Se avevi "il coraggio" di farlo. Esempio era la nitroglicerina che prendevano i pistard di inizio secolo...ma va ricordato che non pochi pistard all'epoca ci lasciavano le penne non raramente in ogni caso, soprattutto nelle gare coi derny, quindi la percezione di cosa fosse "pericoloso" per la salute era un po' diversa.

Idem per il fatto che erano epoche di guerre e non pochi corridori avevano provato trincee & c. Ed ai soldati venivano date amfetamine e vino in quantità.
Ancora nel 2° dopoguerra molti corridori francesi parlano del "biscotto del soldato", ovvero biscotti vitaminizzati avanzi della guerra.

Credo che la percezioni di doping come "truffa" nei confronti degli altri arrivi più avanti.
 

kar38

Recordman
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Non direi che sia proprio così.
In quegli anni "il doping" era qualcosa che serviva o era visto necessario per sopportare le fatiche che imponeva il ciclismo. Che non erano solo legate al pedalare, ma alle condizioni delle strade, all'abbigliamento, al trattamento dei "tifosi", etc...

E probabilmente c'era l'idea che più porcherie buttavi giù meglio andavi. Se avevi "il coraggio" di farlo. Esempio era la nitroglicerina che prendevano i pistard di inizio secolo...ma va ricordato che non pochi pistard all'epoca ci lasciavano le penne non raramente in ogni caso, soprattutto nelle gare coi derny, quindi la percezione di cosa fosse "pericoloso" per la salute era un po' diversa.

Idem per il fatto che erano epoche di guerre e non pochi corridori avevano provato trincee & c. Ed ai soldati venivano date amfetamine e vino in quantità.
Ancora nel 2° dopoguerra molti corridori francesi parlano del "biscotto del soldato", ovvero biscotti vitaminizzati avanzi della guerra.

Credo che la percezioni di doping come "truffa" nei confronti degli altri arrivi più avanti.

bhè anche solo sopportare meglio la fatica ti permette di essre più prestante di un'altro che non usa certe sostanze

che poi non era visto come imbrogliare o come motivo per sopravanzare un avversario..ci può stare o-o
 

Ser pecora

Diretur
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che poi non era visto come imbrogliare o come motivo per sopravanzare un avversario..ci può stare o-o

La mia impressione è che il doping fosse visto come qualcosa che ai corridori "toccava prendere" per sopportare quello che gli altri, aldifuori, non potevano capire.
Più che non essere un mezzo per truffare gli altri era addirittura qualcosa che creava "un legame" con gli altri corridori.
"Se sei un corridore vero prendi la bomba".

Non molto distante dai rischi connessi anche ad altre professioni, come ad es. i camionisti che sfidavano il sonno con le dita bruciate dalle sigarette, o i gruisti che "montavano" anche con vento forte "perché se non hai le palle non fai questo mestiere", etc.. etc...

Questo tipo di mentalità secondo me è in parte rimasta anche oggi ed è alla base dell'omertà tipica del mondo del doping.

Mentre corri è un modo anche per marcare la differenza con chi non è pro e non fa "la vita". Quando smetti è un modo per continuare a far parte del gruppo e trovare quindi un lavoro nell'ambiente.

I racconti in merito degli ex-pro sono sempre sul tono del mostrare che un conto sono le chiacchere delle fighette della domenica, un conto è correre sul serio.
 

Shinkansen

Xeneize
20 Giugno 2006
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Bici
Colnago 50 Anniversary
La mia impressione è che il doping fosse visto come qualcosa che ai corridori "toccava prendere" per sopportare quello che gli altri, aldifuori, non potevano capire.

Infatti, lo stesso Coppi, in una famosa intervista televisiva parlava della bomba (anfetamine), come qualcosa di assolutamente normale, di cui aver bisogno nei momenti difficili della corsa.
 

gigadeath

Cronoman
9 Giugno 2011
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Varie
Non direi che sia proprio così.
In quegli anni "il doping" era qualcosa che serviva o era visto necessario per sopportare le fatiche che imponeva il ciclismo. Che non erano solo legate al pedalare, ma alle condizioni delle strade, all'abbigliamento, al trattamento dei "tifosi", etc...

E probabilmente c'era l'idea che più porcherie buttavi giù meglio andavi. Se avevi "il coraggio" di farlo. Esempio era la nitroglicerina che prendevano i pistard di inizio secolo...ma va ricordato che non pochi pistard all'epoca ci lasciavano le penne non raramente in ogni caso, soprattutto nelle gare coi derny, quindi la percezione di cosa fosse "pericoloso" per la salute era un po' diversa.

Idem per il fatto che erano epoche di guerre e non pochi corridori avevano provato trincee & c. Ed ai soldati venivano date amfetamine e vino in quantità.
Ancora nel 2° dopoguerra molti corridori francesi parlano del "biscotto del soldato", ovvero biscotti vitaminizzati avanzi della guerra.

Credo che la percezioni di doping come "truffa" nei confronti degli altri arrivi più avanti.

Ottima analisi. Io direi che utilizzare la parola "percezione" è giusto anche perchè di percezione ce n'è una per ogni individuo, che aggregate dovrebbero fare, secondo alcuni, il famoso "sentire comune". Ma la percezione del pubblico televisivo generalista è diversa dalla percezione degli amatori della domenica che a sua volta immagino sia diversa dalla percezione interna alla carovana pro.

Ad esempio la percezione "della truffa" direi che è propria del pubblico generalista, non dico costruita dai media, ma quasi. All'interno del gruppo la percezione è quella appunto del "dover fare la vita". Poi c'è la percezione "della salute", che condanna il doping perchè rovina la vita degli atleti ormai ritirati (questa percezione sta diventando fortissima negli sport americani, da noi è ancora confinata alla famigerata storia della "Fiorentina anni '70").

Tra queste mille percezioni, solo una cosa rimane: cambiano gli intrugli, ma erano tutti pieni allora e sono tutti pieni ora. E' per questo che la percezione "della truffa" non l'ho mai sentita mia: partono tutti ad armi pari. A questo punto preferisco mille volte che i media pompino piuttosto la percezione "della salute": il danno vero è per gli atleti che si ritrovano i reni spu**anati a 45 anni, piuttosto che per quelli che non hanno vinto niente. Non avrebbero vinto nulla di nulla anche in un mondo ideale senza doping. Sono scarsi e basta.
 

camoscio d'oro

Apprendista Scalatore
4 Novembre 2010
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Pontedellolio (PC)
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AL CHIODO
La mia impressione è che il doping fosse visto come qualcosa che ai corridori "toccava prendere" per sopportare quello che gli altri, aldifuori, non potevano capire.
Più che non essere un mezzo per truffare gli altri era addirittura qualcosa che creava "un legame" con gli altri corridori.
"Se sei un corridore vero prendi la bomba".

Non molto distante dai rischi connessi anche ad altre professioni, come ad es. i camionisti che sfidavano il sonno con le dita bruciate dalle sigarette, o i gruisti che "montavano" anche con vento forte "perché se non hai le palle non fai questo mestiere", etc.. etc...

Questo tipo di mentalità secondo me è in parte rimasta anche oggi ed è alla base dell'omertà tipica del mondo del doping.

Mentre corri è un modo anche per marcare la differenza con chi non è pro e non fa "la vita". Quando smetti è un modo per continuare a far parte del gruppo e trovare quindi un lavoro nell'ambiente.

I racconti in merito degli ex-pro sono sempre sul tono del mostrare che un conto sono le chiacchere delle fighette della domenica, un conto è correre sul serio.

eh già.....hai fatto una bella e profonda disamina di certi comportamenti umani
 

amarone

Pedivella
14 Aprile 2009
459
109
Valpolicella, dopo 9 anni a Madrid
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Orbea M20Team2021; Cube Nuroad C 62 2023. MeridaCx 5 2009 alu Ciclotour. Grandis acciajo1996(rullo)
Non direi che sia proprio così.
In quegli anni "il doping" era qualcosa che serviva o era visto necessario per sopportare le fatiche che imponeva il ciclismo. Che non erano solo legate al pedalare, ma alle condizioni delle strade, all'abbigliamento, al trattamento dei "tifosi", etc...

E probabilmente c'era l'idea che più porcherie buttavi giù meglio andavi. Se avevi "il coraggio" di farlo. Esempio era la nitroglicerina che prendevano i pistard di inizio secolo...ma va ricordato che non pochi pistard all'epoca ci lasciavano le penne non raramente in ogni caso, soprattutto nelle gare coi derny, quindi la percezione di cosa fosse "pericoloso" per la salute era un po' diversa.

Idem per il fatto che erano epoche di guerre e non pochi corridori avevano provato trincee & c. Ed ai soldati venivano date amfetamine e vino in quantità.
Ancora nel 2° dopoguerra molti corridori francesi parlano del "biscotto del soldato", ovvero biscotti vitaminizzati avanzi della guerra.

Credo che la percezioni di doping come "truffa" nei confronti degli altri arrivi più avanti.

Fotografia perfetta delle situazione (io stesso non avrei saputo fare di meglio...:==:asd::==)
 

amarone

Pedivella
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Valpolicella, dopo 9 anni a Madrid
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Orbea M20Team2021; Cube Nuroad C 62 2023. MeridaCx 5 2009 alu Ciclotour. Grandis acciajo1996(rullo)
Bella serie, bei racconti! o-o

Ora però voglio anch'io il Calvados in borraccia!!! :-P :-P

Guarda Micronauta: un Calvados da 60 gradi, francamente mi sa di roba oggidi' imbevibile, roba che si poteva bere allora, o da farci intrugli.
Io suggerisco un buon Calvados (di quelli da 40 gradi) a fine giornata, davanti ad un camino, dopo un bel po' di chilometri. Secondo me e' mooolto meglio...o-o
E te lo dico con cognizione di causa:==
 

micronauta

Scalatore
31 Dicembre 2008
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Torino
micronauta.wordpress.com
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Randonneuse in titanio; Bianchi Infinito; Olmo "eroica" in costruzione
Guarda Micronauta: un Calvados da 60 gradi, francamente mi sa di roba oggidi' imbevibile, roba che si poteva bere allora, o da farci intrugli.
Io suggerisco un buon Calvados (di quelli da 40 gradi) a fine giornata, davanti ad un camino, dopo un bel po' di chilometri. Secondo me e' mooolto meglio...o-o
E te lo dico con cognizione di causa:==

Ho comunque udito con le mie orecchie i ricordi ciclistici degli anziani del dopolavoro aziendale, ai loro tempi in borraccia provavano di tutto, inclusi vino e grappa! :shock:
 

amarone

Pedivella
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Ho comunque udito con le mie orecchie i ricordi ciclistici degli anziani del dopolavoro aziendale, ai loro tempi in borraccia provavano di tutto, inclusi vino e grappa! :shock:

Se e' per questo quando facevo lo studente/facchino estivo ho visto cose nei bar alle sei di mattina (ricordo che la mia regione e' il Veneto), che voi umani...:shock::afraid:
Secondo me e' anche per quello che si viveva meno...;nonzo%
Cmq quelle robe li' van bene (imvho) a riposo e dopo un pasto da pascia'o-o