- 24 Dicembre 2011
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- 71
- Bici
- Daccordi, CoppiMasciaghi, Aquila, Atala, ColnagoSport?
Quando ho iniziato ad interessarmi alle bici vintage, pensavo che sarei rimasto fedele alla regola che mi ero dato per le bdc in generale (e non solo per le bdc):
niente feticci da venerare, ma solo oneste bici da pedalare, di livello proporzionato alle mie capacità.
E infatti, sono quindici anni che pedalo felicemente su cancellacci di bassa gamma degli anni '70-'80
Ma prima o poi doveva succedere di venir meno alla regola, ed infatti è successo.
Qualche settimana fà, ad un mercatino, mi sono imbattuto in una vecchia bdc piuttosto malridotta, degli anni di Bartali e Coppi e, complice il prezzo accessibile, non ho saputo resistere.
E ora mi ritrovo (felice) possesore di un rudere tutto da restaurare, e di tre taglie troppo piccola per me.
Qualche foto, e le prime cose che stò via via imparando, su questa bici, e su quel periodo:
La taglia è 55, con tubi piantone ed orizzontale della stessa lunghezza.
Così come in foto, pesa 9,850 kg
Il telaio è stato riverniciato, o per meglio dire spennellato, di blu scuro, con fasce nere sul piantone e sul canotto di sterzo, e di vernice zincante sulle parti che un tempo erano probabilmente cromate.
Non ci sono decals, pantografie, stemmi, o altri elementi evidenti per la identificazione.
Da un primo esame, non ho visto neanche numeri punzonati, ma forse qualcosa potrebbe saltare fuori, da sotto il sudicio e le croste di vernice.
Nel montaggio, non ci sono parti palesemente moderne:
-cambio Simplex con ruota libera 4 rapporti,
-guarnitura monocorona in acciaio a chiavelle,
-ruote con mozzi Campagnolo in acciaio, cerchi Ambrosio e Fiamme,
-freni Universal, leve freni non marcate
-pipa "t t t", e manubrio non marcato, in lega d'alluminio
-serie sterzo e movimento centrale di aspetto antiquato
-sella in cuoio
L'elemento che mi ha intrigato maggiormente, e che ha scatenato l'impulso all'acquisto, sono stati i forcellini dentati, tipici delle bici anni'40, quando andavano per la maggiore i cambi a stecche, su un telaio con montato sopra un Simplex TourdeFrance
Sfogliando il prezioso volumetto di Nardini "La bici d'epoca", avevo letto del vantaggio competitivo dato dalla rapidità di cambiata del Simplex TdF rispetto al Campagnolo CambioCorsa, avevo letto di Magni che a fine anni '40 alternava CambioCorsa e Simplex TdF a seconda dell'altimetria della tappa suscitando le ire di Tullio Campagnolo, di Bartali in difficoltà nel 1949 col Cambio Cervino contro Coppi col Simplex, di Coppi che trionfava nel 1950 alla ParigRoubaix con l'ultimo dei cambi a stecche.
Come potevo resistere ad una bici di quegli anni epici?
E per di più da salvare da una probabile misera fine?
Ora inizia la pulizia, poi lo smontaggio e la identificazione dei componenti, e intanto si deciderà il daffare.
niente feticci da venerare, ma solo oneste bici da pedalare, di livello proporzionato alle mie capacità.
E infatti, sono quindici anni che pedalo felicemente su cancellacci di bassa gamma degli anni '70-'80
Ma prima o poi doveva succedere di venir meno alla regola, ed infatti è successo.
Qualche settimana fà, ad un mercatino, mi sono imbattuto in una vecchia bdc piuttosto malridotta, degli anni di Bartali e Coppi e, complice il prezzo accessibile, non ho saputo resistere.
E ora mi ritrovo (felice) possesore di un rudere tutto da restaurare, e di tre taglie troppo piccola per me.
Qualche foto, e le prime cose che stò via via imparando, su questa bici, e su quel periodo:
La taglia è 55, con tubi piantone ed orizzontale della stessa lunghezza.
Così come in foto, pesa 9,850 kg
Il telaio è stato riverniciato, o per meglio dire spennellato, di blu scuro, con fasce nere sul piantone e sul canotto di sterzo, e di vernice zincante sulle parti che un tempo erano probabilmente cromate.
Non ci sono decals, pantografie, stemmi, o altri elementi evidenti per la identificazione.
Da un primo esame, non ho visto neanche numeri punzonati, ma forse qualcosa potrebbe saltare fuori, da sotto il sudicio e le croste di vernice.
Nel montaggio, non ci sono parti palesemente moderne:
-cambio Simplex con ruota libera 4 rapporti,
-guarnitura monocorona in acciaio a chiavelle,
-ruote con mozzi Campagnolo in acciaio, cerchi Ambrosio e Fiamme,
-freni Universal, leve freni non marcate
-pipa "t t t", e manubrio non marcato, in lega d'alluminio
-serie sterzo e movimento centrale di aspetto antiquato
-sella in cuoio
L'elemento che mi ha intrigato maggiormente, e che ha scatenato l'impulso all'acquisto, sono stati i forcellini dentati, tipici delle bici anni'40, quando andavano per la maggiore i cambi a stecche, su un telaio con montato sopra un Simplex TourdeFrance
Sfogliando il prezioso volumetto di Nardini "La bici d'epoca", avevo letto del vantaggio competitivo dato dalla rapidità di cambiata del Simplex TdF rispetto al Campagnolo CambioCorsa, avevo letto di Magni che a fine anni '40 alternava CambioCorsa e Simplex TdF a seconda dell'altimetria della tappa suscitando le ire di Tullio Campagnolo, di Bartali in difficoltà nel 1949 col Cambio Cervino contro Coppi col Simplex, di Coppi che trionfava nel 1950 alla ParigRoubaix con l'ultimo dei cambi a stecche.
Come potevo resistere ad una bici di quegli anni epici?
E per di più da salvare da una probabile misera fine?
Ora inizia la pulizia, poi lo smontaggio e la identificazione dei componenti, e intanto si deciderà il daffare.
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