Quelle che oggi vengono definite "geometrie racing" non sono altro che la più classica delle forme applicata alla bicicletta. Oggi su quelle bici si pedala ancora e ci pedalano vecchietti di 70-80 anni che non hanno più voglia di spendere soldi dietro a queste sciocchezze e si tengono la loro bici "racing"... chi di noi ha il coraggio di dire ad un pensionato che per via di una presunta limitata mobilità della colonna ha preferito una posizione ben più rialzata?!? :) (e ad oggi, il termine "pensionato" và oltre ogni concetto di vecchiaia!!).
Vuole essere una provocazione, ma anche per ricordare che non siamo dei disabili che devono per forza avere un'attrezzatura specifica, ma delle persone normodotate che praticano sport, con l'ambizione di essere atleti, per i quali un minimo di esercizio di stretching dovrebbe sempre essere previsto.
Ora non possiamo ricondurre tutto a 1cm quà e uno là, perchè il nostro corpo ha una certa flessibilità e la posizione stessa che teniamo in sella cambia continuamente, spostandosi continuamente durante la pedalata e anche di parecchi cm, spostando il baricentro e la posizione del busto in avanti e indietro, un pò più in alto o in basso. Ma questi cambi di posizione avvengono su una struttura (il telaio, con le sue dimensioni e soprattutto con i suoi angoli) che consente di avere un angolo tra busto e gambe molto più ampio rispetto ad una flessione completa della nostra schiena, quando portiamo le mani a toccare le punte dei piedi, quindi quando siamo in sella il problema non è quello.
Il problema nasce nel momento in cui ci sono degli squilibri di proporzioni nel ciclista (brevilineo o longilineo), peraltro già ampiamente risolti con l'introduzione dei telai sloping che, grazie ad un piantone più corto, favoriscono i brevilinei, decisamente più a disagio sulle geometrie classiche con tubo orizzontale, più adatte ai longilinei.