Nessuna assicurazione (FCI - UDACE - UISP) copre gli incidenti fra ciclisti in gara questo perchè il rischio è troppo alto, è successa la stessa cosa con la RCA Auto dove in certe città (mi sembra che Napoli fosse una di queste) era impossibile o quasi trovare un assicurazione.
Per quanto attiene all'assicurazione in allenamento almeno per quanto riguarda l'UDACE sei coperto e non è nemmeno richiesto che tu debba essere per forza in bdc o MTB, sarà poi cura del Presidente della tua società inviare una raccomandata nella quale informerà dell'incidente sottolineando che eri in allenamento per conto della squadra.
Tessera 1.BASE
Caso morte euro 26.000,00
Caso Invalidità Permanente euro 26.000,00 franchigia assoluta 5%
Responsabilità Civile verso
Terzi euro 850.000,00
Costo euro 35,00
Tessera 2. EXTRA
Caso morte euro 26.000,00
Caso Invalidità Permanente euro 26.000,00 franchigia assoluta 5%
Diaria da gessatura euro 15,50 - franchigia 5 giorni, max 30 giorni
Diaria da ricovero ospedaliero euro 15,50 - franchigia 5 giorni, max 120 giorni
Responsabilità Civile verso
Terzi euro 850.000,00
Costo euro 50,00
DI seguito la spiegazione da parte dell'Assicurazione del perchè non si pagano i ciclisti in gruppo.
La specifica di terzo nella polizza Udace
Quanto dirò, in ogni caso, più che ad una vicenda specifica, ha riguardo ad aspetti di carattere generale, che tuttavia mi paiono
utili per comprendere il sistema e la ragione di certe scelte.
Effettivamente i tesserati Udace non sono terzi tra loro, nel senso, cioè, che lassicurazione di responsabilità non opera quando
il danno trae origine dal contatto tra due ciclisti e sia conseguenza della loro partecipazione allattività ciclistica, sia essa
agonistica, cicloturistica o di allenamento.
Il termine terzo, per i non addetti ai lavori, cioè per chi non sia addentro al sistema delle assicurazioni, più che lespressione
di un concetto giuridico è spesso visto come una parola che gli assicuratori inseriscono nel contratto di assicurazione per
non pagare.
A una condizione negativa, vale a dire che esclude,
a contrariis se ne oppone una positiva, cioè che comprende: sono terzi
tutti coloro che il tesserato Udace non conosce, ma in senso giuridico non letterale.
Ciò significa che nella moltitudine dei terzi che possono beneficiare dellassicurazione per la responsabilità civile prestata al
tesserato Udace non vi sono coloro che sono legati al tesserato da particolari e ben individuati rapporti giuridici (genitori, figli,
coniuge e fratelli del tesserato) o che partecipano al rischio assicurato e quindi ne sono consapevolmente esposti , cioè gli altri
tesserati Udace, anche per la scriminante (attenuante) della responsabilità propria della pratica sportiva, quindi il sacrificio per
lesclusione dal novero dei terzi dei tesserati, peraltro necessario per rendere assicurabile il rischio della responsabilità, è solo
apparente.
Ho parlato più volte di responsabilità perché, giova ripeterlo, lassicurazione prestata è assicurazione di responsabilità, e non
certo per ogni fatto o danno che possa accadere a persona che si diletta di ciclismo e che, per questo diletto, in quanto il
rischio che ne consegue è contemplato dalla garanzia, debba ritenere di avere un diritto per la sola ragione che quanto gli è
accaduto è dipeso dalla pratica dello sport ciclistico.
Il nostro ordinamento generale non prevede la responsabilità oggettiva, cioè la possibilità che una persona debba essere
risarcita dei danni che ha subito unicamente per il legame tra tali danni e una certa attività o in quanto dipendano,
causalmente, dalla stessa attività.
Vi sono delle norme speciali che prevedono, per certe attività particolarmente pericolose, la responsabilità oggettiva, cioè per
le quali è sufficiente che il danneggiato provi il legame tra attività e danno, ma non è assolutamente il caso del ciclismo, dove
vige la regola generale in
tema di onere probatorio, che obbliga chi domanda non solo di provare il danno che afferma di aver subito ma anche, e
soprattutto, la responsabilità della parte a cui la domanda è rivolta.
Non mi ricordo esattamente come ebbe ad accadere il fatto da cui ha preso le mosse questo scambio di idee, ma mi pare che
vi sia un antecedente storico che ritengo si possa considerare la premessa, ma non la causa del danno poi lamentato dal
cicloamatore per cui mi ha intrattenuto.
Lantecedente è rappresentato dalla caduta, per cause accidentali, di un ciclista e della successiva caduta del ciclista che lo
seguiva da vicino, come è connaturato alla pratica dello sport ciclistico.
Il primo ciclista, in qualche modo, si sente moralmente responsabile dellaccaduto, proprio per laccennato antecedente
storico: indipendentemente dalle cause che hanno determinato la sua caduta, se non cadevo (se il primo ciclista non
cadeva) anche il ciclista che mi seguiva non cadeva.
Verrebbe da dire che il secondo ciclista non sarebbe caduto, ovviamente con la bicicletta, anche se fosse rimasto in poltrona
a casa, perché il problema non è la responsabilità morale ma giuridica: i due ciclisti sono caduti per la stessa causa, cioè
perché con un gruppo di amici facevano dello sport con la bicicletta consapevoli di tutti i rischi che si affrontano andando in
gruppo (e non solo in gruppo, ma anche in coppia) in bicicletta.
Se chi sta davanti cade (o si sposta per evitare una buca), è molto ma molto probabile che chi lo segue lo investa e cada a sua
volta: le regole della circolazione, e tra queste la distanza di sicurezza, infatti, valgono ma nei confronti degli altri utenti della
strada (i terzi), che si attendono che il ciclista non impegni una curva contro mano o che non si incolli al paraurto posteriore
di un autoveicolo per goderne la scia, ma le stesse regole sono in antitesi con landare in gruppo in bicicletta e nei rapporti
reciproci tra ciclisti.
Non intravedendo nella condotta del primo ciclista alcun comportamento irrazionale, riesce difficile, sul piano giuridico,
individuare una sua responsabilità, che è il presupposto che condiziona la sua obbligazione risarcitoria e quella sussidiaria
dellassicuratore della responsabilità, ove non vi fosse lesclusione contrattuale.
Da quando sin qui detto, si comprende perché ho definito solo apparentemente il sacrificio che comporta lesclusione della
garanzia assicurativa dei danni che si possono causare i ciclisti tra di loro: se lesclusione non vi fosse, lassicuratore
contesterebbe il risarcimento per mancanza di responsabilità.
Altri Enti hanno seguito una strada diversa; considerano i ciclisti terzi tra loro (poi, per le ragioni che ho cercato di spiegare,
comunque non pagano il danneggiato), ma per tutti i danni di responsabilità vi è una franchigia di 1033,00 Euro, il che vuol
dire che se un ciclista tesserato a tali Enti, col pedale della bicicletta, riga il fianco di una macchina (sono questi, oltre
allinvestimento di pedoni, i danni più numerosi), deve mettere mano al portafoglio e pagarlo, come deve pagare ogni danno a
concorrenza di 2 milioni di vecchie lire.