Impossibile stabilire a vista da dove è partita la crepa e per quale motivo,
bisognerebbe fare una radiografia per saperne di più.
A naso sembrerebbe un difetto di saldatura ma è solo una sensazione personale, nulla di scientifico.
Riguardo alle rotture dei vari materiali mi permetto di dire che tutto quello che vediamo noi in giro, e quando dico noi ci metto anche i produttori a tutti i livelli, non ha e non può avere un dato statistico attendibile su cosa si rompe di più. Al massimo abbiamo i dati sul nostro marchio.
Grazie per la risposta, sei stato molto chiaro.
Quanto alle statistiche di rottura la tua riflessione è corretta e giustamente cauta, come era corretta l'ipotesi di Guru Oiro che abbinava la percentuale di rotture con la percentuale di telai in commercio.
L'idea che mi sono fatto è che è vero che quando il mercato era dominato dall'alluminio le rotture di telai in alluminio erano all'ordine del giorno, così come ora quando si parla di carbonio. Ma il nodo sta qui: queste statistiche sono falsate dal fatto che il 99% dei marchi sul mercato sforna telai in carbonio, e ciò vuol dire che statisticamente l'incidenza sarà più alta. Ma non solo: è la qualità della lavorazione a mio avviso che fa la differenza sul numero delle rotture e non il numero alto di aziende.
La stessa cosa valeva per l'alluminio, telai come Klein in alluminio Gradient oppure come certi Caad
Cannondale, sono andati oltre il tempo, altri lavorati e prodotti con criteri di massa hanno evidenziato tutti i loro limiti. Però capiamoci, anche i caad si rompevano, certi caad5 da mtb avevano dei punti nevralgici poi riveduti dal progetto successivo, ma ci stava, erano telai tirati al limite per l'epoca, che offrivano il massimo in termini di prestazione, non erano destinati alla massa, erano telai in cui si cercava il limite: non c'era altro di meglio sul mercato.
Se ragioniamo in questi termini capiamo come possano essere percentualmente basse le rotture del titanio in rapporto al numero dei telai circolanti: non perché il rapporto sia favorevole, ma perché si tratta di una lavorazione che richiede una certa "arte", che non è stata massificata, che non viene prodotta con criteri di lavorazione medio/bassi, che non è destinata ad invadere il mercato offrendo il miglior prodotto per qualità/prezzo rispetto alla concorrenza. Tutte queste cose insieme concorrono a mantenere una produzione che vorrei definire di
elite, e su una produzione del genere ci sta che anche le rotture siano molto molto basse in percentuale, perché la qualità è alta.
La conseguenza è che chi ha tentato di fare il titanio cercando una scorciatoia per vendere di più, ha messo sul mercato prodotti che non sono neanche lontani parenti dei telai in titanio.