Stradista: retrogrado avverso all'innovazione?

ibondio

Apprendista Cronoman
23 Dicembre 2010
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un cannibale ed un ferro
Apro questa discussione per avere un parere sul tema innovazione e la definizione di stradista come uno sportivo legato alla tradizione e restio a sposare tutto ciò che è novità.
Frequento il forum da qualche anno, è piuttosto comune confrontare il mondo BDC, che sembra rappresentato da ciclisti poco avvezzi a sperimentare novità, contrariamente al mondo MTB più dinamico grazie all'apertura mentale dei bikers.

Pur essendo io uno classificabile tradizionalista, non sono d'accordo con la definizione, che ritengo più un luogo comune che la realtà.
Negli ultimi 20-30 anni abbiamo visto le bici trasformarsi nei materiali, da ferro ad alluminio a carbonio; le ruote di profilo e con la metà dei raggi, e le coperture da 19 o 21 che pochi anni fa erano uno standard oggi non sono nemmeno più in commercio; i rapporti della trasmissione che addirittura hanno modificato lo stile del gesto atletico; l'elettronica applicata al cambio piuttosto che al monitoraggio e registrazione dei dati; lo studio dell'aerodinamica dalla bici, all'abbigliamento, all'ergonomia ....
E' vero che i tubeless, pagando un maggior peso, non fanno breccia, ed il successo dei dischi è ancora un'incognita, ma questo secondo me non basta a bollare la categoria come sportivi non aperti alla novità.

Non è una provocazione, spero di raccogliere i diversi pareri, soprattutto da chi gode delle molteplici discipline che la bicicletta offre.
 
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samuelgol

Flughafenwächter
24 Settembre 2007
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Bozen
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Canyon Ultimate SLX. Nome: Andrea
La differenza con i bikers credo risieda più che altro nel tipo di mezzo e uso che se ne fa.
La bdc non fa la differenza. Una da 1500 e una da 4.000 pressappoco funzionano similarmente. Soprattutto se su quella da 1500 rinunci al Durace, ci metti un 105 e punti su ruote di poco meno performanti.
Una Mtb ha soluzione tecniche molto più variegate, frutto di percorsi anche questi molto più variegati. Full, front, forcelle con tot escursioni, copertoni da asciutto, da bagnato, da fango. Un errato setting, anche a parità di prezzo può compromettere molto. O sei un minimo aperto alle novità o sei finito. Senza contare che più novità è più facile tirarle fuori, appunto perchè l'uso è più variegato e quindi le soluzioni su cui puntare sono molte. E il mezzo fa più differenza che non in bdc......prescindendo dal fatto che ovviamente la bici è azionata dalle gambe e guidata dalle braccia (e spesso da buona parte del resto del corpo).
 

Super Ciuk

Apprendista Cronoman
23 Ottobre 2012
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Tra il ring e la realtà
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a pedali
Apro questa discussione per avere un parere sul tema innovazione e la definizione di stradista come uno sportivo legato alla tradizione e restio a sposare tutto ciò che è novità. ...................................................................................................................... Non è una provocazione, spero di raccogliere i diversi pareri, soprattutto da chi gode delle molteplici discipline che la bicicletta offre.

Ma scusa, quale sarebbe la novità che non è stata recepita??? mi sembra che tutte quelle che portano dei vantaggi reali lo siano!!!
 

Ipercool

Ciociaro
13 Agosto 2012
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Trek (alcune)
Da quando frequento questo Forum ho scritto molte volte del conservatorismo estremo di gran parte del popolo di pedalatori del bitume.

In effetti è proprio così.
Pur ritenendo valide le motivazioni di carattere tecnico avanzate da [MENTION=6633]samuelgol[/MENTION], penso non spieghino del tutto il fenomeno.

Diciamo che il mondo mtb è nato negli States, luogo del dinamismo per antonomasia e quindi chi vi si è avvicinato entusiasticamente doveva per propria indole sposare quel tipo di atteggiamento mentale volto alla sperimentazione continua.

Il mondo bdc è invece storicamente radicato nel Vecchio Continente, già il fatto che il Continente in questione venga definito "vecchio" può fare un'indicazione del diverso ambiente in cui questo mondo si è (molto lentamente) sviluppato.

Penso che il tutto derivi in gran parte dall'aura di epicità che ha sempre avvolto le imprese degli ardimentosi atleti, per i quali il mezzo doveva essere non altro che uno strumento la cui funzionalità tecnica dovesse essere marginale ausilio alla preponderante capacità atletica del protagonista.

Questo approccio spiegherebbe l'infinita sequela di acerrime resistenze all'introduzione di qualsiasi sostanziale innovazione.
Ricordo, per inciso, che già all'inizio del secolo scorso Henri Desgrange primo patron del Tour de France fu feroce oppositore dell'introduzione del cambio di velocità, sostenendo che la sola forza dell'atleta dovesse consentirgli di vincere i valichi montani e che il nuovo dispositivo non fosse altro che un artificio che ne sminuiva le gesta.
Puntualmente la stessa manfrina, con diversi censori protagonisti, si è ripetuta nel corso di oltre 100 anni.

Secondo me ci portiamo appresso ancora questa impostazione.
 

faberfortunae

Scalatore
30 Settembre 2011
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sempre una in meno...
Apro questa discussione per avere un parere sul tema innovazione e la definizione di stradista come uno sportivo legato alla tradizione e restio a sposare tutto ciò che è novità.
Frequento il forum da qualche anno, è piuttosto comune confrontare il mondo BDC, che sembra rappresentato da ciclisti poco avvezzi a sperimentare novità, contrariamente al mondo MTB più dinamico grazie all'apertura mentale dei bikers.

Pur essendo io uno classificabile tradizionalista, non sono d'accordo con la definizione, che ritengo più un luogo comune che la realtà.
Negli ultimi 20-30 anni abbiamo visto le bici trasformarsi nei materiali, da ferro ad alluminio a carbonio; le ruote di profilo e con la metà dei raggi, e le coperture da 19 o 21 che pochi anni fa erano uno standard oggi non sono nemmeno più in commercio; i rapporti della trasmissione che addirittura hanno modificato lo stile del gesto atletico; l'elettronica applicata al cambio piuttosto che al monitoraggio e registrazione dei dati; lo studio dell'aerodinamica dalla bici, all'abbigliamento, all'ergonomia ....
E' vero che i tubeless, pagando un maggior peso, non fanno breccia, ed il successo dei dischi è ancora un'incognita, ma questo secondo me non basta a bollare la categoria come sportivi non aperti alla novità.

Non è una provocazione, spero di raccogliere i diversi pareri, soprattutto da chi gode delle molteplici discipline che la bicicletta offre.

Ma si è il luogo comune/ritornello che si sente spesso nelle discussioni per esempio sui freni a disco sulle bdc, nelle quali lo stradista che non è d'accordo viene frequentemente tacciato d'essere un conservatore refrattario alle innovazioni.
Nel caso specifico a me sembra una colossale stupidata (l'accusa, non i freni a disco sulle bdc, sia chiaro :mrgreen:).
E' che sempre più spesso le discussioni, qui, sono caratterizzate da interventi superficiali e ripetuti "a ritornello", per sentito dire.
Forse lo "stradista", con tutti i limiti che una simile generalizzazione comporta, abbracciando una fascia di età tendenzialmente più ampia rispetto ad altre tipologie di ciclisti, è meno sensibile alle lusinghe del marketing e, ragionando con la propria testa, (ripeto, spesso più matura - anagraficamente - ) seleziona gli acquisti con più oculatezza.
Il cicloturista tipo (quello che va in bici senza fare gare, per il puro piacere di pedalare e tenersi in forma, magari una o due volte a settimana) è abbastanza disinteressato a tutto quello che ruota attorno alla bici da strada.
Sì, certo, in gruppo c'è sempre quello più informato, quello che ne sa di più e che cambia bici ogni due anni, ma normalmente è l'eccezione: lo si ascolta interessati ma tutto finisce lì. Ognuno continua con la sua bici da corsa che per quel che si deve fare, "basta e avanza". "Lo sfizio del cambio elettronico, magari alla prossima bici, valuteremo poi..."
Insomma la logica è quella (e quella è la fascia di utenza / strada decisamente più numerosa, da quel che ho capito frequentando rivenditori ed eventi ciclistici in generale)

Per i "bikers" il discorso cambia: la componente "tecnica" ha un ruolo ben più importante nella bicicletta. L'utilizzatore è mediamente più esperto ed evoluto E' fondamentale ad esempio sapere dove mettere le mani, sapere fare la manutenzione spiccia e di emergenza che su una bici da strada non è quasi mai richiesta.
Da qui quindi la naturale maggior attenzione alle novità del mercato, per aggiornare (e quindi rendere più efficiente) il proprio mezzo.
La refrattarietà alle innovazioni, ammesso che esista, non è quindi una componente "caratteriale" dello stradista.
E' che c'è differenza tra refrattarietà (o avversione) e banale disinteresse. o-o


Ma ad ogni modo è abbastanza difficile riuscire a fare un ragionamento con basi statistiche o scientifiche sul tema oggetto della discussione
 

ibondio

Apprendista Cronoman
23 Dicembre 2010
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un cannibale ed un ferro
Ma scusa, quale sarebbe la novità che non è stata recepita??? mi sembra che tutte quelle che portano dei vantaggi reali lo siano!!!
Infatti! Trovo ingeneroso etichettare lo stradista come avverso all'innovazione.
Aggiungerei che vengono adottate anche quelle novità che non necessariamente portano vantaggi di prestazione, ma più semplicemente ludico/social o addirittura solo estetiche.
 

bradipus

Vendicatore Mascherato e motore di ricerca
23 Luglio 2009
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Bugliano
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qualunquemente
bisogna tener conto anche di due fatti:

primo, il bacino di utenza degli amatori e dei praticanti, enormemente più alto nella mtb,

poi dal numero di specialità / tipo di utlizzo dei mezzi a livello amatoriale, che per la bdc si divide solo in strada e ciclocross (crono, pista e triathlon richiedono strutture, mezzi specialistici e allenamento specifico che non coinvolgono la massa degli amatori), mentre per la mtb ci sono xc, marathon, enduro, dh, freeride, dirt... che possone essere praticate da tutti, e tutte con i loro mezzi specifici;

quindi i potenziali ambiti di sviluppo sono conseguentemente maggiori.

infine, per la bdc, c'è il vincolo alla creatività dato dalle norme UCI.
 

ibondio

Apprendista Cronoman
23 Dicembre 2010
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Bici
un cannibale ed un ferro
Da quando frequento questo Forum ho scritto molte volte del conservatorismo estremo di gran parte del popolo di pedalatori del bitume.

In effetti è proprio così.
Pur ritenendo valide le motivazioni di carattere tecnico avanzate da [MENTION=6633]samuelgol[/MENTION], penso non spieghino del tutto il fenomeno.

Diciamo che il mondo mtb è nato negli States, luogo del dinamismo per antonomasia e quindi chi vi si è avvicinato entusiasticamente doveva per propria indole sposare quel tipo di atteggiamento mentale volto alla sperimentazione continua.

Il mondo bdc è invece storicamente radicato nel Vecchio Continente, già il fatto che il Continente in questione venga definito "vecchio" può fare un'indicazione del diverso ambiente in cui questo mondo si è (molto lentamente) sviluppato.

Penso che il tutto derivi in gran parte dall'aura di epicità che ha sempre avvolto le imprese degli ardimentosi atleti, per i quali il mezzo doveva essere non altro che uno strumento la cui funzionalità tecnica dovesse essere marginale ausilio alla preponderante capacità atletica del protagonista.

Questo approccio spiegherebbe l'infinita sequela di acerrime resistenze all'introduzione di qualsiasi sostanziale innovazione.
Ricordo, per inciso, che già all'inizio del secolo scorso Henri Desgrange primo patron del Tour de France fu feroce oppositore dell'introduzione del cambio di velocità, sostenendo che la sola forza dell'atleta dovesse consentirgli di vincere i valichi montani e che il nuovo dispositivo non fosse altro che un artificio che ne sminuiva le gesta.
Puntualmente la stessa manfrina, con diversi censori protagonisti, si è ripetuta nel corso di oltre 100 anni.

Secondo me ci portiamo appresso ancora questa impostazione.
Quindi non pensi che questa etichetta affondi la sua verità nel passato e che sia ormai superato con l'approccio delle nuove generazioni?

Su una cosa concordo, gli eredi di Henri Desgrange continuano a vedere il ciclismo su strada come lo sport dei ciclisti e non delle biciclette, di fatto frenando quelle innovazioni che in mano ad una o poche squadre avrebbero falsato il risultato sportivo.
Diversamente penso diventerebbe una questione di budget, quindi vince chi ha lo sponsor più ricco e di fatto i mezzi diventerebbero prototipi non traslabili sul mercato.
 

andre.road

Scalatore
11 Ottobre 2012
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:-)
La bici da corsa ha un secolo e passa di storia.
L'off road è di molto più giovane.

Ciònonostante, penso che le bici da corsa siano cambiate molto più nell'ultimo quarto di secolo che in tutta la loro storia. Quindi non vedo questa avversità all'innovazione. E' normale che i cambiamenti incontrino la resistenza di chi la pensa in modo più tradizionale ma poi le cose che hanno un'utilità si affermano.

Probabilmente, le possibilità di miglioramento sono, per ora, marginali. E gli investimenti in innovazione sono diminuiti o hanno preso altre direzioni.
 
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Petgold969

pistorium opus chef
29 Dicembre 2010
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Caad 12 + MTB full 29"
Effettivamente c'è ancora gente che quando vede un cambio elettronico pensa al problema delle durate delle batterie o a qualcuno che con il telecomando ti manometta le marce :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
 

markus2465

Apprendista Cronoman
10 Dicembre 2007
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chiuso
a differenza della mtb le innovazioni (non considero innovazione l'aumento della sezione delle coperture o il maggior numeri di pignoni) non hanno portato miglioramenti sostanziali ed evidenti nelle bici da corsa, da qui lo scetticismo
verso le novità fà passare lo stradista come retrogrado.
Nella mtb le innovazioni hanno portato sempre dei grossi vantaggi,
in termine di sicurezza,prestazione,comfort e il biker ad ogni novità
è sempre pronto ad innovarsi, basta pensare all'esplosione del monocorona
anche tra le persone meno allenate :mrgreen:

o-o
 

danym

Cronoman
5 Gennaio 2016
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scott
sono d'accordo un po' con chi dice che tra MTB e BDC (dopo aver passato per 20 anni sulla MTB e quindi attraverso tutte le evoluzioni) passa un mondo.
Nella BDC, anche dal basso della mia amata scott speedster comprata usata, non vedo delle innovazioni tecniche che mi facciano gridare al miracolo. Certo, ci sarà l'areo che dopo i 35 aiuta, ci saranno cerchi ad alto profilo che aiutano in velocità (salvo poi pagare un po' in salita, ecc...). L'evoluzione c'è stata, ci sarà probabilmente ancora per sempre, ma la vedo meno marcata...e non credo dipenda dalle persone restie al cambiamento.
Gli stessi freni a disco (detto che non ho mai pedalato sotto l'acqua) che sulla MTB considero irrinunnciabili sulla bdc faccio fatica a vederne l'utilizzo...o meglio, c'è, sicuramente freneranno meglio sull'acqua, su ruote in carbonio...ma non so quanto realmente ne valga la pena.

in comune tra le due cose c'è che si fa pressapoco lo stesso movimento di gambe, poco altro :)
 
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Ser pecora

Diretur
Membro dello Staff
16 Aprile 2004
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dove capita
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Forse lo "stradista", con tutti i limiti che una simile generalizzazione comporta, abbracciando una fascia di età tendenzialmente più ampia rispetto ad altre tipologie di ciclisti, è meno sensibile alle lusinghe del marketing e, ragionando con la propria testa, (ripeto, spesso più matura - anagraficamente - ) seleziona gli acquisti con più oculatezza.

Questa me la stampo per le giornate uggiose :)))::)))::))):
 

dacosmicegg

Apprendista Velocista
28 Luglio 2012
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Basilicata
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Canyon Ultimate CF SL---Fondriest Domino Plus
Il mondo della mtb mi sembra molto più variegato,ci sono tante discipline diverse che richiedono mezzi diversi. In gruppo ogni tanto sento i miei amici parlare delle situazioni in cui è preferibile una mtb da 29,da 27,5 o da 26,forcelle diverse,ammortizzatori di tipo diverso eccetera. Non riesco a immaginare una conversazione simile riferita alle bdc...magari sulle ruote: alto o medio profilo? Ma rimangono abbastanza standard,basta mollare gli sganci rapidi e la ruota si cambia. E comunque essendo la mtb uno sport più tecnico anche nella sola guida, le novità sono ben accette a prescindere.
Ma comunque sia mi sembra che anche a livello amatoriale tantissime novità proposte nel corso degli anni siano state accolte, basta uscire in una zona molto trafficata dai ciclisti e trovi di tutto: telai in carbonio sia con geometrie classiche che aero,ruote di tutti i profili possibili in alluminio e in carbonio, gruppi a 9-10 e 11 velocità (anche elettronici per chi se li può permettere),gps,caschi chiusi e chi più ne ha più ne metta. Ovvio che trovi anche quello con la bici più vecchiotta perchè gli va bene cosi.
Mi sembra che queste cose prendono piede nel momento in cui vengono adottate come standard dalle squadre che vediamo in tv alle grandi corse. Ricordo che pochi anni fa i caschi chiusi erano pochi anche tra i professionisti e tra di noi pensavamo che erano brutti come la morte. Adesso tra i professionisti li usano tutti e per strada ne vedo molti di più. Tra un pò di tempo sarà cosi anche per i freni a disco,se diventeranno uno standard nel mondo dei professionisti. Io personalmente a questa novità non sono avverso. Semplicemente non sono interessato per due motivi: se piove di solito non esco,se becco l'acqua per strada semplicemente andrei più piano lo stesso, e inoltre per adottare questa novità tocca cambiare praticamente tutta la bici. E molti altri la vedono così. Ma ripeto,tra qualche anno probabilmente le cose cambieranno.
 

pecoranera

CicloGladiamatore
14 Novembre 2011
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Roma
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Colnago c68 LA MAIALA=C-Taurine
il mondo BDC, che sembra rappresentato da ciclisti poco avvezzi a sperimentare novità,.
guarda gratis io ti sperimento pure i tricicli:mrgreen:.

è una battuta ma mica troppo,visto che le innovazioni vengono introdotte si,ma di fatto dopo il""cambio" e i "pedali look" non è che tutte le altre siano state cosi "sconvolgenti" uno le adotta,perchè poi le adotta:bua:,magari quando deve cambiare quello specifico componente ,anche ad anni dalla presentazione sul mercato....