Scritto da Cassani sul proprio profilo facebook:
Rio é ormai a due ore Di distanza. Un aereo mi sta portando a casa dopo 30 giorni di Brasile. Quando sono salito ero felicissimo di ripartire perché i miei cari e la mia casa mi mancano davvero tanto. E non posso non pensare a quella povera gente che non ha più una casa ed ha perso i suoi cari.
Qualche giorno fa ho sentito Nibali al telefono, era dispiaciuto ma sereno, tranquillo. A distanza di tanti giorni dalla corsa ha voluto ribadirmi il dispiacere non tanto per lui ma per i compagni di nazionale che tanto avevano fatto per lui. Sotto questo punto di vista è stata una spedizione straordinaria. Avevamo curato tutto nel minimo dettaglio. In corsa i ragazzi sono stati perfetti. De Marchi che, dopo 20 km, viene in coda a dirmi che non c' è possibilità per noi italiani di andare in fuga perché, spagnoli inglesi e francesi ci marcano a uomo, e proprio per non sfiancare In scatti inutili Caruso e Rosa, ritiene giusto sacrificarsi lui. Ora avete capito perché non c'era un italiano davanti.
Caruso doveva sganciarsi al primo giro della salita lunga portando via una fuga ma sempre pensando che dietro sarebbero potuto rientràre Aru e Nibali come puntualmente è successo.
Ho passato 30', quelli dell' ultima salita, con il cuore in gola. Un mix di ansia, emozione, timore, speranza che neanche mi permetteva di stare seduto in macchina. Quando é cominciata la discesa e la radio ha comunicato il vantaggio dei tre sugli inseguitori ho preso la testa tra le mie mani. Non guidavo io, ma Marco Velo. Ad un certo punto radio corsa dice un nome: Maika e niente più. Passa qualche secondo, Alzò gli occhi e li, davanti a me, steso sull'asfalto c' è Vincenzo. Scendo dalla macchina ma non riesco a dire nulla. Gli vado vicino, lui si lamenta per la spalla, gli fa male. Finisce lì, il nostro sogno di conquistare la medaglia d' oro alle olimpiadi, un sogno che Nibali cullava da anni.
E dire che tanti hanno criticato l'avvicinamento di Vincenzo. Ma come, un campione come lui che va al tour per fare il gregario? È uno scandalo, una brutta cosa.
I detrattori sicuramente non sanno minimamente cosa vuol dire cercare di realizzare un sogno. Vincenzo veniva dalla vittoria al giro e l' unica possibilità che aveva di vincere a Rio era partecipare al tour senza fare classifica. Per realizzare dei sogni, per raggiungere degli obbiettivi bisogna sacrificare qualcosa e Vincenzo era determinato in questo. Non l' avevo mai visto così sereno e fiducioso come nei giorni precedenti la corsa. Questo cosa vuol dire? Che quando pensi fortemente a qualcosa di bello, quando ti concentri su qualcosa che sogni da anni, a qualcosa bisogna rinunciare. Infatti i primi quattro di Rio hanno fatto il tour disinteressandosi della classifica e tutti coloro che si sono spremuti per farla, bene o male hanno pagato dazio. E poi vogliamo parlare di Vincenzo gregario? Ma se continuiamo ad elogiare tutti quei corridori che lottano e lavorano per gli altri, perche non possiamo farlo anche con i campioni? Chi sono loro? Perché non possono aiutare? Dove sta scritto? Vi dico una cosa, i campioni, anzi i Campioni con la C maiuscola, sono quelli che vincono e si mettono a disposizione. I Campioni sono coloro che ogni tanto mettono da parte il loro egoismo e donano la loro abilità mettendola a disposizione della squadra. Come del resto ha fatto Aru per Nibali a Rio. Non dimenticherò mai le parole che Fabio ha detto guardando in faccio Nibali la sera dopo la corsa olimpica:" Mi dispiace che tu vada via dall' Astana perché da te ho imparato molto e in questi ultimi mesi ho capito tante cose". Questi sono i veri campioni. Coloro che mettono gambe e umanità, che quando pedalano ci emozionano e quando parlano ci fanno capire di che pasta sono fatti.
Poi una caduta ti ruba un sogno che sta per avverarsi ma tutto il resto rimane ed è per questo motivo che non sono dispiaciuto per non aver visto vincere Nibali perché da questa olimpiade mi porto a casa qualcosa di molto più importante: l'onesta, la dedizione, il sacrifico, lo spirito di squadra di 5 ragazzi che mi hanno regalato una giornata che mai dimenticherò nella mia vita. Lotto e lotterò con tutte le mie forze per vincere, curerò nei minimi dettagli ogni volta che schiererò una squadra al via di una corsa ma non sono per la vittoria ad ogni costo. Le corse tante volte ti lasciano qualcosa di bello anche se non le vinci.
Ho avuto un maestro nella mia vita, Alfredo Martini. Sono sicuro che se fosse stato ancora al mondo la sera del 6 agosto avrebbe telefonato a De Marchi, Aru, Nibali, Rosa e Caruso ringraziandoli per quello che avevano fatto. È poi avrebbe chiamato anche me per chiedermi quando sarei andato a trovarlo.
Come l'ultima volta che ci siamo visti, a casa sua, davanti alla televisione guardando NIbali che conquista il tour. Non riusciva più a parlare Alfredo ma quella sua mano a stringere la mia aveva un significato che nessuna parola poteva eguagliare