Allora:
1. Le saldature: le leghe leggere (o leghe di alluminio) sono tra i materiali più bastardi da saldare in assoluto (come mai gli aerei sono rivettati?), per uno sfacelo di problemi di cui non mi sembra sia il caso di trattare qui; diciamo solo che alcune leghe della serie 6XXX e 7XXX sono più facili da saldare. Per saldare si usa una lega differente (in inglese si usa il termine filler per indicare la lega usata) proprio per ottenere dei risultati accettabili.
2.La durata: pensate al materiale come ad un muscolo di un atleta: se voi lo caricate lui lavora, e si stanca accumulando acido lattico (ovviamente il muscolo), così fa il materiale. Esiste però un concetto per i materiali che per l'uomo non vale, il limite di fatica: se il cimento è modesto, il materiale può sopportare lo sforzo in eterno. Bene, l'alluminio è un mollaccione, nel senso che non ha limite di fatica, anche soggetto ad un carico modesto si romperà dopo n cicli.
2.bis: Il ciclo: la fatica è un fenomeno dinamico, cioè un fenomeno legato al tempo e alle ripetute applicazioni dei carichi nel tempo. quello che ci interessa non è dopo quanti km si rompe oppure dopo quanti anni si rompe ma dopo quanti cicli si rompe, perché questo dato può essere semplicemente calcolato, non la durata in km o anni, a meno di non fare supposizioni più o meno velleitarie che lasciano il tempo che trovano sull'equivalenza km/anni/cicli.
Detto questo:
Chi progetta un telaio in alluminio, alla fine dei conti dovrà apporre il suo nome sui disegni, sul progetto e sulla documentazione tecnica; se quel telaio si rompe dopo poco e qualcuno si fa male lui si farà più male di voi, quindi state sicuri che un telaio normale riuscirà ad accompagnarvi per lunghissimo tempo.