La mia seconda Oetzy è stata davvero bella.
Principalmente perché attraversata da molte storie.
Mia moglie che mi accompagna lasciando i nostri figli casa, così da tornare, per qualche giorno, ad essere "coppia" (ah... se ci vuole!) e che alla fine si dichiarerà entusiasta dell'esperienza.
Ben quattro compagni di squadra che si fanno convincere anche loro a tentare l'avventura dopo che lo scorso anno avevano seguito la mia da casa - con uno, Stefano, alla sua ultima granfondo.
Uno di loro, prossimo alle nozze, che il sabato sera riceve la visita a sorpresa (mediata con l'aiuto del sottoscritto, modestamente
) della sua promessa sposa, con conseguenti momenti strappalacrime.
Stefano che, appunto, arriva dopo 11h50' emozionato fin quasi alla commozione e che subito conferma la sua decisione di far basta con il pettorale sulla schiena.
E poi gli amici Trittici del Serra compagni di albergo al Soelderhof (Fiore, [MENTION=4469]cacaito[/MENTION], Giovanni) insieme a [MENTION=49722]Mirco1984[/MENTION] e al suo babbo, che a 61 anni chiuderà il percorso sotto le 11 h; il costante contatto con l'@AironedelChianti e con [MENTION=35944]senzasosta[/MENTION], il primo a Soelden, il secondo, purtroppo, assente volontario.
Insomma, davvero un fine settimana bello e da ricordare al di là della bici.
Per quanto poi la bici sia andata bene.
Sapevo di essere arrivato non brillante. Ma contavo di avere fondo e "passo" sufficienti a sfangarla senza troppo patire.
Entro in griglia nelle ultime posizioni, all'altezza dell'hotel Regina. Ma quando hai in squadra uno come Francesco è un problema relativo: giusto il tempo di passare il tappeto (5' dopo lo sparo) e quella locomotiva si mette a tirare come un forsennato. Spesso mi trovo a fare 320w a ruota ed è inevitabile risalire fino ad arrivare ad attaccare il Kuhtai a ridosso dei primi (80esimi assoluti circa).
Dopo poco più di un km dico a Francesco di andarsene (chiuderà in 8h tonde tonde) e rimango solo, impostando il ritmo salita intorno ai 260w. Dopo la super pecora dello scorso anno sul Rombo non voglio esagerare.
Molti mi passano e nella seconda parte mi "addormento" anche un po'. "Potrei spingere molto di più, ma poi?" - credo sia la domanda più ricorrente in chi partecipa a GF come queste.
Scollino il Kuthai con lo stesso tempo (1h14') dello scorso anno (piano, ma va bene lo stesso perché poi sennò sul Rombo i minuti li conti col pallottoliere) per lanciarmi nella terrificante discesa, al termine della quale sento di avere gran... gambacce! Sono un po' preoccupato. Il mio gruppo va pianissimo eppure dovessi andare avanti a tirare... Al termine del Brennero mi accorgo però di aver scollinato con i primissimi di loro e questo mi rinfranca.
Nella successiva discesa vengo affiancato dall'@Airone del Chianti e ne sono felice: la fatica, in (ottima) compagnia, passa più alla svelta.
Sul Giovo mi accodo quindi ad un brillante Michele. Sale ancora a 260w. Troppi? Le sensazioni non sono buone: le gambe sono impastate, legnose.
Dopo un paio di km mi lascio sfilare, ma mi sforzo di tenerlo a vista, per evitare di "addormentarmi" come sul Kuhtai. Dopo il decimo km, però ho la sensazione di riprendere vigore e riesco, proprio in vista del ristoro, a raggiungere Michele. Il tempo di fare una bella foto insieme e mi offro di fargli le traiettorie in discesa. Niente da fare. In discesa è brillante, ma non troppo.
Arrivo a San Leonardo dopo 5h50'. Esattamente il tempo dello scorso anno, quando chiusi in 9h15'. Mi dico che QUESTO tempo, QUESTO anno, DEVE avere margine e mi fisso l'obiettivo di essere a Soelden in 8h30'.
In effetti la gamba gira ancora decorosamente. Dopo Moso rivedo mentalmente tutte le scene del 2016: qui ho dovuto fare la prima sosta; qui la seconda; qui mi ha passato Marco, qui Clodovico, qui l'@Airone. Alla sorgente che sgorga dalla roccia mi rivedo molti minuti in fila per l'acqua (insieme necessità e pretesto per fermarsi ancora).
Al km 13 mi passa un tizio tedesco con un bel passo e decido di accodarmi. Superiamo tanti concorrenti e insieme arriviamo al ristoro. Sto bene e fremo per affrontare gli ultimi 9 km: decido di andare su regolare, tanto a questo punto va bene qualsiasi tempo finale. Me li godo. Sto bene. Alta montagna, bici: sono nel mio elemento. Un accenno di crampi all'interno coscia della gamba sinistra mi coglie prima della Gasthof Hochfirst, ma indurisco, mi alzo sui pedali e passa. Dopo 2h5' sono al passo. Quasi mi dispiace.
Mi lancio in discesa, ma il vento contrario limita la velocità massima. Sulla salita della mautstelle mi colgono dei crampi lancinanti nel medesimo punto di prima. stavolta sono costretto a scendere. Mi metto a correre stile Froome per alcune centinaia di metri. Riprovo a montare in sella e... tutto ok. Supero il casello di slancio e mi butto in discesa. Mi accorgo di aver ripreso una buona efficienza e mi impegno per andare a riprendere quelli davanti.
L'arrivo a Soelden è emozionante, quasi mi commuovo. (8h31'). Cerco mia moglie. E' lì appena dopo l'arco di arrivo. Mi cerca, mi bacia e mi dice: "Ha vinto tale Cecchini su un altro italiano!". "Notizia fondamentale, ti ringrazio".
Tante altre cose si potrebbero raccontare, ma invece va bene così.
L'appuntamento, per me, è al 2019. Nel 2018, con rammarico, non ci sarò. Perché questa GF è troppo bella per correre anche solo il rischio di trasformarla in una routine. Due anni da trascorrere a sognarla, magari in compagnia di chi racconterà qui la sua esperienza il prossimo anno.
Un grazie particolare ai forumendoli Gabriele, Michele, Giovanni, Mirco. E un caro saluto a Luca, conoscenza recente ma che mi pare abbia gran "stoffa".
"Pain is temporary; the experience lasts a lifetime". Proprio così.