in salita alzarsi sui pedali o rimanere seduto

beppe83

Passista
4 Giugno 2010
4.130
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Bici
Olmo gepin 4.0
:))):ciao,siccome sono un ciclista diciamo amatore,gli altri anni facevo sui 600km annui (cioe nei 4 mesi estivi),quest'anno partito il 20 maggio con gran convinzione e un inverno di palestra tra pesi-corsi di HEAT e ciclette,ambisco ai 1000km annui(e se ne vengono di piu meglio)......
ora una domanda,siccome mi piace molto il ciclismo,molte volte mi riguardo i video delle scalate piu belle,e di solito c'è sempre il grande Pantani....mi chiedevo se è meglio o peggio fare le salite alzandosi sui pedali o farle da seduto?;nonzo%
xche alcuni mi han detto che all'inizio meglio da seduti cosi rinforzi i muscoli bassi......


ps:pero quando faccio una salita e mi riviene in mente Marco nei suoi video anche se la gamba brucia mi alzo sui pedali e pedalo piu forte finche non arrivo in cima,scoppiato con la lingua penzolante ma con il sorriso:-)
 

Cipo79

Pignone
9 Maggio 2008
212
1
Verona
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Secondo il mio modesto parere è questione di come uno si trova a fare le salite....di quanta potenza esprime da seduto piuttosto che da in piedi!!!
Io per assurdo preferisco fare le salite quasi tutte da seduto...
Altrenandomi con qualche rilancio sui pedali...
Dicono che si sviluppano fibre muscolari diverse da seduto rispetto a in piedi...
 

beppe83

Passista
4 Giugno 2010
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Olmo gepin 4.0
Secondo il mio modesto parere è questione di come uno si trova a fare le salite....di quanta potenza esprime da seduto piuttosto che da in piedi!!!
Io per assurdo preferisco fare le salite quasi tutte da seduto...
Altrenandomi con qualche rilancio sui pedali...
Dicono che si sviluppano fibre muscolari diverse da seduto rispetto a in piedi...

quando le faccio da seduto e vedo la velocita che scende rilancio anch'io quelle 4/5 pedalate tanto da riprendere il ritmo...quindi faccio bene:mrgreen:
 

Cipo79

Pignone
9 Maggio 2008
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Verona
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SE NON DEVI FAR IL TEMPO è INUTILE CONSUMARE PIU ENERGIE ALZANDOTI IN PIEDI PER 4/5 PEDALATE,APPENA TI RISIEDI SEI A PUNTO A CAPO,ALMENOCHE' TU NON SIA UNO SCALATORE PURO,CHE MANTIENE LA PROPRIA VELOCITA' PASSANDO DA SEDUTO A IN PIEDI.
IO DI SOLITO AFFRONTO LE SALITE SPESSO DA SEDUTO CON IL MIO RITMO SENZA PIU DI TANTO FORZARE,SE NON VOGLIO FARE IL TEMPO...
ALTRIMENTI SE C'E IN BALLO IL RECORD DELLA SALITA ALTERNO UNA PEDALATA DA SEDUTO DI POTENZA A UNA DA IN PIEDI.:mrgreen:


quando le faccio da seduto e vedo la velocita che scende rilancio anch'io quelle 4/5 pedalate tanto da riprendere il ritmo...quindi faccio bene:mrgreen:
 

mabon12

Apprendista Cronoman
7 Aprile 2008
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Bolzano
www.marcobonatti.it
Bici
Non sono mai abbastanza!
Salire in piedi o seduto dipende anche dalle proprie caratteristiche. Uno scalatore si alza spesso; certo porta su il cuore, ma in compenso permette rapide variazioni di velocità. Un passistone preferirà salire seduto, a ritmo costante.
 
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Claudio1982

Gregario
10 Aprile 2010
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CBT Astral Plus
Dipende essenzialmente da come preferisci tu.
Io pedalo in piedi solo se c'è un cambio di pendenza improvviso e devo dunque riprendere velocità per mantenere il ritmo.
 

srinivasa

Scalatore
11 Ottobre 2005
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Via Lattea
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Volevo scrivere "un trattato" sull'argomento, ma c'è già chi l'ha fatto prima di me ed anche in italiano, quindi...

COME PEDALARE IN FUORI SELLA
articolo pubblicato su "La Bicicletta", dicembre 2003
di Valerio Lo Monaco

Pedalare in piedi sui pedali è una tecnica che, inconsciamente, tutti i ciclisti usano. Ma capire i motivi per cui è bene farlo, e su quale terreno, oltre che imparare a farlo bene, è fondamentale.

Con il termine “fuorisella” si definisce, nell’uso comune, l’atto di pedalare in piedi sui pedali con il solo appoggio delle mani sul manubrio, vale a dire senza sedere sulla sella, come nella maggior parte delle altre circostanze di corsa. In altre parole, ci si priva del sostegno della sella per ottenere una serie numerosa d’effetti. Non è così scontato, infatti, scoprire che il fuorisella, comportamento quasi automatico e che si compie senza pensarci troppo, rappresenti una tecnica di pedalata efficace in molte circostanze. Tecnica, chiariamo subito, che va tuttavia affinata per poterne trarre il meglio e anche allenata dal punto di vista muscolare, giacché impegna una serie di muscoli diversi in aggiunta a quelli già comunemente usati nell’atto della pedalata tradizionale (cioè da seduti) anche se con angolazioni di lavoro differenti.

Perché si fa il fuorisella?
L’azione in fuorisella può essere decisa e messa in opera per una serie limitata di motivi. Vediamoli. Un ciclista può decidere di alzarsi sui pedali per fare quello che, in gergo, si chiama “sgranchirsi le gambe”. Vale a dire che, pedalando per molto tempo nella stessa posizione, cioè quella da seduti, sente la necessità, ogni tanto, di alzarsi sui pedali per azionare i muscoli con delle angolazioni differenti. Ecco che, allora, basta un piccolo tratto in fuorisella, per esempio un centinaio o due di metri, per sortire l’effetto voluto. Poi ci si può alzare sui pedali per vincere un dislivello piccolo ed episodico del percorso, come ad esempio un cavalcavia, senza perdere troppa velocità. Un altro caso è quello di dover rispondere prontamente a uno scatto, cioè produrre uno sforzo molto violento in un tempo rapidissimo. Quest’azione si può tentare anche stando seduti, e in tal caso prende il nome di “progressione”, ma per chi cerca la massima efficacia, soprattutto in termini di tempo, alzarsi sui pedali e scattare, sia in salita che in pianura, è la cosa più utile. Ci si può alzare sui pedali, ripetutamente e alternativamente ai tratti da seduti, anche nelle lunghe salite, sia perché la muscolatura, seriamente impegnata, necessita di periodi di riposo, sia per vincere momentanei inasprimenti della pendenza. Ultimo motivo, ma non per importanza, è il fatto che ci si può alzare sui pedali per alleggerire la pressione al soprassella dovuta alla seduta mantenuta per molto tempo: sarà sufficiente, ogni dieci o quindici minuti, alzarsi sui pedali per qualche decina di metri.

In pianura
Esistono alcune differenze, in termini di tecnica di pedalata, tra effettuare un fuorisella in pianura oppure in salita, anche se concettualmente è la stessa cosa. Innanzitutto, la velocità: se in pianura si pedala a forte andatura, sarà necessario effettuare il fuorisella mantenendo una posizione aerodinamica adatta alla velocità che si sta mantenendo. Questo comporta di impugnare lo sterzo nella parte bassa e laterale della piega manubrio, che, a sua volta, richiede di effettuare il fuorisella stando con la schiena parallela al terreno. Non è molto difficile da realizzare, l’importante è tenere bene a mente la posizione della testa, che dovrà essere mantenuta in modo da non perdere di vista la strada e la direzione della bicicletta. Ci si può alzare sui pedali anche impugnando il corpo dei comandi al manubrio se la velocità in pianura non è elevata, ma questa, in realtà, è una posizione che si adotta generalmente in salita.

In salita
In salita ci si alza in piedi molto più che in pianura: un po’ per vincere le resistenze della pendenza e della gravità, che si traducono in un dispendio energetico elevato da parte del ciclista, e un po’ per rilanciare l’andatura, che in salita è facile far scemare troppo se non si pedala con una buona intensità. Altro motivo, inoltre, è che in salita, cioè su uno dei terreni più selettivi in assoluto, è proprio attraverso gli scatti che si può tentare di distanziare eventuali avversari, ed è proprio con gli scatti che gli scalatori veri riescono a far andare in crisi anche i passisti più forti. Senza considerare che le pendenze più aspre, presenti sulle nostre strade, si riescono a superare brillantemente proprio attraverso un’azione sui pedali. Generalmente, l’impugnatura più adatta a tale scopo è quella sui corpi dei comandi al manubrio, ma ci sono scalatori che preferiscono impugnare la piega anche nella parte bassa laterale. Una cosa è certa e va tenuta molto bene a mente: quando, in salita, ci si alza sui pedali, si deve evitare nel modo più assoluto di dare tutto ciò che si ha in corpo. Esaurite le energie, infatti, seppure momentaneamente, non si potrà più continuare a pedalare con vigore una volta seduti nuovamente sulla sella. Se ciò in pianura può essere ovviato, seppure riducendo la velocità, anche solo accompagnando i pedali, in salita non si potrà invece evitare di perdere velocità rapidamente ed essere costretti, dunque, a mettere il piede a terra.

Gli errori
Gli errori più comuni di chi si alza in fuorisella ed è alle prime armi sono quelli relativi alla fluidità del gesto, cioè alla compostezza, che si traduce, se non rispettata, oltre che in uno stile poco bello a vedersi, in un possibile rischio di cadere per se stessi e per gli altri e, in ultima analisi, anche in un dispendio maggiore di energie. Le cose da non sbagliare, invece, sono: il rapporto da utilizzare, la presa sul manubrio, la traiettoria da eseguire e il brandeggio della bicicletta per assecondare ogni singola pedalata.

Come fare
Innanzitutto, è bene evitare di alzarsi sui pedali in modo scomposto variando sensibilmente la propria traiettoria, ma continuare a pedalare il più vicino possibile alla propria linea di marcia. In secondo luogo, con l’esercizio e l’esperienza è possibile mettere a punto una fluidità di movimenti che si traduce nel mantenimento praticamente costante della velocità di marcia. E questo sia quando ci si alza sui pedali che quando si decide di sedersi nuovamente in sella. Proprio nell’azione del fuorisella, e proprio nel mettere in atto ciò che abbiamo appena detto, c’è bisogno di fare attenzione a un particolare, che sarà certamente apprezzato da chi pedala insieme a noi, che comunque, se ben eseguito, può, da solo, evitare molti dei problemi che spesso, purtroppo, causano le cadute in gruppo. Parliamo di quel metodo di pedalata che serve per scongiurare il più possibile il contatto tra la nostra ruota posteriore e quella anteriore di chi ci segue: quando ci si alza sui pedali, infatti, anche se non in maniera eclatante (tranne qualche caso di corridore davvero inesperto), c’è sempre un lieve rallentamento della velocità, causato dal lasso di tempo che intercorre tra la situazione di spinta da seduto e quella in piedi, cioè il tempo necessario ad alzarsi sui pedali prima di riprendere a spingere. Tale rallentamento, se siamo seguiti da corridori inesperti, può causare il contatto tra le ruote. A questa situazione, comunque, si può ovviare. A beneficio di tutti. Basta fare un paio di pedalate più energiche un attimo prima di alzarsi sui pedali e un attimo prima di rimettersi seduti. Così facendo, in entrambi i casi si aumenterà, seppure per poco, la velocità, anticipando e recuperando la successiva perdita, e ciò consentirà di evitare la collisione della nostra ruota posteriore con quella anteriore di chi ci segue. Per ciò che concerne l’impugnatura, invece, è bene alzarsi sui pedali tenendo una fra le impugnature che permettono maggiore brandeggio della piega manubrio e, dunque, un migliore governo della bicicletta. In pratica, si tratta di due possibili scelte: afferrare i corpi dei comandi al manubrio oppure la curva bassa laterale della piega manubrio. La prima scelta è preferibile in salita o comunque a basse velocità, la seconda quando la velocità è elevata oppure, anche in salita, nelle azioni più violente.

Danzare sui pedali
Esistono due scuole di pensiero su come governare la bicicletta e praticare la propria azione sui pedaliquando ci si alza a pedalare in fuorisella: c’è chi sostiene che la cosa migliore sia quella di cercare di rimanere il più dritti possibile sbandando la bicicletta, per facilitare, alternativamente, il lavoro a piombo delle gambe; c’è chi sostiene, invece, che la cosa migliore sia quella di mantenere la bicicletta perpendicolare al terreno e muovere l’intero corpo, di qua o di là della bicicletta. La prima teoria, a nostro avviso, comporta un minore dispendio energetico, ma la bicicletta può diventare difficilmente governabile. Il secondo sistema, invece, consente di pedalare con una traiettoria molto precisa, e dunque redditizia oltre che corretta, ma, al tempo stesso, impone un dispendio energetico superiore, soprattutto da parte delle braccia e delle spalle, per muovere il peso del corpo da una parte e dall’altra: è, quest’ultimo caso, anche non troppo bello a vedersi. La cosa giusta da fare, è dunque quella di trovare una via di mezzo. Una sorta di armonia fra i due estremi, armonia che rappresenterà il miglior compromesso tra dispendio energetico, correttezza di esecuzione, bellezza del gesto e anche rendimento in termini di velocità.

I rapporti
È opinione comune che, nel momento in cui ci si alza sui pedali, sia il caso di indurire almeno un dente. La cosa è facilmente intuibile: dato che alzandosi sui pedali, cioè pedalando in fuorisella, si sfrutta anche il peso corporeo come spinta proulsiva, va da sé che la capacità di espressione sui pedali, in termini di watt, è maggiore. Ciò comporta la possibilità di spingere un rapporto leggermente più duro oltre che quella di affrontare una pendenza maggiore. A questo, inoltre, si somma un altro particolare fondamentale: in fuorisella non si riesce, al pari che pedalando da seduti, a effettuare quella che, in gergo, viene chiamata “pedalata rotonda”. Quando si è seduti compostamente in sella, infatti, se si possiede una tecnica di pedalata evoluta ed efficace e se si è veramente allenati bene, si può pedalare con alti regimi di rivoluzioni per minuto. Si può spingere un rapporto adeguato facendo girare bene le gambe, poiché si è seduti correttamente e il peso del ciclista non ostacola tale tecnica. Ma quando si è in piedi, invece, oltre a far girare le gambe, si deve anche sostenere il corpo e dunque le cose, sotto il punto di vista della compostezza, si complicano un po’. Va da sé che tutto ciò si traduce con l’impossibilità di pedalare ad alti regimi, almeno per lunghi tratti. Gli unici casi sono quelli di una volata finale o di uno scatto breve, oppure di un’azione in salita effettuata più che altro per spezzare il ritmo e riposare la muscolatura in una lunga ascesa. Ma, in termini più comuni, pedalare in fuorisella impone una cadenza di pedalata inferiore rispetto a quella che si utilizza quando si è seduti. Per mantenere la stessa velocità di quando si è seduti, cioè lo stesso sviluppo metrico nell’unità di tempo, si deve dunque agire sul cambio: meno rivoluzioni al minuto, ma effettuate con un rapporto più lungo - anche perché aiutati dal peso del corpo -, possono equivalere, con la scelta adatta, alla medesima velocità. Lo stesso dicasi per i tratti in salita, solo che, in questo caso, pedalando in fuorisella, si potrà tentare di mantenere comunque una buona velocità sebbene la strada abbia cominciato a salire. Pedalando in pianura, invece, la tecnica giusta è quella di inserire un dente o due in meno un attimo prima di alzarsi sui pedali e di ripristinare il rapporto originario e adeguato alla velocità corrente non appena ci si risiede sulla sella.

Chi È portato e chi no
Esistono corridori più o meno adatti alla tecnica del fuorisella? La risposta è sì, e dipende non tanto dalla propria attitudine psicologica a tale gesto, né alle preferenze personali che questa operazione può suggerire, o meno, a ogni ciclista. Si tratta, piuttosto, di alcune caratteristiche della conformazione fisica che fanno propendere, o meno, per l’utilizzo del fuorisella, soprattutto in base alla effettiva efficacia che tale tattica può avere per un ciclista o per un altro. In altre parole, fermo restando tutto ciò che abbiamo detto in merito alle motivazioni che possono spingere, in deteminati momenti, a effettuare un’azione in fuorisella, esistono corridori per cui tale tecnica risulta molto semplice e naturale, tanto da essere suggerita in molti casi, e altri corridori per i quali, invece, alzarsi sui pedali non risulta tanto semplice e, alla fine, così efficace. Generalmente sono i corridori agili, vale a dire leggeri o comunque non troppo pesanti, a riuscire a pedalare in fuorisella con i migliori stile ed efficacia possibili. Viceversa, i passisti di grande statura e mole incontrano alcune difficoltà nell’effettuare tale pedalata in tutta naturalezza. Il fuorisella, quindi, viene più spesso utilizzato dai corridori meno dotati di grande statura e muscolatura per sopperire al deficit di potenza che invece i corridori più grandi, nel senso di dimensioni, difficimente soffrono. Accade così che i corridori più piccoli preferiscano adottare il fuorisella per affrontare le salite e i momenti di più grande impegno, come gli scatti, mentre i corridori più grandi riescano a esprimere tutta la potenza di cui sono capaci con più efficacia da seduti, sia in salita che in pianura, preferendo le progressioni agli scatti repentini. Ma ciò non toglie che anche per questi ultimi sia necessario, anzi doveroso, alzarsi ogni tanto sui pedali per sgranchirsi i muscoli e per alleviare la pressione al soprassella.
COPYRIGHT © La Bicicletta - Italy
 

pbass71

Maglia Rosa
14 Marzo 2008
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ambisco ai 1000km annui(e se ne vengono di piu meglio)......
....mi chiedevo se è meglio o peggio fare le salite alzandosi sui pedali o farle da seduto?;nonzo%
xche alcuni mi han detto che all'inizio meglio da seduti cosi rinforzi i muscoli bassi......

Siccome non fai molti km/anno, cerca di fare la gamba, con calma e pazienza.
Fai salite non dure, stai seduto e vai piano..... se la pendenza aumenta ti alzi in piedi ma senza aumentare il ritmo. Poi ti risiedi.
Piano piano, andrai sempre meglio.
Ma devi fare km, km, km, km.
 

kaiserjan86

Maglia Iridata
2 Agosto 2007
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Colnago C64 Disc - Campagnolo Record - Campagnolo Scirocco Disc (provvisorie)
Volevo scrivere "un trattato" sull'argomento, ma c'è già chi l'ha fatto prima di me ed anche in italiano, quindi...

COME PEDALARE IN FUORI SELLA
articolo pubblicato su "La Bicicletta", dicembre 2003
di Valerio Lo Monaco

Pedalare in piedi sui pedali è una tecnica che, inconsciamente, tutti i ciclisti usano. Ma capire i motivi per cui è bene farlo, e su quale terreno, oltre che imparare a farlo bene, è fondamentale.

Con il termine “fuorisella” si definisce, nell’uso comune, l’atto di pedalare in piedi sui pedali con il solo appoggio delle mani sul manubrio, vale a dire senza sedere sulla sella, come nella maggior parte delle altre circostanze di corsa. In altre parole, ci si priva del sostegno della sella per ottenere una serie numerosa d’effetti. Non è così scontato, infatti, scoprire che il fuorisella, comportamento quasi automatico e che si compie senza pensarci troppo, rappresenti una tecnica di pedalata efficace in molte circostanze. Tecnica, chiariamo subito, che va tuttavia affinata per poterne trarre il meglio e anche allenata dal punto di vista muscolare, giacché impegna una serie di muscoli diversi in aggiunta a quelli già comunemente usati nell’atto della pedalata tradizionale (cioè da seduti) anche se con angolazioni di lavoro differenti.

Perché si fa il fuorisella?
L’azione in fuorisella può essere decisa e messa in opera per una serie limitata di motivi. Vediamoli. Un ciclista può decidere di alzarsi sui pedali per fare quello che, in gergo, si chiama “sgranchirsi le gambe”. Vale a dire che, pedalando per molto tempo nella stessa posizione, cioè quella da seduti, sente la necessità, ogni tanto, di alzarsi sui pedali per azionare i muscoli con delle angolazioni differenti. Ecco che, allora, basta un piccolo tratto in fuorisella, per esempio un centinaio o due di metri, per sortire l’effetto voluto. Poi ci si può alzare sui pedali per vincere un dislivello piccolo ed episodico del percorso, come ad esempio un cavalcavia, senza perdere troppa velocità. Un altro caso è quello di dover rispondere prontamente a uno scatto, cioè produrre uno sforzo molto violento in un tempo rapidissimo. Quest’azione si può tentare anche stando seduti, e in tal caso prende il nome di “progressione”, ma per chi cerca la massima efficacia, soprattutto in termini di tempo, alzarsi sui pedali e scattare, sia in salita che in pianura, è la cosa più utile. Ci si può alzare sui pedali, ripetutamente e alternativamente ai tratti da seduti, anche nelle lunghe salite, sia perché la muscolatura, seriamente impegnata, necessita di periodi di riposo, sia per vincere momentanei inasprimenti della pendenza. Ultimo motivo, ma non per importanza, è il fatto che ci si può alzare sui pedali per alleggerire la pressione al soprassella dovuta alla seduta mantenuta per molto tempo: sarà sufficiente, ogni dieci o quindici minuti, alzarsi sui pedali per qualche decina di metri.

In pianura
Esistono alcune differenze, in termini di tecnica di pedalata, tra effettuare un fuorisella in pianura oppure in salita, anche se concettualmente è la stessa cosa. Innanzitutto, la velocità: se in pianura si pedala a forte andatura, sarà necessario effettuare il fuorisella mantenendo una posizione aerodinamica adatta alla velocità che si sta mantenendo. Questo comporta di impugnare lo sterzo nella parte bassa e laterale della piega manubrio, che, a sua volta, richiede di effettuare il fuorisella stando con la schiena parallela al terreno. Non è molto difficile da realizzare, l’importante è tenere bene a mente la posizione della testa, che dovrà essere mantenuta in modo da non perdere di vista la strada e la direzione della bicicletta. Ci si può alzare sui pedali anche impugnando il corpo dei comandi al manubrio se la velocità in pianura non è elevata, ma questa, in realtà, è una posizione che si adotta generalmente in salita.

In salita
In salita ci si alza in piedi molto più che in pianura: un po’ per vincere le resistenze della pendenza e della gravità, che si traducono in un dispendio energetico elevato da parte del ciclista, e un po’ per rilanciare l’andatura, che in salita è facile far scemare troppo se non si pedala con una buona intensità. Altro motivo, inoltre, è che in salita, cioè su uno dei terreni più selettivi in assoluto, è proprio attraverso gli scatti che si può tentare di distanziare eventuali avversari, ed è proprio con gli scatti che gli scalatori veri riescono a far andare in crisi anche i passisti più forti. Senza considerare che le pendenze più aspre, presenti sulle nostre strade, si riescono a superare brillantemente proprio attraverso un’azione sui pedali. Generalmente, l’impugnatura più adatta a tale scopo è quella sui corpi dei comandi al manubrio, ma ci sono scalatori che preferiscono impugnare la piega anche nella parte bassa laterale. Una cosa è certa e va tenuta molto bene a mente: quando, in salita, ci si alza sui pedali, si deve evitare nel modo più assoluto di dare tutto ciò che si ha in corpo. Esaurite le energie, infatti, seppure momentaneamente, non si potrà più continuare a pedalare con vigore una volta seduti nuovamente sulla sella. Se ciò in pianura può essere ovviato, seppure riducendo la velocità, anche solo accompagnando i pedali, in salita non si potrà invece evitare di perdere velocità rapidamente ed essere costretti, dunque, a mettere il piede a terra.

Gli errori
Gli errori più comuni di chi si alza in fuorisella ed è alle prime armi sono quelli relativi alla fluidità del gesto, cioè alla compostezza, che si traduce, se non rispettata, oltre che in uno stile poco bello a vedersi, in un possibile rischio di cadere per se stessi e per gli altri e, in ultima analisi, anche in un dispendio maggiore di energie. Le cose da non sbagliare, invece, sono: il rapporto da utilizzare, la presa sul manubrio, la traiettoria da eseguire e il brandeggio della bicicletta per assecondare ogni singola pedalata.

Come fare
Innanzitutto, è bene evitare di alzarsi sui pedali in modo scomposto variando sensibilmente la propria traiettoria, ma continuare a pedalare il più vicino possibile alla propria linea di marcia. In secondo luogo, con l’esercizio e l’esperienza è possibile mettere a punto una fluidità di movimenti che si traduce nel mantenimento praticamente costante della velocità di marcia. E questo sia quando ci si alza sui pedali che quando si decide di sedersi nuovamente in sella. Proprio nell’azione del fuorisella, e proprio nel mettere in atto ciò che abbiamo appena detto, c’è bisogno di fare attenzione a un particolare, che sarà certamente apprezzato da chi pedala insieme a noi, che comunque, se ben eseguito, può, da solo, evitare molti dei problemi che spesso, purtroppo, causano le cadute in gruppo. Parliamo di quel metodo di pedalata che serve per scongiurare il più possibile il contatto tra la nostra ruota posteriore e quella anteriore di chi ci segue: quando ci si alza sui pedali, infatti, anche se non in maniera eclatante (tranne qualche caso di corridore davvero inesperto), c’è sempre un lieve rallentamento della velocità, causato dal lasso di tempo che intercorre tra la situazione di spinta da seduto e quella in piedi, cioè il tempo necessario ad alzarsi sui pedali prima di riprendere a spingere. Tale rallentamento, se siamo seguiti da corridori inesperti, può causare il contatto tra le ruote. A questa situazione, comunque, si può ovviare. A beneficio di tutti. Basta fare un paio di pedalate più energiche un attimo prima di alzarsi sui pedali e un attimo prima di rimettersi seduti. Così facendo, in entrambi i casi si aumenterà, seppure per poco, la velocità, anticipando e recuperando la successiva perdita, e ciò consentirà di evitare la collisione della nostra ruota posteriore con quella anteriore di chi ci segue. Per ciò che concerne l’impugnatura, invece, è bene alzarsi sui pedali tenendo una fra le impugnature che permettono maggiore brandeggio della piega manubrio e, dunque, un migliore governo della bicicletta. In pratica, si tratta di due possibili scelte: afferrare i corpi dei comandi al manubrio oppure la curva bassa laterale della piega manubrio. La prima scelta è preferibile in salita o comunque a basse velocità, la seconda quando la velocità è elevata oppure, anche in salita, nelle azioni più violente.

Danzare sui pedali
Esistono due scuole di pensiero su come governare la bicicletta e praticare la propria azione sui pedaliquando ci si alza a pedalare in fuorisella: c’è chi sostiene che la cosa migliore sia quella di cercare di rimanere il più dritti possibile sbandando la bicicletta, per facilitare, alternativamente, il lavoro a piombo delle gambe; c’è chi sostiene, invece, che la cosa migliore sia quella di mantenere la bicicletta perpendicolare al terreno e muovere l’intero corpo, di qua o di là della bicicletta. La prima teoria, a nostro avviso, comporta un minore dispendio energetico, ma la bicicletta può diventare difficilmente governabile. Il secondo sistema, invece, consente di pedalare con una traiettoria molto precisa, e dunque redditizia oltre che corretta, ma, al tempo stesso, impone un dispendio energetico superiore, soprattutto da parte delle braccia e delle spalle, per muovere il peso del corpo da una parte e dall’altra: è, quest’ultimo caso, anche non troppo bello a vedersi. La cosa giusta da fare, è dunque quella di trovare una via di mezzo. Una sorta di armonia fra i due estremi, armonia che rappresenterà il miglior compromesso tra dispendio energetico, correttezza di esecuzione, bellezza del gesto e anche rendimento in termini di velocità.

I rapporti
È opinione comune che, nel momento in cui ci si alza sui pedali, sia il caso di indurire almeno un dente. La cosa è facilmente intuibile: dato che alzandosi sui pedali, cioè pedalando in fuorisella, si sfrutta anche il peso corporeo come spinta proulsiva, va da sé che la capacità di espressione sui pedali, in termini di watt, è maggiore. Ciò comporta la possibilità di spingere un rapporto leggermente più duro oltre che quella di affrontare una pendenza maggiore. A questo, inoltre, si somma un altro particolare fondamentale: in fuorisella non si riesce, al pari che pedalando da seduti, a effettuare quella che, in gergo, viene chiamata “pedalata rotonda”. Quando si è seduti compostamente in sella, infatti, se si possiede una tecnica di pedalata evoluta ed efficace e se si è veramente allenati bene, si può pedalare con alti regimi di rivoluzioni per minuto. Si può spingere un rapporto adeguato facendo girare bene le gambe, poiché si è seduti correttamente e il peso del ciclista non ostacola tale tecnica. Ma quando si è in piedi, invece, oltre a far girare le gambe, si deve anche sostenere il corpo e dunque le cose, sotto il punto di vista della compostezza, si complicano un po’. Va da sé che tutto ciò si traduce con l’impossibilità di pedalare ad alti regimi, almeno per lunghi tratti. Gli unici casi sono quelli di una volata finale o di uno scatto breve, oppure di un’azione in salita effettuata più che altro per spezzare il ritmo e riposare la muscolatura in una lunga ascesa. Ma, in termini più comuni, pedalare in fuorisella impone una cadenza di pedalata inferiore rispetto a quella che si utilizza quando si è seduti. Per mantenere la stessa velocità di quando si è seduti, cioè lo stesso sviluppo metrico nell’unità di tempo, si deve dunque agire sul cambio: meno rivoluzioni al minuto, ma effettuate con un rapporto più lungo - anche perché aiutati dal peso del corpo -, possono equivalere, con la scelta adatta, alla medesima velocità. Lo stesso dicasi per i tratti in salita, solo che, in questo caso, pedalando in fuorisella, si potrà tentare di mantenere comunque una buona velocità sebbene la strada abbia cominciato a salire. Pedalando in pianura, invece, la tecnica giusta è quella di inserire un dente o due in meno un attimo prima di alzarsi sui pedali e di ripristinare il rapporto originario e adeguato alla velocità corrente non appena ci si risiede sulla sella.

Chi È portato e chi no
Esistono corridori più o meno adatti alla tecnica del fuorisella? La risposta è sì, e dipende non tanto dalla propria attitudine psicologica a tale gesto, né alle preferenze personali che questa operazione può suggerire, o meno, a ogni ciclista. Si tratta, piuttosto, di alcune caratteristiche della conformazione fisica che fanno propendere, o meno, per l’utilizzo del fuorisella, soprattutto in base alla effettiva efficacia che tale tattica può avere per un ciclista o per un altro. In altre parole, fermo restando tutto ciò che abbiamo detto in merito alle motivazioni che possono spingere, in deteminati momenti, a effettuare un’azione in fuorisella, esistono corridori per cui tale tecnica risulta molto semplice e naturale, tanto da essere suggerita in molti casi, e altri corridori per i quali, invece, alzarsi sui pedali non risulta tanto semplice e, alla fine, così efficace. Generalmente sono i corridori agili, vale a dire leggeri o comunque non troppo pesanti, a riuscire a pedalare in fuorisella con i migliori stile ed efficacia possibili. Viceversa, i passisti di grande statura e mole incontrano alcune difficoltà nell’effettuare tale pedalata in tutta naturalezza. Il fuorisella, quindi, viene più spesso utilizzato dai corridori meno dotati di grande statura e muscolatura per sopperire al deficit di potenza che invece i corridori più grandi, nel senso di dimensioni, difficimente soffrono. Accade così che i corridori più piccoli preferiscano adottare il fuorisella per affrontare le salite e i momenti di più grande impegno, come gli scatti, mentre i corridori più grandi riescano a esprimere tutta la potenza di cui sono capaci con più efficacia da seduti, sia in salita che in pianura, preferendo le progressioni agli scatti repentini. Ma ciò non toglie che anche per questi ultimi sia necessario, anzi doveroso, alzarsi ogni tanto sui pedali per sgranchirsi i muscoli e per alleviare la pressione al soprassella.
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Quoto pienamente: io mi alzo in fuorisella in pianura ogni tot km per sgranchire le gambe, e in salita soltanto quando mi sto fermando (parlando di salite dure), o nei tornanti (aumento di 2/3 denti e rilancio per 1/200 m) ma non posso permettermi di fare tutta la salita in fuorisella perchè essendo 91 kg, vado subito in fuorisoglia.
 
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srinivasa

Scalatore
11 Ottobre 2005
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Via Lattea
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La mia personalissima ricetta è cercare di esprimermi in un range di potenza quanto più costante possibile facendo attenzione al contempo a che il regime di pedalate/minuto non scenda troppo.

Se si potessero fare dei test seri sarebbe molto interessante considerare i vari parametri legati al dispendio energetico del singolo atleta nelle varie fasi di pedalata agendo, come su dei cursori di un mixer immmaginario, simultaneamente su cadenza, velocità, potenza espressa, bpm, acido lattico etc.

Ci si troverebbe a tracciare delle superfici (n-dimensionali) che csotituirebbero niente altro che il valore di una ipotetica funzione d'ottimalità della quale si vuole cercare un massimo.

E' un procedimento del tutto standard in analisi numerica, quando si hanno a disposizione dati che vengono da simulazioni al computer o da serie storiche, osservazioni et similia, ma analoghe strategie si applicano nell'ambito dell'ottimizzazione (ad esempio in Ricerca Operativa) a campi diversi come quello economico, fisico/matematico etc.

Immagino che in centri molto evoluti (un MilanLab, piuttosto che un centro Mapei) adottino protocolli similari... mi piacerebbe sapere con quale accuratezza matematica, ma questo è tutto un altro discorso :-)
 
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beppe83

Passista
4 Giugno 2010
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Bici
Olmo gepin 4.0
bello l'articolo del giornale.............:-) ora ci vorrebbe un video x capire come si deve fare il fuori sella.....cioe x non fare ondulare troppo la bici o altro........
 

Camoscio delle Dolomiti

Apprendista Scalatore
21 Aprile 2004
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Nettuno (Roma)
www.omardifelice.it
Bici
Cervelo R3 - Shimano Dura Ace 2010
Dipende da che tipo sei....
Io personalmente vado su in progressione cercando di esprimere potenza ad alti rpm
Dipende dalle leve che hai, da che tipo di corridore sei e questo puoi capirlo solo tu..
Non devi "forzarti" a pedalare in un modo piuttosto che in un altro, lo capirai da solo in maniera naturale
 
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tmk

Pignone
2 Ottobre 2008
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carrara(ms)
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Bici
sl 928 iasp
Personalmente prediligo lo stare seduto,quando le pendenze lo permettono,cmq quando la gamba risponde bene il fuori sella lo attuo come miglioramento dell'allenamento.Quoto che la scelta è prettamente soggettivao-o
 
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beppe83

Passista
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Bici
Olmo gepin 4.0
come pensavo.........si diciamo che il fuorisella se si sta bene si puo fare,a aptto di non arrivare in cima a soglia e fare il resto del giro scoppiato
 

beppe83

Passista
4 Giugno 2010
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Olmo gepin 4.0
ieri pomeriggio col solito giro con gli amici di 45km nell'ultima salita(600mt) nei ultimi 200 mi sono alzato e l'ho fatta + velocemente...se son seduto la faccio al max ai 25 in fuorisella ai 30/32...risultato:a parte un po di fiatone pero le gambe hanno risposto bene.....come mai a volte se le faccio da seduto mi sento il muscolo duro he si gonfia invece con un fuorisella no?;nonzo%
 

Andy_Schleck

Velocista
26 Marzo 2008
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Cinisello Balsamo (MI)
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Bici
Wilier Granturismo 2011
io noto questa cosa molto particolare.
In salite dal 3 al 9% se rimango seduto vado a volte anche di 2km'h piu' veloce, a parita' di sforzo, quando mi alzo sui pedali lo faccio per far riposare qualche secondo una fascia muscolare che non uso quando sono sopra sella.
Oltre il 10% invece accade l'opposto, stando fuori sella viaggio di 1-1,5km/h piu' veloce
 
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