Stress e performance sportiva: come il livello di stress influenza la qualit

scaraffele

Apprendista Passista
22 Marzo 2005
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Palermo
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Bici
BMC Slr01 Disc 2018
Mah, con tutto il rispetto per gli studiosi della materia che sono sicuramente più competenti di me io aggiungerei e più che altro diversificherei i tipi di stress:
stress buono: la giusta strizza (o farfalle che ti vengono nello stomaco) quando ti avvicini ad una competizione sportiva che trasformati in carica agonistica ti portano a massimizzare i risultati.
stress cattivo: lo stress della vita quotidiana il milione di problemi che magari anche incosciamente non riesci a tenere fuori dalla testa che ti tolgono energie e anche in presenza di una preparazione fisica ottimale non ti fa rendere al 100%.
La materia sembra abbastanza vasta, non a caso gli agonisti top di tutti gli sport, non solo ciclismo, insieme al preparatore, al massaggiatore hanno anche lo psicologo personale...
 

gasht

Maglia Amarillo
6 Febbraio 2005
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Bici
con gruppi shimano
porca vacca in porta c'era taffarel, e sul dischetto baggio: non è questione di stress ma di sfiga. non so se mi spiego.
 

frejus82

Maglia Gialla
24 Novembre 2008
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Bici
Specialized sworks sl6
Adesso capisco perchè il gara non ho mai raggiunto i picchi di prestazione degli allenamenti...eccessivo stress...
 

cesarotto

Pignone
9 Marzo 2012
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gallarate (va)
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wilier triestina
Cesare, ci hai lasciato sul + bello...

Attualmente soni in "distress" da lavoro"..come faccio a tornare un pò indietro?

Ciao Deciso,

purtroppo lo stress da lavoro capita. Per risponderti in maniera esaustiva dovrei continuare con la seconda parte dell'articolo, ma non l'ho ancora preparata.

Ti posso però parlare di una ricerca interessante svolta da alcuni psicologi, che hanno somministrato a diversi manager, molto impegnati sul lavoro, un test per valutare il loro grado di stress. Dall'analisi è emerso che un gruppo di questi manager nonostante avesse una vita lavorativa piena e complessa non erano stressati. Il gruppo di psicologi allora hanno deciso di intervistare questi "manager non stressati".
Dalle interviste è emerso che i manager non stressati intraprendevano alcuni comportamenti, che a prima vista possono sembrare banali, ma che nel concreto hanno un grosso impatto. Cosa facevano questi manager?
- Avevano delle vie di fuga dalla routine quotidiana
- Si riservarvavano momenti di pausa e relax sul lavoro
- Avevano interessi esterni al lavoro
- Avevano buone relazioni sociali
- Si mantenevano in forma
- Trovavano soddisfazione da attività semplici
Comunque per uscire fuori dalla teoria e passare ai fatti, credo che se frequenti questo forum ti piace la bici. Se nel week-end ti ritagli del tempo per andare in bici, con qualche amico, senza badare alle medie orarie, dimenticando tutto quello che ha a che fare con la performance, godendo semplicemente dell'attività che stai facendo e della compagnia, sei a cavallo!
Ciao,
Cesare
 
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scalatore delle langhe

via col vento
21 Gennaio 2010
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Cortiglione (AT)
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Canyon Aeroad
Una delle migliori prestazioni cronometriche che ho fatto in salita l'ho fatta senza avere precedenti, lunghe aspettative ma avendo una situazione di altissimo stress (?) fisico nell'immediato avvicinamento, nei 7 - 8 km precedenti la salita: sentivo le gambe tese, tesissime, avevo la percezione che il mio Sé fosse localizzato lì, fossero quasi autonome, da tenere a freno, sentivo come stessero per esplodere, tanto che descrissi esattamente così la cosa alla mia ragazza che era in bici con me. Questo sarebbe eustress?

Generalmente, tendo ad andare in bici (anzi, a fare qualunque cosa) in modo stressante, tenendo statistiche, puntando obiettivi, facendo praticamente ogni giro al 95% delle mie possibilità (e ho l'impressione che la maggior parte dei ciclisti che incontro per strada non abbiano nemmeno l'idea di cosa sia andare in bici come lo intendo io, mi sembra che vadano "a spasso"), poi mi capita, qualche volta l'anno, di crollare, avere cioè crisi di colite (colon irritabile) che mi rendono un cadavere. Questo è distress?

In particolare, nel 2009 feci una visita medico sportiva per provare a fare qualche gara: dal giorno dopo cominciarono 11 mesi di colite che mi portarono vicino ai 47 kg (per 178 cm), con l'avvicinarsi della scadenza del certificato mi ripresi (cioè tornai alle mie crisi periodiche ma sostenibili). Evidentemente, l'idea delle gare per me era fonte di uno stress eccessivo.

Una cosa che mi sembra mi abbia diminuito lo stress nell'ultimo anno sono le "gare virtuali" su strava: forse non si direbbe, ma spesso una gara così, destrutturata, senza impegni, improvvisabile (e con avversari tendenzialmente più deboli), può essere psicologicamente meno stressante del continuo confronto con se stessi (il me dell'anno prima, di due anni prima ecc), perché arrivano più "conferme".

Sono giunto alla momentanea conclusione che quello che più mi genera stress negativo è la lunga attesa, soprattutto la pianificazione, la programmazione, mentre l'improvvisazione me ne genera meno.
Però non ho ancora capito come creare volontariamente la condizione descritta nelle prime righe, cioè quella che tenderei ad identificare con l'eustress. Mi viene da pensare che crearla volontariamente (cioè: prepararla, organizzarla ecc) la volgerebbe in distress.
 

Deciso

Apprendista Cronoman
27 Settembre 2005
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Montorsoli (FI)
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Orbea Aero, F8 Pinarello, Orbea Terra
Ciao Deciso,

purtroppo lo stress da lavoro capita. Per risponderti in maniera esaustiva dovrei continuare con la seconda parte dell'articolo, ma non l'ho ancora preparata.

Ti posso però parlare di una ricerca interessante svolta da alcuni psicologi, che hanno somministrato a diversi manager, molto impegnati sul lavoro, un test per valutare il loro grado di stress. Dall'analisi è emerso che un gruppo di questi manager nonostante avesse una vita lavorativa piena e complessa non erano stressati. Il gruppo di psicologi allora hanno deciso di intervistare questi "manager non stressati".
Dalle interviste è emerso che i manager non stressati intraprendevano alcuni comportamenti, che a prima vista possono sembrare banali, ma che nel concreto hanno un grosso impatto. Cosa facevano questi manager?
- Avevano delle vie di fuga dalla routine quotidiana
- Si riservarvavano momenti di pausa e relax sul lavoro
- Avevano interessi esterni al lavoro
- Avevano buone relazioni sociali
- Si mantenevano in forma
- Trovavano soddisfazione da attività semplici
Comunque per uscire fuori dalla teoria e passare ai fatti, credo che se frequenti questo forum ti piace la bici. Se nel week-end ti ritagli del tempo per andare in bici, con qualche amico, senza badare alle medie orarie, dimenticando tutto quello che ha a che fare con la performance, godendo semplicemente dell'attività che stai facendo e della compagnia, sei a cavallo!
Ciao,
Cesare

Grazie Cesare,
mi ritrovo in ciò che hai scritto. Il problema è che spesso i "tarli" lavorativi rosicchiano la voglia di evadere.
E lì sta il trucco..cercare in tutti i modi di "evadere" anche a forza..dopo ad es. una bella pedalata, i problemi sembrano di dimensione inferiore..(dura poco, ma per un pò si ha quest'effetto).
 

happydiedboy

Pignone
15 Ottobre 2010
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Frattamaggiore ( NA )
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marzano
Una delle migliori prestazioni cronometriche che ho fatto in salita l'ho fatta senza avere precedenti, lunghe aspettative ma avendo una situazione di altissimo stress (?) fisico nell'immediato avvicinamento, nei 7 - 8 km precedenti la salita: sentivo le gambe tese, tesissime, avevo la percezione che il mio Sé fosse localizzato lì, fossero quasi autonome, da tenere a freno, sentivo come stessero per esplodere, tanto che descrissi esattamente così la cosa alla mia ragazza che era in bici con me. Questo sarebbe eustress?

Generalmente, tendo ad andare in bici (anzi, a fare qualunque cosa) in modo stressante, tenendo statistiche, puntando obiettivi, facendo praticamente ogni giro al 95% delle mie possibilità (e ho l'impressione che la maggior parte dei ciclisti che incontro per strada non abbiano nemmeno l'idea di cosa sia andare in bici come lo intendo io, mi sembra che vadano "a spasso"), poi mi capita, qualche volta l'anno, di crollare, avere cioè crisi di colite (colon irritabile) che mi rendono un cadavere. Questo è distress?

In particolare, nel 2009 feci una visita medico sportiva per provare a fare qualche gara: dal giorno dopo cominciarono 11 mesi di colite che mi portarono vicino ai 47 kg (per 178 cm), con l'avvicinarsi della scadenza del certificato mi ripresi (cioè tornai alle mie crisi periodiche ma sostenibili). Evidentemente, l'idea delle gare per me era fonte di uno stress eccessivo.

Una cosa che mi sembra mi abbia diminuito lo stress nell'ultimo anno sono le "gare virtuali" su strava: forse non si direbbe, ma spesso una gara così, destrutturata, senza impegni, improvvisabile (e con avversari tendenzialmente più deboli), può essere psicologicamente meno stressante del continuo confronto con se stessi (il me dell'anno prima, di due anni prima ecc), perché arrivano più "conferme".

Sono giunto alla momentanea conclusione che quello che più mi genera stress negativo è la lunga attesa, soprattutto la pianificazione, la programmazione, mentre l'improvvisazione me ne genera meno.
Però non ho ancora capito come creare volontariamente la condizione descritta nelle prime righe, cioè quella che tenderei ad identificare con l'eustress. Mi viene da pensare che crearla volontariamente (cioè: prepararla, organizzarla ecc) la volgerebbe in distress.

Abbiamo in buona parte lo stesso problema...l'ho subito molto nella mia carriera universitaria ( e lo subisco ancora...di fatti ho tra un mese un esame già preparato con largo anticipo che si sta disciogliendo in abbondanti acidi gastrici ) e la bici per me era lo sfogo finchè non mi sono accorto che potevo fare bene anche nelle gare...e ora anche la bici si becca la batosta....L'esempio lampante fu la mia prima 9 colli l'anno scorso, non la dovevo fare più, decisi 2 giorni prima giusto perchè mio padre voleva andare a vedere il museo di Pantani, non andavo in bici da un mese....alle 6 e 30 partì la mia griglia e andai come un treno finchè non mi esplosero le gambe sull'arrivo....Ora sto ritrovando un certo equilibrio..
 

scalatore delle langhe

via col vento
21 Gennaio 2010
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Canyon Aeroad
Abbiamo in buona parte lo stesso problema...l'ho subito molto nella mia carriera universitaria ( e lo subisco ancora...di fatti ho tra un mese un esame già preparato con largo anticipo che si sta disciogliendo in abbondanti acidi gastrici ) e la bici per me era lo sfogo finchè non mi sono accorto che potevo fare bene anche nelle gare...e ora anche la bici si becca la batosta....L'esempio lampante fu la mia prima 9 colli l'anno scorso, non la dovevo fare più, decisi 2 giorni prima giusto perchè mio padre voleva andare a vedere il museo di Pantani, non andavo in bici da un mese....alle 6 e 30 partì la mia griglia e andai come un treno finchè non mi esplosero le gambe sull'arrivo....Ora sto ritrovando un certo equilibrio..

Tu sei quello che in un'altra discussione ha scritto di essere 54 kg, vero? Io, adesso che sto bene, sono 52 kg, il mio medico dice che secondo lui c'è anche una relazione tra la nostra costituzione fisica e quella mentale (e forse sarebbe più strano se non ci fosse).

PS: anch'io gli esami all'università li preparavo sempre in largo anticipo, ovviamente: tutto ottimamente rauto-programmato ;)
 

gx2

via col vento
29 Ottobre 2008
11.681
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Dove non ci sono troll, frustrati e rosiconi
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Gigiant
Una delle migliori prestazioni cronometriche che ho fatto in salita l'ho fatta senza avere precedenti, lunghe aspettative ma avendo una situazione di altissimo stress (?) fisico nell'immediato avvicinamento, nei 7 - 8 km precedenti la salita: sentivo le gambe tese, tesissime, avevo la percezione che il mio Sé fosse localizzato lì, fossero quasi autonome, da tenere a freno, sentivo come stessero per esplodere, tanto che descrissi esattamente così la cosa alla mia ragazza che era in bici con me. Questo sarebbe eustress?

Generalmente, tendo ad andare in bici (anzi, a fare qualunque cosa) in modo stressante, tenendo statistiche, puntando obiettivi, facendo praticamente ogni giro al 95% delle mie possibilità (e ho l'impressione che la maggior parte dei ciclisti che incontro per strada non abbiano nemmeno l'idea di cosa sia andare in bici come lo intendo io, mi sembra che vadano "a spasso"), poi mi capita, qualche volta l'anno, di crollare, avere cioè crisi di colite (colon irritabile) che mi rendono un cadavere. Questo è distress?

In particolare, nel 2009 feci una visita medico sportiva per provare a fare qualche gara: dal giorno dopo cominciarono 11 mesi di colite che mi portarono vicino ai 47 kg (per 178 cm), con l'avvicinarsi della scadenza del certificato mi ripresi (cioè tornai alle mie crisi periodiche ma sostenibili). Evidentemente, l'idea delle gare per me era fonte di uno stress eccessivo.

Una cosa che mi sembra mi abbia diminuito lo stress nell'ultimo anno sono le "gare virtuali" su strava: forse non si direbbe, ma spesso una gara così, destrutturata, senza impegni, improvvisabile (e con avversari tendenzialmente più deboli), può essere psicologicamente meno stressante del continuo confronto con se stessi (il me dell'anno prima, di due anni prima ecc), perché arrivano più "conferme".

Sono giunto alla momentanea conclusione che quello che più mi genera stress negativo è la lunga attesa, soprattutto la pianificazione, la programmazione, mentre l'improvvisazione me ne genera meno.
Però non ho ancora capito come creare volontariamente la condizione descritta nelle prime righe, cioè quella che tenderei ad identificare con l'eustress. Mi viene da pensare che crearla volontariamente (cioè: prepararla, organizzarla ecc) la volgerebbe in distress.

Bravo, o-o
trovato l'equilibrio la volgerebbe in "calm" :mrgreen:

l'eustress potrebbe essere il movimento, la continua ricerca dell'equilibrio, non l'equilibrio in sè
 

cesarotto

Pignone
9 Marzo 2012
218
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gallarate (va)
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wilier triestina
Una delle migliori prestazioni cronometriche che ho fatto in salita l'ho fatta senza avere precedenti, lunghe aspettative ma avendo una situazione di altissimo stress (?) fisico nell'immediato avvicinamento, nei 7 - 8 km precedenti la salita: sentivo le gambe tese, tesissime, avevo la percezione che il mio Sé fosse localizzato lì, fossero quasi autonome, da tenere a freno, sentivo come stessero per esplodere, tanto che descrissi esattamente così la cosa alla mia ragazza che era in bici con me. Questo sarebbe eustress?

Generalmente, tendo ad andare in bici (anzi, a fare qualunque cosa) in modo stressante, tenendo statistiche, puntando obiettivi, facendo praticamente ogni giro al 95% delle mie possibilità (e ho l'impressione che la maggior parte dei ciclisti che incontro per strada non abbiano nemmeno l'idea di cosa sia andare in bici come lo intendo io, mi sembra che vadano "a spasso"), poi mi capita, qualche volta l'anno, di crollare, avere cioè crisi di colite (colon irritabile) che mi rendono un cadavere. Questo è distress?

In particolare, nel 2009 feci una visita medico sportiva per provare a fare qualche gara: dal giorno dopo cominciarono 11 mesi di colite che mi portarono vicino ai 47 kg (per 178 cm), con l'avvicinarsi della scadenza del certificato mi ripresi (cioè tornai alle mie crisi periodiche ma sostenibili). Evidentemente, l'idea delle gare per me era fonte di uno stress eccessivo.

Una cosa che mi sembra mi abbia diminuito lo stress nell'ultimo anno sono le "gare virtuali" su strava: forse non si direbbe, ma spesso una gara così, destrutturata, senza impegni, improvvisabile (e con avversari tendenzialmente più deboli), può essere psicologicamente meno stressante del continuo confronto con se stessi (il me dell'anno prima, di due anni prima ecc), perché arrivano più "conferme".

Sono giunto alla momentanea conclusione che quello che più mi genera stress negativo è la lunga attesa, soprattutto la pianificazione, la programmazione, mentre l'improvvisazione me ne genera meno.
Però non ho ancora capito come creare volontariamente la condizione descritta nelle prime righe, cioè quella che tenderei ad identificare con l'eustress. Mi viene da pensare che crearla volontariamente (cioè: prepararla, organizzarla ecc) la volgerebbe in distress.

Ciao Scalatore, ti ho risposto in mp!
 

Davide Mamo

Novellino
12 Novembre 2012
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Bravo, o-o
trovato l'equilibrio la volgerebbe in "calm" :mrgreen:

l'eustress potrebbe essere il movimento, la continua ricerca dell'equilibrio, non l'equilibrio in sè

L'eu-stress è proprio una condizione psicofisica che deriva dalla percezione di uno stato di equilibrio dinamico tra le richieste dell'ambiente e le nostre capacità.
Sarà argomento di approfondimento del prossimo articolo. Vi anticipo solo una cosa: il contrario dello stress è l'apatia, ugualmente nociva per la persona (e per le prestazioni atletiche, qualora queste rientrino nei vostri obiettivi).
 

gx2

via col vento
29 Ottobre 2008
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Dove non ci sono troll, frustrati e rosiconi
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Gigiant
L'eu-stress è proprio una condizione psicofisica che deriva dalla percezione di uno stato di equilibrio dinamico tra le richieste dell'ambiente e le nostre capacità.

quindi quand'anche le richieste dell'ambiente siano costanti, il "movimento" è dato dalla percezione delle nostre capacità = maggiori aspettative
 

Castyo

Apprendista Velocista
22 Aprile 2011
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Verona
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Canyon Ultimate CF
Ecco quà un'altro col colon irritabile!
Spesso mi tenevo dentro le cose...e mi dovevo rinchiudere in bagno...ho fatto mesi che ero a pezzi!
Programmavo un'uscita con largo anticipo e tac! bagno.
Ora ho (credo) imparato a gestirmi, faccio solo quello che mi sento di fare, se ho voglia vado senno amen, quando esco vado anch'io spesso al 95% ed ho notato come te che certe in "imprese" improvvisate davo il meglio di me (rispetto a quelle programmate e a parità di forma fisica)
 

Davide Mamo

Novellino
12 Novembre 2012
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quindi quand'anche le richieste dell'ambiente siano costanti, il "movimento" è dato dalla percezione delle nostre capacità = maggiori aspettative

Si, anche se non è immediata l'equazione maggiore percezione di efficacia=maggiori aspettative.
Se le richieste dell'ambiente sono sempre le stesse e le nostre capacità aumentano di molto si cade nel rischio di apatia.
Esempio: quando si comincia a sciare, la pista "baby" (quella praticamente in salita per intenderci ;) ) sembra una pista da discesista mondiale (con relativo stress che ne deriva); quando le capacità del giovane sciatore aumentano riesce a gestire quella pista e divertirsi scendendo a spazza neve; quando migliora e diventa bravo quella stessa pista sarà un noioso tratto in cui sarà costretto a racchettare.
 

cesarotto

Pignone
9 Marzo 2012
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gallarate (va)
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wilier triestina
Cercando di ricondurre la colite nell'argomento stress, posso dire che un sintomo fisico è l'esito di un periodo di distress, che probabilmente si è protratto per un tempo prolungato.
Ognuno di noi ha un organo più "fragile", che periodi di forte stress vanno a colpire. Il mio è lo stomaco, per alcuni è il cuore, per altri la testa, i polmoni, ecc.
Sarebbe importante trovare degli indicatori fisici (il mio è l'herpes al labbro), che ci suggeriscono di rallentare.
Tornando al nostro argomento, è importante avere indicazione di quale sia il nostro livello di stress, perchè se abbiamo una gara è importante che sia nella fascia ottimale e non troppo alto (i vostri racconti parlano di un eccesso di stress). Credo che per quanto possa sembrare paradossale, sia meglio non chiedere troppo al nostro corpo negli allenamenti, se il nostro corpo è già stressato. Questo potrebbe, se sottoposto ad uno stress addizionale (la gara) non rispondere come vorremmo (in tal caso siamo finiti nella parte destra della curva). Chiaramente questo vale nel caso lo stress sia già tendenzialmente alto.
 

CONTERALLY

Pignone
5 Febbraio 2012
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Castenedolo BS
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Bici
Bianchi - citybike
Io ho precedenti di gare con simulatori di guida on line - campionati mondiali - dove lo stress dopo un certo punto di difficoltà diventa determinante e bisogna sapere qual'è la condizione ottimale oltre la propria percezione, poiché questa, dopo anni di esperienza e qualche caduta solenne, ad un certo punto diventa indistintamente positiva, ma la quantità e la qualità del rilassamento fanno ancora una differenza. Credo che bisogna anche valutare l'influenza degli altri concorrenti, sulla nostra motivazione e sul nostro stress appunto, poiché spesso ci vergogniamo di riconoscerlo, per ovvie ragioni, ma, assecondando i nostri istinti mediocri, blocchiamo l'indagine che ce ne può restituire le traccie per un controllo sulla nostra psiche, mirato ad ottenerne una sofferenza minore. I questo lavoro bisogna stare attenti a non perdere degli equilibri morali sovrastanti, ma a muoversi valutando quanto artificiale possa diventare il nostro io, in funzione di una gara, rientrando al termine di essa nella normalità emotivo-affettiva, senza diventare dei cinici.