Il fatto ė che col senno di poi siamo tutti bravi a firmare (e pagare, che ė la parte difficile) i contratti giusti e a fare le mosse azzeccate.
Pinarello ha vinto a suon di milioni (5 all'anno se non ricordo male) una asta al rialzo per fornire le bici a un team che ancora non esisteva e non si sapeva se avrebbe poi avuto le capacità per fare quello che sta facendo.
Ha rischiato una parte consistente del suo fatturato per farlo, facendo quello che si chiama "impresa", senza sovvenzioni o giochi facili.
Poi una volta fatta questa scelta, vi garantisco assai rischiosa finanziariamente, ha continuato a supportarla investendo per esempio sulle bici da crono come questa e la Graal. E sappiamo che se sulle bici "normali" le differenze sono infinitesimali nel mondo crono le differenze sono anche solo un poco più accentuate, e queste piccole differenze sono manciate di secondi che sono quelle che fanno vincere i grandi giri. 10 secondi su una crono di un ora sono lo 0.27%...
E fare una bici così, che può piacere o meno, costa un sacco di soldi dato che di ricerca alle spalle non ce n'è certo poca, anche se vuoi solo per vedere come "aggirare" i limiti regolamentari.
Quindi hanno corso rischi, vinto le prime "scommesse", saputo tenere contenta la squadra con continue migliorie e portato il marchio nel mondo. E anche se i manufatti in carbonio sono fatti a Taiwan il restante 90% del valore della bici, fatto di marketing, design, strategia aziendale ė Made in Treviso. Non dimentichiamo che anche i prodotti Apple sono Made in China ma i soldi e il successo del prodotto fanno capo a Cupertino, in California. Ė semplicemente il mondo di oggi dove il produrre in se e per se ė una parte molto piccola di un processo commerciale.
Hanno fatto in 2 parole quello che tutte le aziende italiane dovrebbero fare, alla ricerca del successo. Ma a qualcuno non va bene... Credo alla Pinarello se ne faranno una ragione, come ce ne facciamo una ragione tutti noi che ci rimbocchiamo le maniche e andiamo a portare la nostra orgogliosa italianità all'estero, a prescindere da cose ne dicano i connazionali che rimangono a casa nelle loro certezze e comodità, per quanto esse a questo punto possano durare.