Alto Adige: paradiso per salitomani!

rapportoagile

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20 Agosto 2008
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Settequerce (Bolzano)
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Scapin Dyapason
[MENTION=10802]rapportoagile[/MENTION] è stato un piacere leggere il tuo racconto. Anch'io domenica sono partita per fare una salita a me sconosciuta senza sapere a cosa andavo incontro ma è proprio questo il bello👍. Anche se il dislivello superava i 2500 mt ero talmente felice da non sentire la fatica

Miiii....2500 m di dislivello!!!??? Mica pochi, eh? Bravissima!!
Comunque è vero: se fai qualcosa che per te è un'impresa (magari per altri è una bazzeccola), vale il doppioo-o
 

ciclo_beibo

Il Superuomo
27 Aprile 2009
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di quelle che devi pedalare
Credo di aver percorso quasi tutte le salite nei dintorni di Bolzano. Molte delle quali portavano solo ad un maso, e mi costringevano a girare la bici e tornare indietro.
Da molto tempo però mi incuriosiva un ponte di legno che tra Campodazzo e Ponte Gardena, attraversa il fiume Isarco. Vicino ad esso c'è una costruzione il legno, che ricorda che lì, tanti decenni (negli anni '30) fa c'era una stazione del treno, dove scendevano i passeggeri, per raggiungere Castelrotto e Siusi -già all'epoca rinomati centri turistici- con le carrozze con i cavalli. Quindi una strada ci deve essere! Circa 400 m (di dislivello sopra) c'é Sant'Osvaldo, frazioncina di Castelrotto, che conosco avendola fatta un paio di volte.
Nessuna cartina, ne' GoogleMaps indica una strada che sale da quel ponte. Ingrandendo Maps, si vede la strada che supera l'autostrada con un ponte, raggiunge un maso e pare finire lí. L'amico [MENTION=38463]ANDY MAN[/MENTION], però pare l'abbia percorsa, anche se non ho capito se è proprio quella, dato che anche da Ponte Gardena si può raggiungere Sant'Osvaldo. L'unica è verificare di persona. FINE PREMESSA.
Ieri non era in programma un'uscita in bici. Infatti passata la mattina a caxxeggiare (annoiandomi con la compagna...che spero non legga il forum:mrgreen:), il pomeriggio a ricaxxeggiare...alle 16:00 evidentemente nota che ero nervoso (e annoiato) e mi dice:"visto che domani, e dopodomani pioverà, perché non vai a farti un giro in bici?" come dire: piuttosto che averti tra le scatole così, è meglio che tagli l'angolo". Le previsioni meteo le ha azzeccate (non era difficile), ma anche il meteo di ieri promeriggio minacciva pioggia da un momento all'altro. "vai, e ci sentiamo stasera, per cena".
Non me lo faccio ripetere 2 volte, mi fiondo a casa mi cambio e alle 16:55 in punto parto. Faccio due rapidi conti: fino al ponte di legno sono circa 30 km, poi la salita fino a siusi ca. 9 km (sicuramente duri) e da Siusi a casa/Settequerce ca 35. Quindi 70/75 km, da fare in 3 ore ca. Ce la faró? In teoria sí, ma la teoria non tiene conto degli imprevisti....
Comunque sono determinato a provarci, e questo mi dà molta gioia, perché temevo di essere entrato in una fase pessimista, in cui è più facile rinunciare, che osare. Fino a Bolzano c'è un fortissimo vento contro, ma sono "fresco" e proseguo bene. Attraverso la città e infilo la Val d'Isarco. Il vento qui è a favore, e mi spinge bene. Il cielo è cupo, il vento fortissimo e di ciclisti in giro ce ne sono pochi, soprattutto dopo Cardano, non ce ne sono proprio. La ciclabile è tutta mia. A tratti il vento è matto, e soffia lateralmente e qualche raffica anche contro. Io però ho un solo obbiettivo: quello di raggiungere il famigerato ponte di legno, e lì valutare se sono in orario per salire fino a Siusi o meno. Ci arrivo alle 18:15 e penso che se dovessi ritornare da dove sono venuto avrei un ventaccio contro. C'é un divieto di transito, e lo sapevo, ma una bici in genere è tollerata. Ma oltre al cartello di divieto c'é pure un'ordinanza comunale che sancisce il divieto di transito anche per i pedoni , per via di lavori in corso. Ma è un giorno festivo, mica lavoreranno?! Quindi, Via, si prova! Attraverso il ponte di legno e subito la strada sale al 13% fino al ponte sopra l'autostrada. poi scende leggermente. Penso:" e se salgo per un bel pezzo, e poi la strada è chiusa in modo "ermetico"??
Meglio non pensarci. Arrivo ad un maso; da lì la strada inizia a salire in maniera decisa, molto decisa, quasi troppo decisa. Il mio computer, che già da un po' indicava 11-12%, oraè fisso sul 13%, poi vedo un 14 e un 15%. Le mie gambe iniziano a mostrare i primi segni di resa. Ma, stoico, continuo zigzagando.
Ad un certo punto raggiungo il punto in cui ci sono i lavori in corso, ma non vedo sbarramenti e continuo, anche se la voglia di mettere il piede a terra è fortissima. Sento un uomo gridare, e mi dico:" eccolo qua, ora mi fa ritornare". Invece è un contadino, che osservandomi mi fa il segno col pollice in alto. Questo mi da' morale, e accelero contrastando la mia voglia di fare una pausa. Ma è veramante dura. Poi la stradina "improvvisamente", e come pensavo, si congiunge a quella che sale da Ponte Gardena e che conosco. E quindi so che fino a Sant'Osvaldo ci sono ancora un paio di km belli duri. Infatti raggiungo questa amena località, in cui risiede il cantante dei Kastelruther Spatzen:mrgreen:(https://it.wikipedia.org/wiki/Kastelruther_Spatzen), e da lì proseguo fino a Siusi. Pensavo che la salita dura fosse finita, invece ci sono ancora della rampe, non proprio corte, spaccagambe. Ma le mie più di cosí non si potevano spaccare. Finalmente raggiungo Siusi alle 19.10. Il cielo è sempre più minaccioso, il vento sempre forte e senza fermarmi nemmeno per una barretta, parto in direzione Fiè. Nonostante alcuni tratti in leggera discesa devo pedalare per procedere. Poi da Fiè finalemente la discesa "vera", che mi porta a Prato Isarco. Da qui di nuovo in ciclabile verso casa, con un ventaccio contro, che mi fa venir voglia di gettare la bici nel fiume Isarco. Ma sono euforico, per avercela fatta -più o meno- stando nei tempi e raggiungo casa alle 20:00 in punto.
Appena rientrato mi chiama la compagna "adirata" perchè non mi sono fatto sentire per l'ora di cena.
Tssss, ...'ste donne, pensano che un ciclista amatoriale in astinenza ciclistica si accontenti di un giretto di un paio di orette, quando ha da tempo in testa, di andare a scoprire dove porta "quella" o "quell'altra" strada.
Ho cenato a casa mia con un panino e una birra. Il panino più buono di sempreo-oo-o
Alla fine 78 km e un millino di dislivello. Non male per una giornata passata per gran parte in modo piuttosto monotono
Che bello...
Soprattutto la parte dove la tua compagna ti capisce e ti lascia andare [emoji106]
 

rapportoagile

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Scapin Dyapason
la strada è questa:
https://www.strava.com/segments/5490800
dovrebbe essere quella che hai fatto anche tu

Sì, ma con una leggera differenza: è uguale fino alla frazione di Sant'Osvaldo, ma poi io ho percorso la strada (in bianco) sopra la traccia rossa, con due bei tornantoni subito dopo la frazione, e sono sbucato in centro paese di Siusi.
Tu, vedo, hai percorso un una strada alternativa, rimanendo più basso.
Interessante!... proverò anche questa.
Quest'anno sono attratto dalla val d'Isarco. Abitando a Settequerce per me la rottura grossa è attraversare la città, ma poi, dopo i Piani, sulla ciclabile non c'è più quasi nessuno.o-o
 

ANDY MAN

Apprendista Passista
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bianchi infinito
Sì, ma con una leggera differenza: è uguale fino alla frazione di Sant'Osvaldo, ma poi io ho percorso la strada (in bianco) sopra la traccia rossa, con due bei tornantoni subito dopo la frazione, e sono sbucato in centro paese di Siusi.
Tu, vedo, hai percorso un una strada alternativa, rimanendo più basso.
Interessante!... proverò anche questa.
Quest'anno sono attratto dalla val d'Isarco. Abitando a Settequerce per me la rottura grossa è attraversare la città, ma poi, dopo i Piani, sulla ciclabile non c'è più quasi nessuno.o-o

anch'io ero arrivato fino al paese solo, che non trovando + la mia traccia ho postato quella di un segmento che mi era sembrata la stessa
 

rapportoagile

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Scapin Dyapason
Risveglio questo thread, che pisola da un po'.
L'avanzare dell'etá (in agosto saranno 57 gli anni che ho passato su questa Terra), e la scarsa preparazione mi fanno sembrare tutte le salite -che conosco e ho giá affrontato- più ripide. E come per esorcizzare l'invecchiamento continuo "farmi del male" e le sfido ancora.
Ieri la meta tardo-pomeridiana è stata il Villaggio di San Martino, una specie di agglomerato formato da belle casette in legno, tutte uguali, che godono di un vista strepitosa sulla conca di Merano. Ma per arrivarci bisogna affrontare una ostica salita di quasi 8 km con una pendenza media di 9,8%, caratterizzata da tratti più facili, ma anche rampe al 15/16%. `
Parto da casa alle 16:30 in punto, e percorro i 30 km fino a Lagundo con un fortissimo vento contro. Poi inizia la bella ciclabile lungo le rapide dell'Adige, con il tratto denominato piccolo Stelvio. Questo pezzo l'ho sempre sofferto e guardando il computerino capisco anche perché: segna 7- poi 8, e infine 9% con il solito vento contro, che mi sembra pure più intenso. Stringo i denti, e proseguo. Mi sorpassa un ciclista panzone, o meglio...più panzone di me, e nel farlo mi squadra come dire:" tssss, vedi come vado forte io!". Beh con la bici elettrica vanno forte tutti, ...insemenio!
Finalmente arrivo a Tel (Töll), dove passato il ponte sull'Adige inizia la salita. Sono decisamente stanco; pedalare contro un vento così forte e fastidioso toglie energie, non solo fisiche, ma anche mentali. La tentazione di rinunciare è tanta, ma poi? Ho bisogno di concludere i progetti, non di tornare a casa con la coda fra le gambe. Però questa salita è bastarda subito, e i primi kilometri al 12/13% mi ammazzano!
Inizia un "lavoro diplomatico" tra testa e gambe, con la testa che cerca di convincere le gambe a non mollare, e che in cima c'è lo strudel; e le gambe che rispondono:" ...che ce frega? tanto finisce nello stomaco, che non sta facendo un caxxo!...mentre noi scoppiamo" Questi pensieri scemi mi consentono di distrarmi, e metro dopo metro di avanzare. La strada è stretta, e l'asfalto in buone condizioni. L'aria si fa frizzantina, e l'alternanza bosco/prati è una panacea per la mente. E di questa panacea paiono trarne vantaggio pure le gambe. Alla fine raggiungo la meta, e il tanto agognato "Eggerhof" (trattoria), che - porcoggiuda- è chiuso. Per fortuna il titolare è all'interno, e pur non avendo lo strudel, mi concede una Coca Cola grande, che sorseggio ammirando le montagne dell'Ifinger e Hirzer e del gruppo del Tessa.
Il gestore incosapevolmente mi tira su il morale, facendomi i complimenti per essere arrivato in bici da corsa: sono rarissimi i "bitumari" quasù e mi dice che ormai il 70% dei ciclisti che vede sono "elettrificati". Queste parole mi inorgogliscono e mi fanno quasi scordare che fino a poco prima zigzagavo in salita al limite del surplace.
Il vento e l'altitudine (1300 m) hanno abbassato la temperatura a 16°. Non voglio raffreddarmi troppo e riparto, anche perché sono quasi le 20:00 e la strada per tornare è ancora lunga. Raggiunto il fondovalle il vento è -per fortuna- a favore; cosa non così scontata, non sarebbe la prima volta che ad un certo punto cambia direzione e me lo sono trovato contro sia in andata che al ritorno. Se l'avessi trovato contro, sarei tornato in treno, giuro! Invece è favore, e pedalo tranquillo gustandomi -nel vero senso della parola-questo tratto di ciclabile che corre a fianco dell'Adige, con il sole già tramontato da un pezzo, ma con una luce particolare che colora le nuvole di rosa, con in mezzo la luna quasi piena- è una limpidezza del cielo unica (il vento serve a qualcosa).
Arrivo a casa alle 21:05 ...stanco, ma molto appagato!
Alla fine 82 km e 1300 m di dislivello....e 2020 calorie consumate (lo so, è un dato approssimativo), e questo mi convince a darci dentro con la cena...esagerando come al solito. NON DIMAGRIRÒ MAI!!
 

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L'avanzare dell'etá (in agosto saranno 57 gli anni che ho passato su questa Terra), e la scarsa preparazione mi fanno sembrare tutte le salite -che conosco e ho giá affrontato- più ripide. E come per esorcizzare l'invecchiamento continuo "farmi del male" e le sfido ancora.
Ieri la meta tardo-pomeridiana è stata il Villaggio di San Martino, una specie di agglomerato formato da belle casette in legno, tutte uguali, che godono di un vista strepitosa sulla conca di Merano. Ma per arrivarci bisogna affrontare una ostica salita di quasi 8 km con una pendenza media di 9,8%, caratterizzata da tratti più facili, ma anche rampe al 15/16%. `
Parto da casa alle 16:30 in punto, e percorro i 30 km fino a Lagundo con un fortissimo vento contro. Poi inizia la bella ciclabile lungo le rapide dell'Adige, con il tratto denominato piccolo Stelvio. Questo pezzo l'ho sempre sofferto e guardando il computerino capisco anche perché: segna 7- poi 8, e infine 9% con il solito vento contro, che mi sembra pure più intenso. Stringo i denti, e proseguo. Mi sorpassa un ciclista panzone, o meglio...più panzone di me, e nel farlo mi squadra come dire:" tssss, vedi come vado forte io!". Beh con la bici elettrica vanno forte tutti, ...insemenio!
Finalmente arrivo a Tel (Töll), dove passato il ponte sull'Adige inizia la salita. Sono decisamente stanco; pedalare contro un vento così forte e fastidioso toglie energie, non solo fisiche, ma anche mentali. La tentazione di rinunciare è tanta, ma poi? Ho bisogno di concludere i progetti, non di tornare a casa con la coda fra le gambe. Però questa salita è bastarda subito, e i primi kilometri al 12/13% mi ammazzano!
Inizia un "lavoro diplomatico" tra testa e gambe, con la testa che cerca di convincere le gambe a non mollare, e che in cima c'è lo strudel; e le gambe che rispondono:" ...che ce frega? tanto finisce nello stomaco, che non sta facendo un caxxo!...mentre noi scoppiamo" Questi pensieri scemi mi consentono di distrarmi, e metro dopo metro di avanzare. La strada è stretta, e l'asfalto in buone condizioni. L'aria si fa frizzantina, e l'alternanza bosco/prati è una panacea per la mente. E di questa panacea paiono trarne vantaggio pure le gambe. Alla fine raggiungo la meta, e il tanto agognato "Eggerhof" (trattoria), che - porcoggiuda- è chiuso. Per fortuna il titolare è all'interno, e pur non avendo lo strudel, mi concede una Coca Cola grande, che sorseggio ammirando le montagne dell'Ifinger e Hirzer e del gruppo del Tessa.
Il gestore incosapevolmente mi tira su il morale, facendomi i complimenti per essere arrivato in bici da corsa: sono rarissimi i "bitumari" quasù e mi dice che ormai il 70% dei ciclisti che vede sono "elettrificati". Queste parole mi inorgogliscono e mi fanno quasi scordare che fino a poco prima zigzagavo in salita al limite del surplace.
Il vento e l'altitudine (1300 m) hanno abbassato la temperatura a 16°. Non voglio raffreddarmi troppo e riparto, anche perché sono quasi le 20:00 e la strada per tornare è ancora lunga. Raggiunto il fondovalle il vento è -per fortuna- a favore; cosa non così scontata, non sarebbe la prima volta che ad un certo punto cambia direzione e me lo sono trovato contro sia in andata che al ritorno. Se l'avessi trovato contro, sarei tornato in treno, giuro! Invece è favore, e pedalo tranquillo gustandomi -nel vero senso della parola-questo tratto di ciclabile che corre a fianco dell'Adige, con il sole già tramontato da un pezzo, ma con una luce particolare che colore le nuvole di rosa, con in mezzo la luna quasi piena- è una limpidezza del cielo unica (il vento serve a qualcosa).
Arrivo a casa alle 21:05 ...stanco, ma molto appagato!
Alla fine 82 km e 1300 m di dislivello....e 2020 calorie consumate (lo so, è un dato approssimativo), e questo mi convince a darci dentro con la cena...esagerando come al solito. NON DIMAGRIRÒ MAI!!

bellismo testo e carino il pensiero delle gambe che parlano allo stomaco :))):
purtroppo molti delgli "Hof" sono chiusi in questo almeno quassu, ho notato, essendo un periodo strategico prima della transumanza dei vacanzieri.
simpatico il proprietario che comunque ti ha servito una coca-cola. almeno quello!
la panza non ci pensare, e' puro divertimento cosi. e sso' soddisfazioni, in barba al popolo elettrificato che oramai arriva dappertutto, purtroppo togliendo un po di quel piacere e abbassando l'asticella della qualita in certi posti.
 

Lightwave

Scalatore
26 Luglio 2013
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B'Twin Triban 5
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Ieri la meta tardo-pomeridiana è stata il Villaggio di San Martino, una specie di agglomerato formato da belle casette in legno, tutte uguali, che godono di un vista strepitosa sulla conca di Merano. Ma per arrivarci bisogna affrontare una ostica salita di quasi 8 km con una pendenza media di 9,8%, caratterizzata da tratti più facili, ma anche rampe al 15/16%. `
Parto da casa alle 16:30 in punto, e percorro i 30 km fino a Lagundo con un fortissimo vento contro. Poi inizia la bella ciclabile lungo le rapide dell'Adige, con il tratto denominato piccolo Stelvio. Questo pezzo l'ho sempre sofferto e guardando il computerino capisco anche perché: segna 7- poi 8, e infine 9% con il solito vento contro, che mi sembra pure più intenso. Stringo i denti, e proseguo. Mi sorpassa un ciclista panzone, o meglio...più panzone di me, e nel farlo mi squadra come dire:" tssss, vedi come vado forte io!". Beh con la bici elettrica vanno forte tutti, ...insemenio!
Finalmente arrivo a Tel (Töll), dove passato il ponte sull'Adige inizia la salita. Sono decisamente stanco; pedalare contro un vento così forte e fastidioso toglie energie, non solo fisiche, ma anche mentali. La tentazione di rinunciare è tanta, ma poi? Ho bisogno di concludere i progetti, non di tornare a casa con la coda fra le gambe. Però questa salita è bastarda subito, e i primi kilometri al 12/13% mi ammazzano!
Inizia un "lavoro diplomatico" tra testa e gambe, con la testa che cerca di convincere le gambe a non mollare, e che in cima c'è lo strudel; e le gambe che rispondono:" ...che ce frega? tanto finisce nello stomaco, che non sta facendo un caxxo!...mentre noi scoppiamo" Questi pensieri scemi mi consentono di distrarmi, e metro dopo metro di avanzare. La strada è stretta, e l'asfalto in buone condizioni. L'aria si fa frizzantina, e l'alternanza bosco/prati è una panacea per la mente. E di questa panacea paiono trarne vantaggio pure le gambe. Alla fine raggiungo la meta, e il tanto agognato "Eggerhof" (trattoria), che - porcoggiuda- è chiuso. Per fortuna il titolare è all'interno, e pur non avendo lo strudel, mi concede una Coca Cola grande, che sorseggio ammirando le montagne dell'Ifinger e Hirzer e del gruppo del Tessa.
Il gestore incosapevolmente mi tira su il morale, facendomi i complimenti per essere arrivato in bici da corsa: sono rarissimi i "bitumari" quasù e mi dice che ormai il 70% dei ciclisti che vede sono "elettrificati". Queste parole mi inorgogliscono e mi fanno quasi scordare che fino a poco prima zigzagavo in salita al limite del surplace.
Il vento e l'altitudine (1300 m) hanno abbassato la temperatura a 16°. Non voglio raffreddarmi troppo e riparto, anche perché sono quasi le 20:00 e la strada per tornare è ancora lunga. Raggiunto il fondovalle il vento è -per fortuna- a favore; cosa non così scontata, non sarebbe la prima volta che ad un certo punto cambia direzione e me lo sono trovato contro sia in andata che al ritorno. Se l'avessi trovato contro, sarei tornato in treno, giuro! Invece è favore, e pedalo tranquillo gustandomi -nel vero senso della parola-questo tratto di ciclabile che corre a fianco dell'Adige, con il sole già tramontato da un pezzo, ma con una luce particolare che colore le nuvole di rosa, con in mezzo la luna quasi piena- è una limpidezza del cielo unica (il vento serve a qualcosa).
Arrivo a casa alle 21:05 ...stanco, ma molto appagato!
Alla fine 82 km e 1300 m di dislivello....e 2020 calorie consumate (lo so, è un dato approssimativo), e questo mi convince a darci dentro con la cena...esagerando come al solito. NON DIMAGRIRÒ MAI!!

Complimenti, salita impegnativa! Ma...tradisci origini venete? :mrgreen:
 

pensopositivo

Velocista
28 Giugno 2009
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Trek Emonda SL6 (BDC) - Scott Scale 40 (MTB)
Complimenti, salita impegnativa! Ma...tradisci origini venete? :mrgreen:

Non si sa, perchè Klaus pur avendo quotato 2 volte il tuo messaggio non ha risposto. :mrgreen::mrgreen:

Comunque, se ti riferisci all' "insemenio!" :mrgreen: è un' espressione che si usa comunemente anche in Alto Adige in quanto molti della comunità italiana sono di origine trentina - veneta.
Durante il ventennio, quando si decise di "italianizzare" :oops: questo territorio, molti arrivarono proprio dalle zone più vicine.
 

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Non si sa, perchè Klaus pur avendo quotato 2 volte il tuo messaggio non ha risposto. :mrgreen::mrgreen:

Comunque, se ti riferisci all' "insemenio!" :mrgreen: è un' espressione che si usa comunemente anche in Alto Adige in quanto molti della comunità italiana sono di origine trentina - veneta.
Durante il ventennio, quando si decise di "italianizzare" :oops: questo territorio, molti arrivarono proprio dalle zone più vicine.

Boh, il computer non permetteva di scrivere alcun testo. E comunque, Andrea, hai risposto molto meglio di quanto avessi potuto fare io.o-o