Gianantonio Crisafulli, bergamasco, 60 anni, eletto in Consiglio Federale a gennaio, è il Responsabile Referente del Settore Amatoriale. Arriva all’importante ruolo dopo una felice esperienza nello stesso ruolo nel Comitato Regionale della Lombardia, durante la quale i tesserati sono cresciuti del 13%. “Siamo passati da una situazione conflittuale – dice all’inizio dell’intervista – ad una piena collaborazione, riuscendo a realizzare negli ultimi anni challenge comuni. E’ mia convenzione, infatti, che con gli Enti si debba e si possano instaurare, attraverso un sano dialogo, sinergie in grado di ottenere significativi successi, il più importante dei quali è lo svolgimento di attività agonistica giovanile contestualmente alle manifestazioni amatoriali.”
Per capire quali saranno le direttrici del lavoro del Consigliere Referente per l’attività (“ma almeno per un anno ricoprirò anche l’incarico di Responsabile, poi conto di passare la mano..”
bisogna partire proprio dal modello lombardo, replicabile anche a livello nazionale: “Una volta chiusa la Consulta – ricorda – istituii un tavolo di confronto, che chiamammo Assise, in grado di creare un clima costruttivo…”. Per questo motivo il primo atto ufficiale del Settore è stato quello di realizzare una riunione con tutti gli Enti convenzionati. E’ stata l’occasione per chiarire subito i rapporti: “Ho ricordato che nella Convenzione firmata dagli Enti ci sono impegni che vanno rispettati. Mi riferisco, per esempio, al Codice Etico, che in diverse occasioni è stato disatteso, permettendo la partenza di persone che non avrebbero potuto.
E’ utile ricordare che all’inizio dell’incontro è intervenuto il presidente Di Rocco, che ha posto l’attenzione su i due cardini su cui poggia la nostra azione: salute e sicurezza. Con “salute” intendiamo rispetto della normativa del certificato medico e lotta al doping. Il rispetto del Codice Etico rientra in questo importante tema: gli Enti devono essere rigorosi, perché se è vero che il fenomeno del doping sta calando tra i professionisti, è ancora un problema drammatico tra gli amatori. Non si può abbassare la guardia… Altra mancanza frequente è quella di non far rispettare il periodo di fermo per gli ex agonisti. Su questo punto ho ricordato agli Enti che possiamo anche ragionare sul periodo di fermo, magari mitigandolo per alcune tipologie, ma finché i regolamenti sono questi, vanno rispettati.”
Come si può risolvere il problema? “La soluzione è nella stessa Convenzione, che deve essere applicata pienamente, attraverso la realizzazione di un elenco unico dei tesserati, che permetta la verifica dei titoli per la partecipazione alla gare. Ho chiesto agli Enti di accelerare su questo, fornendoci quanto prima gli elenchi dei rispettivi tesserati, che potremo comparare con quello degli ex-agonisti. Discorso analogo per gli atleti “non etici”.
Altro tema fondamentale quello della sicurezza. “Ho ricordato agli Enti che le norme per la sicurezza non sono un capriccio della Federazione ma obblighi previsti dal legislatore a livello Nazionale (Codice della Strada) e degli Enti locali competenti. Pertanto il loro rispetto non solo permette di limitare i rischi per i partecipanti, ma garantisce anche gli organizzatori in caso di eventuali incidenti. Su questo la Federazione non ha intenzione di derogare e pertanto stiamo studiando un sistema di “warning”… anche la possibilità di non rinnovare la Convenzione.”
Un altro aspetto della Convenzione spesso disatteso riguarda la “concorrenza sleale”, ovvero una forte differenza tra i costi del tesseramento di FCI ed Enti. “In questo caso è opportuno fare una distinzione. Per quanto riguarda gli aspetti assicurativi, ho analizzato i motivi che soggiacciono alla grande differenza di costi. Il principale riguarda la franchigia che incide in modo determinante sui costi del premio assicurativo. Provo a spiegarmi: la copertura assicurativa della FCI prevede per gli infortuni una franchigia del 5%, mentre le assicurazioni di altri Enti prevedono una franchigia dell’8% se non del 10%. In pratica le altre polizze pagano solo in presenza di infortuni più gravi, non coprendo quelli meno rilevanti (che sono poi statisticamente la maggioranza). Questa “minor copertura” incide sui costi assicurativi per ogni singolo tesserato e quindi sui costi complessivi del tesseramento. Questo non è ammissibile. Riteniamo fondamentale uniformare le franchigie, in modo che FCI ed Enti possano fornire un servizio assicurativo di qualità, praticamente sullo stesso livello e che non ci sia una concorrenza al ribasso a spese dei tesserati.
Per quanto riguarda il tesseramento, poi, ho citato esempi nei quali il limite di differenza dei costi di tesseramento (previsti nella Convenzione, ndr.) spesso viene aggirato facendo pagare ufficialmente quanto previsto per poi rimborsare sotto altre forme il tesserato. Una pratica per noi inammissibile. Anche in questo caso chi non rispetta lo spirito della Convenzione non avrà la possibilità di rinnovarla.”
E' emersa anche la necessità di lavorare sulle categorie: “Si. Vi sono Enti che ancora chiamano le categorie in altri modi. Mi auspico a breve che tutti si ispirino ai nomi indicati dall’UCI, in modo da favorire il lavoro delle Segreterie e semplificare la partecipazione alle manifestazioni.
Infine ho richiamato gli Enti ad una più puntuale attività di informazione riguardo i contenuti delle Convenzione nei confronti dei propri dirigenti territoriali, che spesso non conoscono gli ambiti entro i quali si devono muovere.”
E’ stata una riunione, quindi, quella di qualche giorno fa, ricca di spunti, che ha riscosso apprezzamento per il nuovo metodo di lavoro basato sul dialogo, nella quale, però, sono stati fissati anche obblighi e responsabilità: “Ho esortato tutti ad aprire la mente. Il nostro futuro sono i giovani che iniziano ad andare in bici. Ho portato l’esempio della Cooperatori di Ravenna: 140 soci che ha aperto alle categorie agonistiche giovanili. Non dico che tutti dovrebbero fare come questa società, ma sarebbe ottimale organizzare manifestazioni amatoriali e nello stesso giorno , sullo stesso percorso e con la condivisione delle strutture anche gare giovanili. Sono convinto che il vero obiettivo di “noi” amatori non possa prescindere dalla mission della Federazione, ovvero di far crescere un movimento forte e competitivo. Ognuno deve fare la propria parte, anche perché i margini di crescita ci dicono che la “lotta” tra Enti non è la soluzione. Fornisco dei dati per fare chiarezza: da valutazioni fatte ho potuto verificare che per circa 200.000 amatori tesserati (oltre 50.000 solo per la FCI) si stima che , come minimo, almeno 800.000 ciclisti non si riconoscono in nessuna Federazione o Ente. Pedalano sulle nostre strade senza nessuna copertura assicurativa e senza garanzie di sicurezza e tutela della salute. Dobbiamo elevare la qualità dei servizi offerti, per portare queste persone da noi. C’è spazio per tutti, per cui da ottobre, quando riparte la stagione del rinnovo delle Convenzioni, chi non si adeguerà a questi standard non sarà preso in considerazione.”